24 aprile 2008

INFORMAZIONI IMPORTANTI SUL V2-DAY E SUI REFERENDUM CHE SI ANDRANNO A FIRMARE DOMANI

1. Abolizione Ordine dei giornalisti.

A Venezia, Hitler, al primo incontro con Mussolini, si presentò vestito con un impermeabile sgualcito. Il duce e i suoi ministri erano in divisa, fez, stivali, fasci littori e bandiere. Mancavano solo gli schiavi africani con le trombe vestiti di pelle di leone. Da allora Hitler decise di copiare tutto dal fascismo. Tranne una cosa: l’albo professionale dei giornalisti. Non aveva abbastanza pelo sullo stomaco.
Mussolini creò nel 1925, unico al mondo, un albo nel quale si dovevano iscrivere i giornalisti. L’albo era controllato dal Governo e messo sotto la tutela del ministro della Giustizia, il Mastella dell’epoca.
Nel 1963 l’albo divenne con una nuova legge ordine professionale dei giornalisti con regole, pensione, organismi di controllo, requisiti di ammissione. Una corporazione con dei saldi principi. Infatti nella legge 69/1963 è scritto che: è diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà d'informazione e di critica, mentre è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede.
Einaudi scrisse: “L’albo obbligatorio è immorale, perché tende a porre un limite a quel che limiti non ha e non deve avere, alla libera espressione del pensiero. Ammettere il principio dell’albo obbligatorio sarebbe un risuscitare i peggiori istituti delle caste e delle corporazioni chiuse, prone ai voleri dei tiranni e nemiche acerrime dei giovani, dei ribelli, dei non-conformisti”Berlinguer aggiunse: “Io sono contrario al requisito di qualsiasi titolo di studio per la professione di giornalista, perché considero questo come una discriminazione assurda, una discriminazione di classe, contraria alla libertà di stampa e alla libera espressione delle proprie opinioni".L’informazione è libera e l’ordine dei giornalisti limita la libertà di informazione. Chiunque deve poter scrivere senza vincoli se non quelli previsti dalla legge.I giornalisti liberi straccino la tessera, non ne hanno bisogno, il loro unico punto di riferimento è il lettore.Il primo dei tre punti del nostro referendum è l’abrogazione della legge 66/1963, perché l’accesso alla professione di giornalista e il suo esercizio siano liberi da vincoli burocratici e corporativi di sorta.

2. Abolizione del finanziamento pubblico all’editoria.


Lo stato finanzia l'editoria per circa 700 milioni di euro all'anno. A chi, come, e soprattutto a che titolo vengono spesi questi soldi? Poiché in Italia si legge poco e nessun giornale riesce a vivere di sole vendite, nel 1981 fu approvata una legge, pensata proprio per dare sostegno ai giornali di idee, come i giornali di partito, penalizzati dal mercato e non sorretti dalla pubblicità e allegati. Ma in realtà i giornali considerati di partito oggi in tutto prendono il 5% degli stanziamenti. E allora il restante 95% a chi va? I lettori dei quotidiani non lo sanno, mentre lo sanno bene gli editori, che incassano corposi contributi su spese telefoniche, elettriche e costo della carta. Una fetta di finanziamenti va poi a una galassia di giornali che hanno ottenuto l'accesso ai finanziamenti grazie alla firma di due deputati, spesso di schieramento opposto, che hanno dichiarato l' appartenenza della testata a un movimento politico. Come il Giornale d' Italia, 'Organo del movimento unitario pensionati uomini vivi', che gira parte dei suoi contributi alla Lega. Ma non sono i soli, ci sono anche le Tv locali, per esempio Teleoggi, con i soldi pubblici ha "ringraziato" l' ex ministro Gasparri per l'attenzione dimostrata. Anche Radio Padania e Radio Maria incassano. E anche il quotidiano "Sportsman, Cavalli e Corse". Alla fine della fiera i giornali prendono un sacco di soldi ma i giornalisti precari e sottopagati sono sempre di più."

da un’inchiesta di Report

“ Ma quanti sanno che lo Stato finanzia il Corriere della Sera, rimpolpando gli utili degli azionisti della RCS con elargizioni calcolate, per un solo anno, in 23 milioni di euro?E come commentare il fatto che gli italiani, tutti gli italiani, lavoratori e imprenditori, laici ecattolici, piemontesi e siciliani – oberati, tutti insieme e individualmente, dal più alto debitopubblico dell’Occidente (che nel 2006 ha sfondato il tetto dei 1.600 miliardi di euro) e da interessi sul debito colossali (ogni anno il 6% del PIL) – siano costretti a finanziare, fra gli altri il giornale della Confindustria con più di 19 milioni di euro l’anno, il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana con più di 10 e il quotidiano della Fiat con 7 milioni di euro?La Mondadori, notoriamente, non ha un quotidiano. Si accontenta, diciamo così, di fare la parte del leone in edicola con i periodici e in libreria con i libri. Come la prendereste se vi dicessero che, solo sotto forma di credito di imposta sulle spese sostenute per l’acquisto della carta in un anno, l’azienda di Silvio Berlusconi è stata da noi sostenuta con un contributo di 10 milioni di euro? E che in un solo anno risulta aver avuto dallo Stato uno sconto, per le spedizioni postali, di quasi 19 milioni di euro?Tutti conoscono Giuliano Ferrara e il suo Foglio, Vittorio Feltri e il suo Libero, Antonio Polito (poi sostituito da Paolo Franchi) e il suo Riformista. Pochi sanno che costoro possono fornire il loro esuberante apporto alla vita politica e istituzionale del Paese grazia al nostro diretto apporto economico. Insomma ci costano complessivamente più di 12 milioni di euro.”


3. Abolizione delle legge Gasparri.


Berlusconi si troverà a gestire la situazione complicata dell’azienda di famiglia, la Mediaset.Ma non a causa del centrosinistra, che non ha mosso un dito su conflitto d’interessi e antitrust delle reti, bensi’ a causa dell’Europa. Il 31 Gennaio 2008 la Corte di giustizia europea ha emesso la sentenza sul caso Retequattro – Europa7: le norme italiane che consentono a Retequattro di utilizzare le frequenze destinate ad Europa7 (l’editore Francesco Di Stefano vinse la concessione a trasmettere su scala nazionale nel 1999, mentre Retequattro la perse) sono “contrarie al diritto comunitario”. La legge Meccanico, il decreto salva-Retequattro e la legge Gasparri sono illegali.Tutte infatti concedono un’infinito “regime transitorio” a Retequattro, che invece va spenta subito, dando a Europa7 ciò che è di Europa7. L’applicazione di quelle norme “a favore delle reti esistenti ha avuto l’effetto di impedire agli operatori sprovvisti di frequenze di trasmissione l’accesso al mercato”, scrivono i giudici europei. Idem per la Gasparri, che “ha consolidato l’effetto restrittivo constatato al punto precedente” e ha “prolungato il regime transitorio”. Per l’Europa bisogna intervenire visto che la sentenza ha valore di legge, è immediatamente esecutiva e il governo italiano avrebbe dovuto applicarla. Ma l’ex ministro Gentiloni ci ha dormito sopra un mese. Poi, a fine Febbraio, ha chiesto un parere al Consiglio di Stato. Il verdetto è previsto a breve. E per il 6 maggio il Consiglio di Stato ha pure fissato l’udienza per recepire a sua volta la sentenza europea nella causa intentata da Di Stefano allo Stato: cioè per quantificare il risarcimento dovuto a Europa7 (che chiede oltre un miliardo) ed eventualmente concederle le frequenze che le spettano (in caso contrario il risarcimento si moltiplicherebbe). Se stabilisse che il governo deve spegnere Retequattro e assegnare le frequenze a Di Stefano, Berlusconi non potrebbe che prenderne atto, salvo inventarsi un’altra legge ad hoc, innescando un braccio di ferro con l’Europa. Ma non basta.Perché i problemi con la UE non finiscono qui. Il 19 Giugno la Commissione UE ha inviato algoverno Prodi una lettera di “messa in mora” del duopolio Rai-Mediaset, giudicando intollerabile che in Italia possa accedere al digitale terrestre solo chi già possiede emittenti nell’analogico: cioè Rai e Mediaset, che escludono la concorrenza di nuovi operatori. Se la Gasparri non sarà smantellata entro il 2009, l’Italia dovrà pagare una multa di 400 mila euro al giorno con effetto retroattivo dal Giugno 2006. Un salasso per le già esangui casse dello Stato. Spetterà a Berlusconi risolvere la faccenda, visto che non ci ha pensato Prodi: essendo improbabile che il cavaliere si rimangi la Gasparri, gli italiani si ritroveranno tra capo e collo una tassa aggiuntiva, la “tassa Mediaset”.


Riferimenti di legge:
1) Abolizione dell'albo dei giornalistiAbolizione della legge n. 69 del 1963: "Ordinamento della professione di giornalista".Quesito:<<>>iniziativa annunciata nella G.U. n° 46 del 23 febbraio 2008

2) Abolizione dei finanziamenti pubblici all'editoria- Abolizione della legge n. 67 del 1967: "Disciplina delle imprese editrici e provvidenze per l'editoria"- Abolizione della legge n. 250 del 1990: "Provvidenze per l'editoria e riapertura dei termini, a favore delle imprese radiofoniche, per la dichiarazione di rinuncia agli utili di cui all'articolo 9 comma 2, della legge 25 febbraio 1987 per l'accesso ai benefici di cui all'articolo 11 della legge stessa.- Abolizione della legge n. 416 del 1981: "Disciplina delle imprese editrici e provvidenze per l'editoria" Quesito: <<>>iniziativa annunciata nella G.U. n° 64 del 15 marzo 2008

3) Abolizione della legge Gasparri:Abolizione del D.Lgs n. 177 del 2005: "Testo unico della radiotelevisione"Quesito:<<>>iniziativa annunciata nella G.U. n° 46 del 23 febbraio 2008

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