01 aprile 2009

Non può piovere per sempre


Ecco una scena del film Il Corvo . Quanto mi è piaciuto questo film, quando ero ragazzo.
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CRONACA
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LEGGEREZZA DEL GIORNO
La mamma sembra proprio arrabbiata per qualcosa. Sarà meglio che le parli - durante la pubblicità.
> Homer Simpson - Matt Groening
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DIARIO PERSONALE
Mi hanno detto che il tempo aggiusta tutto.

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2 Comments:

Blogger jim said...

DAL BLOG DI BEPPE GRILLO:

Oggi ho parlato al Parlamento Europeo. Riporto una sintesi del mio intervento:

"La scorsa settimana sono stato convocato al tribunale di Parma come teste, come persona informata sui fatti perché in un mio spettacolo dissi, due anni prima del fallimento, che la Parmalat era in bancarotta. Lo sapevano tutti, giornalisti, Consob, Banca d’Italia, ma fino all’ultimo giorno le banche hanno venduto titoli e bond della Parmalat ai risparmiatori. Il più grosso crack europeo della storia è stato denunciato da un comico. La Borsa italiana non è solo Parmalat, è anche Telecom Italia o Seat Pagine Gialle, società che hanno visto il titolo precipitare e azionisti di controllo e manager diventare sempre più ricchi grazie a dividendi e a stock option. Nella Borsa italiana vi sono persone con precedenti penali come Roberto Colaninno, condannato a 4 anni e 1 mese per bancarotta nel crack Italcase-Bagaglino, presidente di IMMSI e di Piaggio e consigliere in Mediobanca a cui Berlusconi ha affidato Alitalia. Salvatore Ligresti, arrestato e condannato per tangenti che ha patteggiato 2 anni e 4 mesi con la giustizia e affidato ai servizi sociali, consigliere in Unicredit, Immobiliare Lombarda e Premafin Finanziaria. Cesare Romiti, condannato a undici mesi e dieci giorni di reclusione per irregolarità relative al periodo in cui ricopriva la carica di amministratore delegato del gruppo Fiat, consigliere in RCS Mediagroup e Impregilo; Cesare Geronzi, indagato nel processo per il crack Parmalat per usura aggravata e concorso in bancarotta fraudolenta. Indagato nel crack Cirio di frode per l'emissione e collocamento dei 'bond' Cirio tramite Capitalia. Condannato in primo grado per il crack Italcase per bancarotta a 1 anno e 8 mesi più l'interdizione di esercitare uffici direttivi presso qualunque impresa per 2 anni, presidente di Mediobanca. Paolo Scaroni. Arrestato nel 1992 con l'accusa di aver pagato tangenti al PSI per conto della Techint, nel processo chiede di patteggiare la pena a 1 anno e 4 mesi. Processato nel 2006 come amministratore delegato dell'Enel per aver inquinato, con la Centrale di Porto Tolle, il territorio del delta del Po e condannato ad un mese di reclusione, a titolo colposo, pena che viene convertita in un'ammenda. Amministratore delegato di ENI, consigliere di amministrazione in Assicurazioni Generali.
Per chi in sala volesse fare qualche investimento nella Borsa italiana ricordo che le società IMMSI, Piaggio, Mediobanca, Unicredit, Immobiliare Lombarda, Premafin Finanziaria, RCS Mediagroup, Impregilo, ENI e Assicurazioni Generali sono tutte aziende quotate. E’ meglio affidare i propri risparmi ai Casalesi della Camorra che a questi signori.
Il falso in bilancio è stato depenalizzato in Italia. E’ un’istigazione a rubare, a truccare i conti in Borsa. Quale società straniera può rischiare i suoi capitali in Italia? Gli investimenti esteri, infatti, sono crollati. L’Italia è solo al quindicesimo posto in Europa. Chi può investire in un Paese che ha come presidente del Consiglio il corruttore di Mills, condannato quest’anno in primo grado al tribunale di Milano, e come legislatori un centinaio di condannati e indagati in Parlamento? Un Paese che non ha approvato la class action?
Nella Borsa italiana si conoscono tutti. Sono come vecchi amici. Ci sono 289 aziende quotate e di queste 258 hanno in comune consiglieri di amministrazione o sindaci. L’89% delle società quotate. 556 persone hanno più di un incarico. I recordmen hanno 7, 6, 5 incarichi. Sono uno e plurimi. C’è gente come Tamburi Giovanni con 7 poltrone o Ligresti Jonella con 6. Ben 358 persone hanno 2 incarichi, 123 ne hanno 3 e 17 ne hanno 5. E’ un’orgia in cui comandano 4/5 persone attraverso le loro teste di legno.
La Borsa è un conflitto di interesse in cui l’ultimo a sapere è sempre il piccolo azionista. Chi detiene il pacchetto di controllo, che vale di solito il 10/15%, decide per tutti, anche se la somma degli altri azionisti è la maggioranza assoluta. In caso di passaggio del pacchetto, il premio sulla vendita lo prendono i proprietari del pacchetto di maggioranza, perché non è obbligatoria un’OPA sotto una certa soglia. Quando, a fine 2007, il controllo di Telecom Italia fu ceduto alle banche e a Telefonica, Tronchetti Provera incassò 2,9 euro per azione, ma il vero valore era di 1,4/1,5. Oggi vale 0,9. Chi ci ha guadagnato e perché? Qual è il senso di una simile operazione? In Borsa, grazie alle scatole cinesi, si può controllare una grande impresa con lo 0,08%. E, inoltre, l’azienda alla cima della piramide, può non essere quotata. E’ successo con Telecom Italia. Nel consiglio di amministrazione può essere presente un consigliere di una società concorrente, come avviene per Telefonica in Telecom Italia. O un consigliere azionista della principale società fornitrice, come è avvenuto per Pirelli Cavi e Telecom Italia. Se si devono prendere delle decisioni in palese conflitto di interessi, il consigliere interessato esce dalla sala per poi rientrare pochi minuti dopo. Non è una grande, immensa, presa per i fondelli? Volete sapere perché nessuno denuncia nulla? Perché i media sono essi stessi in Borsa. I loro azionisti di riferimento sono le imprese, le banche, le concessionarie dello Stato come per RCS, il gruppo che possiede il Corriere della Sera. Nessun giornale può denunciare i suoi padroni. Le televisioni sono sotto il controllo dello psiconano. Nessuna televisione nazionale denuncerà le società di cui è proprietario: Mondadori, Mediaset, Mediolanum. La Borsa è un rifugio del riciclaggio. Le mafie sono il primo business in Italia. Si stima che il giro di affari sia 100/150 miliardi di euro all’anno. Tutti in nero. L’Italia è un mercato ormai saturo e le mafie guardano all’Europa, alle borse europee. Io ho una proposta. Oggi esiste la BCE, una banca europea, con una moneta europea. Si istituisca una sola Borsa europea, la European Stock Exchange, la ESE. Il cittadino francese o spagnolo o italiano deve avere le stesse garanzie di trasparenza sui soldi che investe. Deve essere tutelato contro il falso in bilancio, i conflitti di interesse, i trucchi delle scatole cinesi, il riciclaggio di denaro sporco. Una sola Borsa con controlli veri, non le barzellette di Tremonti e di Cardia, il presidente della Consob. Una ESE è opportuna anche per evitare il contagio, per neutralizzare gli effetti della Borsa italiana in Europa, per evitare che l’Europa diventi il paradiso del riciclaggio. L’Italia è pericolosa perché anticipa le tendenze. Le banche, le fondamenta del capitalismo, sono nate in Italia. Il fascismo è nato in Italia e poi dilagato in tutta Europa, dalla Spagna alla Germania. Il capitalismo mafioso può essere la prossima tendenza. Insieme al alcuni amici informatici ho realizzato e messo in Rete un programma che permette in due click di vedere i conflitti di Borsa. Tutti i collegamenti tra consiglieri, sindaci e azionisti delle società. Per ora si può consultare solo per la Borsa italiana, entro fine anno includerà le più importanti Borse europee. Tra pochi mesi ci saranno le elezioni europee. In Italia si stanno già preparando Mastella, Bassolino e Del Turco, politici indagati o incarcerati. Il Parlamento europeo, fino ad oggi, è stato per gli italiani il cimitero degli elefanti grazie a pensionati del calibro di Albertini e di Occhetto. Da giugno diventerà il cimitero dei lestofanti. Preparatevi e occhio al portafoglio."

P.S. Su un muro in provincia di Teramo hanno scritto "de Magistris a Alfano condannati a morte".

02 aprile, 2009 10:56  
Blogger jim said...

DAI COMMENTI AL BLOG DI GRILLO:

PERCHE' NOI SIAMO I BUONI.

Ritorna sempre l'antica tentazione di porsi al di fuori delle regole. Quelle stesse regole che agli altri si accusa di non rispettare, naturalmente.
Su questo bisogna fare chiarezza: vogliamo giocare con le regole della democrazia o vogliamo fare la rivoluzione?
Delle due l'una.
Se vogliamo giocare con le regole democratiche dobbiamo accettare e pretendere un confronto democratico, dobbiamo accettare le critiche e il contraddittorio. Dobbiamo rispondere a tutte le domande, anche a quelle scomode.
Grillo non è l'unto del signore che dopo anni di persecuzioni esce dal deserto e porta il verbo rivelato.
Grillo è un comico che pretende di fare politica mantenendo i privilegi del comico; come comico agisce come gli pare e del suo operato risponde solo a sé stesso.
Si è ritagliato un discreto numero di seguaci osannanti, guadagna una barcata di soldi, compra casa in Svizzera e dalla sua condizione di indigenza dichiara che un po' di miseria farà bene a tutti. E' un comico, ha fatto delle battute dunque è doveroso riderne.

Ma da quello che leggo sul blog mi pare di capire che, almeno a parole, prevale la seconda ipotesi: rivoluzione, rivoluzione, rivoluzione!
Benissimo.
Diventa tutto più semplice allora, in una rivoluzione non si rispetta alcun principio, i buoni sono quelli che la pensano esattamente come noi e i cattivi sono tutti gli altri. Come alle elementari: i buoni e i cattivi divisi da una riga sulla lavagna.
Una bella bomba in Parlamento (come scrive ogni tanto qualche invasato) e tutto si risolve nel migliore dei modi..
Viva la rivoluzione, sola igiene del mondo! Tuonerebbero i grillofuturisti..
Facciamo la rivoluzione allora.
Ma chi la dovrebbe fare codesta rivoluzione? Gente che spippola col cellulare dietro le barricate e si arrende quando tolgono campo e non può mandare mms agli amici? Gente che passa le giornate a guardare grande fratello o a giocare alla play station? --- segue nei sottocommenti ---

Mario Angelino 02.04.09 11:39|
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segue.....
Gente che se viene minacciata di non avere il dessert a fine pasto confessa anche di aver spiato la sorella in bagno?
Chi ha le palle per fare davvero una rivoluzione?

Siamo seri, alla rivoluzione pacifica, fatta attraverso le regole della democrazia non c'è alternativa. Dunque quelle regole devono essere rispettate da tutti.
In primis da noi.
Ribadisco il pensiero di Ghandi: “Il fine sta nei mezzi come l'albero nel seme”.

Mario Angelino 02.04.09 11:41

02 aprile, 2009 12:45  

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