21 gennaio 2009

sud

2 Comments:

Blogger jim said...

DE MAGISTRIS:25 PM SALERNO CON APICELLA,'SCONCERTA CSM'/ANSA LE TOGHE CHIEDONO ALL' ANM ASSEMBLEA STRAORDINARIA SU AUTONOMIA ++++ (AGGIORNA E SOSTITUISCE SERVIZIO DELLE 20.20)+++ (ANSA) - ROMA, 20 GEN - La Procura di Salerno prende posizione, in modo clamoroso a fine giornata: le decisioni disciplinari del Csm, che puniscono lo scontro con Catanzaro sul caso De Magistris, provocano ''sconcerto e preoccupazione'' e mettono in discussione la autonomia della magistratura italiana. Si schierano col procuratore della Repubblica Luigi Apicella, sospeso dalle funzioni e dallo stipendio, e con i suoi sostituti, Dionigio Verasani e Gabriella Nuzzi, trasferiti di sede e funzioni, 25 magistrati salernitani - nell'elenco manca un solo nome dell'organico - con una nota all'Anm nella quale chiedono una assemblea straordinaria e urgente per ''confrontarci e chiarirci tutti insieme sugli attuali e futuri contenuti della autonomia e indipendenza della magistratura italiana''. Intanto, per sostenere il capo dell'ufficio si e' costituito un comitato che il 28 manifestera' a Roma: la protesta raccoglie l'adesione dell' associazione dei familiari delle vittime di mafia che giudica la decisione del Csm ''l'atto di completamento della distruzione del sistema democratico italiano''. Se Salerno si mobilita per Apicella, che mantiene il silenzio anche oggi, il pg di Catanzaro Enzo Jannelli, condannato dal Csm a cambiare sede e funzioni, non parla ma non nasconde l' amarezza a chi gli sta vicino. Il magistrato ha evitato ogni contatto con i giornalisti, ma e' stato descritto profondamente colpito dalla decisione del Csm, convinto che non e' stato il contro sequestro degli atti dell'inchiesta Why not, ma il sequestro disposto dalla Procura di Salerno a creare sconcerto nell'opinione pubblica. La giornata e' comunque segnata dalla posizione dei pm di Salerno: ''La gravita' e l'urgenza delle sanzioni cautelari adottate nei confronti dei colleghi ha sconvolto non solo l'organizzazione della Procura della Repubblica di Salerno, ma anche le nostre coscienze, considerato che abbiamo potuto apprezzare la indiscutibile professionalita', serieta', onesta' e correttezza degli stessi durante i lunghi periodi di lavoro comune''. E prendono di mira lo stesso leader del sindacato delle toghe, Luca Palamara: ''Contrariamente a quanto affermato dal presidente dell'Anm, all'indomani di dette decisioni - affermano - non ci sentiamo di sostenere con eguale convinzione che nel caso di specie 'il sistema' abbia dimostrato di avere adeguati 'anticorpi', anche perche' gli stessi provvedimenti di perquisizione e sequestro valutati negativamente in sede disciplinare hanno ricevuto, invece, un diverso giudizio in sede di impugnazione dal Tribunale competente che ne ha confermato la legittimita'''. ''Ci chiediamo e vi chiediamo - aggiungono - non solo nella qualita' di magistrati della Procura della Repubblica di Salerno, ma anche di cittadini italiani, quali siano gli attuali limiti della autonomia ed indipendenza della magistratura, se provvedimenti giudiziari vengono valutati cosi' diversamente nelle deputate sedi processuali e disciplinari al punto da anticipare alla fase cautelare sanzioni tanto gravi, soprattutto la sospensione dalle funzioni di magistrato di Luigi Apicella, che non hanno certo numerosi precedenti simili nella storia della Sezione Disciplinare del CSM''. ''La Procura di Salerno e' stata smantellata dal potere politico senza alcuna motivazione sensata ma solo per aver avuto l'ardire di indagare su politici, imprenditori, amministratori e funzionari corrotti'' dice Sonia Alfano, presidente dell' Associazione Familiari delle Vittime di Mafia, annunciando la partecipazione alla manifestazione del 28 a Roma. E definisce un ''piccolo colpo di Stato'' la sentenza del Csm, accusando l' Anm di essersi adeguata. Con Apicella si schiera anche la testimone di giustizia calabrese Maria Giuseppina Cordopatri. ''I provvedimenti con cui il Csm ha ritenuto di chiudere la vicenda De Magistris, decapitando con inaudita violenza la procura di Salerno - ha detto - si traducono in un chiaro invito al silenzio e all'omerta' per i cittadini che al sud sono vittime della mafia e dei poteri forti che la nutrono''. A Salerno c'e' pero' anche chi approva la decisione del Csm. Nel manifestare vicinanza e stima al procuratore, l' avvocato penalista Leo Borea, ex presidente della Commissione Giustizia al Senato, riconosce che ''sulla vicenda di Catanzaro si e' superata la misura: forse Apicella, a pochi mesi dalla pensione, si e' fatto prendere un po' la mano dai suoi sostituti. Perquisizioni e controlli di magistrati, anche nelle modalita' in cui sono avvenute, dimostrano che si e' perso un po' di equilibrio. Si puo' dire che la procura di Catanzaro ha provocato, e quella di Salerno ha reagito. Oggi paga di piu' chi ha reagito''. Secondo il vicepresidente del Cnel Giuseppe Acocella, anche lui salernitano, ''il Csm ha fatto bene a ridimensionare questo senso di onnipotenza, che talvolta sembra pervadere la magistratura''. (ANSA). PGL-RED 20-GEN-09 21:36

21 gennaio, 2009 10:45  
Blogger jim said...

dal blog di antonino monteleone:

Why Not e gli anticorpi d’O sistema


Ha proprio ragione Luca Palamara. Il reggino a capo dell’Associazione Nazionale Magistrati.

Il Consiglio Superiore della Magistratura ha deciso di sospendere il Procuratore di Salerno, Luigi Apicella, e di trasferire i suoi sostituti Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani assieme al Procuratore Generale di Catanzaro, Enzo Jannelli più il sostituto Alfredo Garbati.

“Il sistema ha dimostrato di avere gli anticorpi”.

Bravo Palamara! E pensare che ce l’avevo tanto con Cossiga che parlò dell’ANM come “associazione eversiva” e diede proprio a lui del “tonno”. Meglio glissare.

Torniamo a noi e cerchiamo di riflettere sul significato di “sistema” perché l’affermazione di Palamara, una volta cambiata la prospettiva, diventa azzeccatissima e ci svela una verità che ormai non fatichiamo più a comprendere.

O’ sistema, quello sì, ha dimostrato di avere anticorpi collaudati.

Chi tocca Why Not muore.

E’ l’insegnamento principale che ricava chi ha seguito con attenzione le vicende connesse alle inchieste dell’ex PM di Catazaro Luigi De Magistris. Al sistema di intrecci e connivenze che ruotavano e ruotano ancora attorno al mercato del lavoro interinale, all’intercettazione di cospicue somme di denaro pubblico e condizionamento dell’azione amministrativa degli enti locali e pesante controllo dell’amministrazione della Giustizia in Calabria.

Non si tratta della Calabria per una qualche ragione particolare o perché “terra prediletta” come la definì Romano Prodi.

Ma perché territorio afflitto dal peggiore sottosviluppo d’Europa. Di conseguenza destinataria di grandi somme di denaro targati UE. Soldi che servono (servivano!?) per il riscatto dei calabresi onesti. Un incentivo, o meglio, un impulso all’imprenditorìa alternativa a quella contigua a sacche di criminalità mafiosa che è fatta di reinvestimento di denaro sporco. Un impulso forse assistenzialista, ma che potrebbe premiare chi ha le idee, ma non le credenziali per accedere al credito bancario. Garantito solo a chi i soldi ce li ha già oppure ha debiti con un numero imprecisato di zeri.

Quel denaro sul quale ha messo le mani non la ‘ndrangheta così come la intendiamo nel senso generico, ma un cerbero masso-mafio-politico che lo ha fagocitato con un sistema di società fantasma, o di comodo, agevolato da entrature in quelle stanze farcite di azzeccagarbugli che “interpretano” i bandi per gli “amici” ed “applicano” severamente la lettera della norma non ai nemici, ma semplicemente agli “estranei”.

Un sistema che si raccorda, si rigenera, cerca e trova nuovi equilibri proprio grazie a quelle logge deviate che, alla faccia dei principi dei “liberi muratori“, non sono altro che cloache di affaristi spregiudicati.

E pensare che non tutti i magistrati sono disonesti. E che non tutti i disonesti fanno parte del sistema. Alcuni, consapevolmente o meno, non sono altro che semplici “scagnozzi“. Ricompensati con un’assunzione, qualche terreno a prezzo di favore, un po’ di soldi extra.

Luigi De Magistris altera un equilibrio, tenta di sovvertire uno status quo determinato - nella parte più rilevante - dalle colpevoli distrazioni di un CSM che lascia il Procuratore Capo di Catanzaro al suo posto per 20 anni. Magistrati in forza alla DDA per 12. Posti vacanti dalla notte dei tempi.

Indaga sulla fine dei finanziamenti pubblici per la depurazione perché i mari della Calabria, dopo 800 milioni spariti, sono ancora letteralmente colmi di merda. Indaga sulla fine dei finanziamenti per l’informatizzazione della pubblica amministrazione calabrese, dopo qualche centinaio di milioni, negli uffici della Regione Calabria trovate computer con monitor da 15 pollici e Windows ‘98. Indaga sui soldi spesi per la “somministrazione del lavoro“.

Dipendenti che prestano attività lavorativa ad enti pubblici che risparmierebbero circa la metà dei soldi spesi se si procedesse ad assunzioni basate su concorsi pubblici.

Ma la fame di lavoro è tanta.

E’ una specie di carburante del consenso politico. E’ petrolio. Ed in tempo di crisi chi è cosi pazzo da lasciarselo scappare? E chi tanto folle da non creare le condizioni per aumentarne le quotazioni?

Ed ecco la società che “somministra” i lavoratori. Le assunzioni vengono spartite da politici in cerca di consenso. Tanto la società è privata e non si viola nessuna legge.

“Che ce ne importa a noi?!!?!”

E’ troppo ficcare il naso in questo affare. De Magistris va fermato. Per farlo bisogna contrastarlo fisicamente e psicologicamente.

Ma se è dura eliminarlo non è difficile cominciare a screditarlo, scatenare sistematiche fughe di notizie. Meglio ancora se fughe di notizie…false.

Così le reazioni saranno tante e provenienti da ogni dove.

Sarà denunciato e costretto a difendersi da accuse tanto gravi quanto infondate.

Mentre le denunce vengono bollate come pretestuose da un Tribunale che le archivia ecco che le stesse denunce bastano al CSM per trasferirlo di sede e cambiargli le funzioni.

Ma anche Luigi De Magistris ha qualcosa da dire. Ai magistrati non ai giornali.

E siccome i membri del sistema saranno bravi, ma non leggono nel pensiero, bisogna attendere. Passano i mesi. Racconta quello che è successo negli uffici di Catanzaro e dimostra che qualcosa proprio non va.

Succede quello che è lecito aspettarsi.

Giudici competenti ad indagare su altri Giudici accertano la commissione di illeciti e procedono.

Anche questo non va bene. Non va bene nonostante il Tribunale competente a giudicare il lavoro dei Giudici che stanno indagando altri Giudici dica che le norme sono state rispettate e la loro azione si è svolta all’interno dei limiti dell’ordinamento.

Anche questa volta il CSM sconfessa un Tribunale e punisce tutti. Buoni e cattivi. O buoni e buoni. O cattivi e cattivi. Fate voi.

La sensazione è la peggiore perché è come essere picchiati da qualcuno più forte di voi. Magari da più persone contemporaneamente e magari non a mani nude e gli amici che sono con voi, anziché sedare lo scontro, bloccano (volontariamente?) te che le stai prendendo.

La stessa che si prova ad essere lanciati a rete nell’area di rigore ed essere buttati giù con un fallo violentissimo da dietro, dall’ultimo uomo, ed assistere all’espulsione sia di chi il fallo ha subìto che di chi l’ha commesso. Con l’arbitro che riprende il gioco non comminando poi non un rigore, ma con una “palla a due”.

Chi tocca Why Not muore.

Il “sistema ha gli anticorpi”. Siamo partiti da qui. Per dimostrare che sarebbe (è!) vero se il sistema fosse “O’ Sistema”.

Ma se il sistema fosse una democrazia compiuta, dove lo Stato di Diritto si afferma ogni giorno, dove la legge è uguale per tutti non perché sta scritto alle spalle (spesso ai piedi) di un Giudice, ma perché è così che tutti si impegnano a fare, grazie anche al supporto di una stampa libera e non strumento di disinformazione ad orologeria, allora gli anticorpi non sono questi.

Se gli anticorpi esistessero, probabilmente, Luca Palamara non sarebbe a capo dell’ANM e forse non vestirebbe nemmeno la toga.

Chi tocca Why Not muore.

E se gli unici che possono continuare a toccarla sono gli stessi che l’hanno manomessa le speranze di un futuro diverso per la Calabria si riducono ancora.

antonino monteleone

p.s: Ma non è ancora detta l’ultima parola. Sicuramente non hanno detto ancora l’ultima parola le persone che si sono stancate di vedere la Giustizia vilipesa. Non lasceremo che siano altri ad avere l’ultima parola. Il 28 gennaio sarò a Roma a protestare innanzi alla sede dell’organo di autogoverno (ed autodistruzione) dei magistrati assieme a tutti quelli che aderiranno all’appello promosso da Sonia Alfano e dall’assocazione nazionale familiari delle vittime di mafia.

21 gennaio, 2009 10:52  

Posta un commento

<< Home