02 aprile 2008

Ivan Graziani



Il post di oggi è dedicato ad Ivan Graziani, "un artista che non ha mai cercato la popolarità a tutti i costi, né ha mai "inquinato" il suo lavoro artistico abbracciando logiche smaccatamente commerciali. Come cantautore è sempre rimasto legato alla sua poetica, usa a raccontare la realtà della provincia. Una tematica forse non di grande effetto ma sicuramente vera e genuina. "
*************************************************
LEGGEREZZE DEL GIORNO
A teatro ho visto una commedia cosi' brutta che da una poltrona si e' alzato un signore che ha gridato: 'C'e' un attore in sala?'.
> Milton Berle

Per i contadini l'ora legale e' un problema perche' non riescono a mettere avanti il gallo.
> Beppe Grillo

Una volta il rimorso mi seguiva, ora mi precede.
> Ennio Flaiano

La lontananza... c'e' peggio: per esempio tu potresti essere qui di persona.
> Bob Philipps


Lo schiavo si affeziona. L'impiegato no.
> Marcello Marchesi

CameRiere: 'Abbiamo praticamente di tutto sul nostro menu'.
Cliente: 'Vedo, me ne puo' portare uno pulito?'.
> Jacob Braude
************************************************
DIARIO PERSONALE
Aspettando Godot...
P.S. - L’IMPRENDITORE CALABRESE GIUSEPPE (PINO) MASCIARI TESTIMONE DI GIUSTIZIA LASCIA LA LOCALITA’ PROTETTA SENZA SCORTA PER RECARSI IN CALABRIA COME FORMA ESTREMA DI PROTESTA IN ATTESA DELLA RISPOSTA DELLE ISTITUZIONI E CONTEMPORANEAMENTE CHIEDE PER LA FAMIGLIA ASILO POLITICO O ADOZIONE AD ALTRO STATO.
Sono un imprenditore calabrese che non si è piegato al racket, che ha denunciato, fatto arrestaree condannare decine di appartenenti al sistema `ndranghetista con le sue collusione all’interno delle Istituzioni. Inserito nel Programma Speciale di Protezione a partire dal 17 Ottobre 1997, portato via dalla Calabria e da allora sprofondato in un tunnel senza via d’uscita: in questi 11 anni non si contano i comportamenti omissivi tenuti dalle Istituzioni preposte alla mia protezione, contrari alla legge e prima ancora alla dignità della persona. Abbandonato al mio destino insieme con la mia famiglia, isolati, esiliati dalla propria terra, privati delle imprese edili e del proprio lavoro (mia moglie è un medico-odontoiatra). Prima mi hanno tolto il pane, poi mi hanno tolto la libertà, infine la speranza. Dopo 11 lunghi anni di attesa e di fiducia nelle Istituzioni oggi devo ammettere che non ci sono le condizioni perché la mia famiglia continui a restare ancora in Italia considerando la situazione di abbandono e l’assenza dei settori preposti alla protezione, che sarebbe dovuta avvenire in modo vigile e costante nella località (per così dire) protetta. La conclusione è che mi ritrovo facile bersaglio insieme alla mia famiglia della vendetta mafiosa, nell’allarmante contesto di ‘ndrangheta, acceso e dilagante. Pertanto chiedo formalmente al Presidente del Consiglio Romano Prodi, al Ministro dell’Interno Giuliano Amato e al Viceministro dell’Interno Marco Minniti con delega alla Commissione Centrale ex art. 10 L. 82/91 di risolvere tempestivamente prima della consultazione elettorale la mia annosa vicenda, garantendo il diritto al lavoro e la sicurezza presente e futura per me e la mia famiglia. Contemporaneamente chiedo formalmente ad una qualsiasi delle Nazioni dell’Unione Europea o altra Nazione l’ADOZIONE della mia famiglia, per mia moglie ed i miei due figli, perché si prenda cura di loro con la dovuta sicurezza. Io no! Scelgo di rimanere nel mio paese, a rischio della vita, per proseguire la strada della denuncia civile e legale dell'impotenza delle Istituzioni, che alle parole non fanno seguire i fatti concreti e per raccontare la verità sulla lotta alla mafia in Italia: chi non scende a compromessi con le dinamiche mafiose deve essere fatto fuori, in un modo o nell'altro. Lascio dunque in data odierna la località protetta per arrivare in Calabria ed affrontare quello che sarà il mio destino, mantenendo almeno fino in fondo la dignità che in questi anni ho difeso dagli attacchi prima della `ndrangheta e poi delle Istituzioni. Poi sarò davanti ai “Palazzi” di Roma e al TAR del Lazio dove giace vergognosamente arenato da più di tre anni il ricorso contro lo Stato che mi ha revocato ingiustamente il programma di protezione, che equivale alla condanna a morte. Lo farò in giro per l'Italia, fiducioso di trovare al mio fianco i tanti cittadini, associazioni, gruppi e Meetup, le forze sane delle istituzioni e della politica che ho incontrato in questi lunghi anni, che condividono la mia scelta e che si riconoscono nei valori della legalità e della giustizia. La COMMISSIONE PARLAMENTARE ANTIMAFIA, già nella scorsa legislatura, la quattordicesima, aveva analizzato ed esaminato approfonditamente "il caso dell’imprenditoreGiuseppe Masciari", riconoscendo le ragioni di quanto esposto. L’attuale COMMISSIONE PARLAMENTARE ANTIMAFIA, quindicesima legislatura, nella Seduta di martedì 19 febbraio 2008 ha approvato la Relazione annuale sulla 'ndrangheta (Rel. On. Forgione) e la Relazione sui testimoni di giustizia (Rel. On. Napoli), che ha fatto emergere "le gravi cadute di efficienze del sistema di protezione dovute spesso a inettitudine, trascuratezza ed irresponsabilità" per questo "Lo Stato recuperi il terreno perso nei confronti di chi ha mostrato di possedere uno spirito civico esemplare". Ha riconosciuto il rispetto dei diritti dei testimoni di giustizia, risorsa da premiare e non da umiliare. Nella relazione sulla `ndrangheta ha dichiarato la pericolosità mondiale di tale struttura criminale. Le Istituzioni, la politica, Confindustria, raccolgono collezioni di buone intenzioni cui non seguono fatti concreti. Non ho bisogno di pacche sulle spalle, ma di sicurezza, impiego e futuro per me e soprattutto per la mia famiglia. Se si permette che chi ha scelto di stare dalla parte della Giustizia maturi solo disagi diventando esempio tangibile del fallimento di una rapida risposta dello Stato, ciò non rappresenta una sconfitta solo per Pino Masciari, ma una sconfitta per l’Italia intera, una vittoria per la `ndrangheta, che ha continuato e continua a fare imprenditoria moltiplicando i suoi guadagni, tanto è vero che in Calabria ha un bilancio di 35 miliardi di euro sporchi, mentre al sottoscritto non gli viene restituito il diritto di ritornare a fare l’imprenditore. Addirittura il Ministero dell’Interno con delibera del 28 luglio 2004, così afferma: "non consente di autorizzare il rientro del testimone di giustizia Masciari Giuseppe e del suo nucleo familiare nella località di origine ritenuto che sussistono gravi ed attuali profili di rischio". Una sconfitta per lo Stato Italiano, un messaggio devastante per chi domani si trovasse a decidere se denunciare o abbassare la testa di fronte alle intimidazioni mafiose. Confermo fino alla fine e con fermezza che non ho alcun rimpianto per ciò che ho fatto, perché ritengo che la denuncia sia atto doveroso di ciascun cittadino che appartenga ad uno Stato che possa ancora considerarsi di diritto.
Lì 31 marzo 2008 f.to Giuseppe (Pino) Masciari

Etichette:

6 Comments:

Anonymous Anonimo said...

NOTIZIA CARINA E INTERESSANTE - DA REPUBBLICA.IT

AMBIENTE: A ROMA DETERSIVI SFUSI CON SCONTO DEL 30%
Comprare i detersivi pagando il flacone una volta soltanto (la prima), acquistare successivamente solo il prodotto necessario pagandolo il 30% in meno di quelli confezionati, risparmiare denaro e aiutare a rispettare l'ambiente (con meno emissioni di Co2, meno confezioni usate una volta e gettate via e risparmio di acqua ed energia). Tutto questo sara' possibile nella capitale, da oggi, per i clienti dell'ipermercato Panorama di via Tiburtina. Questa mattina, infatti, e' stato inaugurato il primo distributore di detersivi alla spina alla presenza dell'assessore all'Ambiente e cooperazione tra i popoli della regione Lazio, Filiberto Zaratti. Quattro i detersivi erogati dalla macchina: detersivo per bucato a mano e in lavatrice (1,20 euro al litro, 0,85 euro il costo del flacone da tre litri), detersivo per lana e delicati (1,10 euro al litro, 0,60 euro il prezzo del flacone da un litro), ammorbidente (0,90 euro al litro, 0,75 euro il flacone da due litri), detersivo per i piatti (0,90 euro al litro, 0,60 euro il flacone da un litro). Al momento del primo acquisto, il cliente paghera' il flacone sul quale verra' apposto un adesivo grazie al quale, successivamente, risultera' pagato. Dalla macchina sara' inoltre possibile conoscere il bilancio delle materie prime risparmiate e dell'anidride carbonica non emessa a ogni erogazione. La Regione Lazio, che non ha ricoperto alcun ruolo nella scelta dei produttori e dei distributori aderenti al progetto, ha favorito la creazione di tavoli di lavoro al termine dei quali i protagonisti hanno siglato gli accordi. All'installazione della macchina distributrice nell'ipermercato Panorama, seguiranno quelle nei punti vendita Crai, Carrefour, Auchan, Ipercoop.

CIAO

02 aprile, 2008 14:48  
Blogger jim said...

grazie mille per l'importante notizia! Viva l'ambiente!
Per risolvere il problema rifiuti il primo passo è ridurre la produzione di imballaggi inutili.

02 aprile, 2008 14:54  
Blogger jim said...

DAL BLOG DI BENNY CALASANZIO BORSELLINO:

Alla fine di tutto, è arrivato. Quando ho saputo che al Tg2 delle 20 avrebbero trasmesso l'intervista fatta a Pino Masciari in un area di sosta, mentre si recava in Calabria, mi sono subito sintonizzato e sono rimasto in attesa. E Pino in effetti è arrivato. Ma dopo l'Alitalia, dopo Veltroni e Berlusconi, dopo i prezzi che salgono e dopo ogni genere di cazzate. Magari nel frattempo lo ammazzavano Pino, e allora diventava notizia. Forse non è abbastanza chiara la situazione. Pino ha fatto arrestare decine di mafiosi e giudici collusi, ha ancora processi aperti, ha dichiarato guerra alla 'Ndrangheta che lo ha condannato a morte. Non c'è solo la possibilità che Pino rischi la vita. C'è la certezza. Ieri Pino ha lasciato la località protetta ed è tornato in Calabria. Un tentativo estremo di richiamare l'attenzione nazionale sulla sua tragica vicenda, quella di un imprenditore che per fare solo ed esclusivamente il suo lavoro nel rispetto delle regole di questo Stato, è stato costretto ad abbandonare patria, azienda e affetti e a nascondersi come un latitante. Quando ieri mia madre ha visto il servizio del Tg2, mi ha detto: "Forse ha fatto bene tuo nonno a rifutare la stessa protezione che hanno offerto a Pino. Certo, poi lo hanno ucciso, ma questa è vita?". Anzichè aprire il telegiornale con questa notizia, anzichè darla in tutte le salse e in ogni edizione, come fanno con le dichiarazioni vuote dei cadaveri politici, la relegano alla fine, come scarto, al pari del gattino abbandonato o delle rubriche gastronomiche. Oggi sul sito dell'Ansa nemmeno una riga. Pino sta facendo quello che mai nessuno forse ha fatto in Italia, e loro non lo raccontano. Niente, non esiste. Ma nel frattempo Pino è in Calabria, a sfidare la morte. E i giornalisti sono a seguire ogni minchiata che dicono i due contendenti al trono. Ma che cazzo di nazione è questa? Una nazione che santifica gli eroi, i martiri, salvo prima consegnarli nelle mani degli assassini. Fate in modo che tutti sappiano quello che sta accadendo. Pino e i suoi coraggiosi amici che lo "scortano" aggiornano ogni ora il sito www.pinomasciari.org. Stategli accanto voi, perchè chi lo dovrebbe fare, chi dovrebbe garantire la sicurezza di uno tra i quattro, cinque imprenditori che si sono fidati dello Stato, è troppo impegnato con la mozzarella radioattiva o con la vertenza Alitalia.

02 aprile, 2008 14:57  
Anonymous Anonimo said...

Aspettando Godot, l'attesa. Ecco una poesia (non mia ovviamente)

Dolce la notte che sorge serena
Quando il sole tramonta e appare la luna
E da anni luce di stelle lontane
Pallido arriva il fievole palpito.
Il vecchio costrutto conta il tempo
Lo scandisce
In secoli
In anni
In minuti
Registrando il flusso di mille variabili
Nell’attesa d’una nuova venuta
Che altro non è che Ritorno.
Al suo interno i dati indicano Natale,
Memoria di un rumore di festa
Di luci
Di suoni
Di senso di pace.
Di contro al silenzio d’un pianeta deserto,
Che l’uomo indicava come Terra
E che si è costretto da sé a lasciare.
La banalità
Riveste i dati in festa del vecchio costrutto
Ch’è rimasto in attesa,
Paziente,
Sul terreno.
Torneremo, dissero i costruttori,
E al costrutto un segno annuncerà il Ritorno.
Ma da tempo il vento sabbioso
Non fa altro che mettere in pericolo
La sua convinzione più grande.
Una stella,
Una stella cometa
Forse
Basterebbe,
Una stella cometa, dolce
Come la notte che sorge serena
Quando il sole tramonta e appare la luna.

02 aprile, 2008 15:05  
Blogger jim said...

sul web sembrerebbe di tal Andrea Kowolski.
Ho trovato quest'altra poesia di questo scrittore di fantascienza:

barlume d'eternità
che solca immobile i millenni
barlume di mistero
che sfida gli elaboratori affamati

la terra alza un attimo la testa
e ascolta con un
barlume d'eccitazione
e lentamente torna poi al quotidiano
lasciando cadere ogni
barlume d'interesse

resta comunque attaccato
al messaggio in cerca di decodifica
un piccolo
barlume d'umanità

02 aprile, 2008 15:14  
Blogger jim said...

ECCO L'ULTIMO ARTICOLO DI MARCO TRAVAGLIO:

Casta stampata
di Marco Travaglio

"L’altro giorno, riuscendo a restare serio, il Cainano ha comunicato: «Io sono l’editore più liberale della storia della carta stampata», da Gutenberg in avanti, Alla domanda «chi lo dice?», ha risposto: «I miei collaboratori». Cioè i suoi dipendenti. La scena ricorda gli applausi di Fantozzi, di Filini e dell’intero Ufficio Sinistri al megadirettore galattico che organizza visioni multiple obbligatorie della Corazzata Potemkin la sera della flnalissima dei mondiali di caldo. Illustrando poi il suo personale concetto di stampa libera, l’editore più liberale della storia ha di nuovo chiesto la cacciata di Santoro per «uso criminoso della tv» e si è detto «deluso dai giornali su cui ha influenza la Fiat: Montezemolo poteva muoversi in modo diverso, a direttori e giornalisti bisogna dire di stare di qua o di là». Cioè: Montezemolo l’ha deluso perché lascia troppo liberi i suoi giornali. Infatti lui ha ingaggiato Ciarrapico perché «ci servono i suoi giornali». I giornali, com’è noto, non servono a dare notizie, ma a far vincere le elezioni. Possibilmente a lui. Il nostro sistema dell’informazione, che alle persone normali appare come il più servile, censurato e comatoso del mondo, a lui sembra ancora troppo sbarazzino, corrosivo. Ma ci sta lavorando. L’altro giorno, per esempio, mentre lui tuonava preventivamente contro «i brogli della sinistra», due presidenti di seggio finivano in galera per i brogli di Forza Italia alle comunali di Palermo contro Leoluca Orlando. Ma, a parte qualche breve di cronaca, stampa e tv non se ne sono nemmeno accorte. Intanto a Milano venivano condannati in appello la sua segretaria Marinella Brambilla e il suo assistente Niccolò Querci: 1 anno e 4 mesi per falsa testimonianza. Cioè per aver mentito sotto giuramento ai magistrati, negando l’incontro dell’8 giugno 1994 a Palazzo Chigi tra l’avvocato Fininvest Massimo Maria Berruti e l’allora premier Silvio Berlusconi. Subito dopo quella visita, Berruti depistò le indagini sulle mazzette Fininvest alla Guardia di Finanza, promettendo l’eterna gratitudine del Cavaliere ai finanzieri corrotti che avessero taciuto sulle tangenti del Biscione. Poi si difese in tribunale sostenendo di aver inquinato le prove «per tutelare la stabilità del governo». Condannato a 8 mesi per favoreggiamento, fu premiato con un seggio alla Camera: ora è ricandidato per la quarta volta e verrà presto raggiunto da Salvatore Sciascia, l’ex capo dei servizi fiscali Fininvest, condannato per aver corrotto i finanzieri, new entry delle liste del Pdl. La notizia della condanna di due dei pochissimi collaboratori del Cainano rimasti finora incensurati ha riscosso enorme successo presso la stampa e la tv: nemmeno una parola al Tg1, Tg2, Tg3, Tg4, Tg5, Studio Aperto, TgLa7; manco una sillaba sui giornali, a parte una breve di 21 righe sul Corriere. Lo stesso giorno la Marcegaglia Spa, il gruppo della meravigliosa Emma, neopresidente di Confindustria, patteggiava 500 mila euro di pena pecuniaria e 250 mila di confisca, e la sua controllata NE Cct Spa altri 500mila euro di pena e 5 milioni di confisca, mentre il vicepresidente Antonio Marcegaglia (fratello della Emma) si beccava 11 mesi per corruzione: nel 2003, infatti, Marcegaglia Spa pagò una mazzettona di 158 mila euro al manager Enipower Lorenzo Marzocchi per un appalto di caldaie di 127 milioni. Una notizietta da niente, se si pensa che Confindustria espelle gli imprenditori che, minacciati anche di morte dalla mafia, si piegano a pagare il pizzo (dunque, per la legge, sono vittime di estorsione). Che intende fare, invece, l’associazione presieduta da Emma Marcegaglia contro il gruppo Marcegaglia che pagava tangenti senz’alcuna costrizione né minaccia, sol per arraffare appalti in barba alla libera concorrenza? La domanda non si pone neppure, perché nessuno - a parte 20 righe sul Corriere 7 e mezza sulla Stampa- ha dato la notizia. Per fortuna, in tanta desolazione, il giornalismo d’inchiesta sopravvive almeno su un quotidiano: il Giornale. Ieri l’house organ berlusconiano sparava in prima pagina una grande inchiesta dal titolo promettente: «Ecco l’Italia degli indegni. Top manager, fannulloni, giudici: vi sveliamo l’altra casta, quella di chi guadagna troppo e fa carriera ingiustamente». Inchiesta affidata a Vittorio Sgarbi, condannato definitivamente per truffa ai danni dello Stato per aver lavorato 3 giorni su 3 anni alla Soprintendenza di Venezia. Uno che, in fatto di indegni e fannulloni, è un’autorità di livello mondiale. Prossima puntata: un’inchiesta sui politici che prendono l’ambulanza al posto del taxi, a cura di Gustavo Selva."

02 aprile, 2008 15:26  

Posta un commento

<< Home