20 novembre 2008

Il Pangasio


FACENDO SEGUITO AL SERVIZIO DI REPORT SUL PANGASIO, LA MIA MENSA HA CANCELLATO IL PANGASIO DAL MENU'...
OGGI VI COPIOINCOLLO UNA MAIL CHE STA GIRANDO:
Dal Vietnam alla mensa
Un pangasio appena pescato.

Insipido, poco nutriente, economico: il pangasio invade i ristoranti aziendali
ANTONELLA MARIOTTI
TORINO Ma sto pangasio che roba è? L'avete già mangiato?». Nei forum su Internet è un tormentone di domande? Da dove viene il pesce che da qualche mese viene servito in molte mense aziendali e che ha invaso i discount, forte di un prezzo stracciato: meno di dieci euro al chilo. «Negli Usa ci invidiano i nostri sistemi di controllo e noi facciamo entrare un pesce così?». Il presidente dell'Associazione nazionale piscicoltori, Pierantonio Salvador è sulle barricate contro quei filetti bianchi candidi che nei supermercati hanno un prezzo fin troppo invitante: meno di dieci euro al chilo, per un parente stretto del pesce gatto. E quella cifra fa crollare le vendite di trote bianche e salmonate, o altri pesci di acquacoltura salata, come le orate. Tanta veemenza solo per la solita concorrenza dei prodotti dell'Est? «Macché, questo è un problema di salute. Gli allevamenti di pangasio sono per la maggior parte nel delta del Mekong, un fiume che attraversa diversi paesi asiatici che scaricano nelle sue acque. Non dico che sia avvelenato, ma di sicuro la qualità non è certificata come quella dei nostri pesci». Il Mekong dall'altopiano del Tibet attraversa la provincia cinese dello Yunnan, il Myanmar, la Thailandia, il Laos, la Cambogia e il Vietnam, gli scarichi industriali sono più di 200. Il Wwf internazionale ha già da tempo lanciato l'allarme sulle condizioni del fiume e sulla presenza di antibiotici nelle acque dove viene allevato il pangasio . «E questo pesce ce lo troviamo spacciato per sogliola - tuona Salvador - abbiamo le foto, ci sono truffe in corso in diverse rivendite e ristoranti. Spesso non ha l'etichetta regolamentare, perchè forse la gente non lo comprerebbe. E tra gli alimenti che alla Ue dà l'allerta rapida, per la zona dalla quale proviene, con troppi pochi controlli. Ma non sarebbe meglio mangiare una delle nostre trote, allevate in Italia che sappiamo cosa mangiano?» . Questo è un altro punto dolente che spiega Antonio Trincanato, direttore dell'Api: «Le farine usate da noi negli allevamenti arrivano dal Perù e sono molto care, per questo i nostri pesci costano di più. Ma il pangasio cosa mangia? Dicono si cibi di scarti di lavorazione del riso, ma qualcuno sospetta che vengano riciclati anche gli avanzi di lavorazione dello steso pesce». Insomma un pesce «cannibale» suo malgrado. Tricanato è l'esperto delle cifre dell'invasione: il prezzo all'importazione 1,8 dollari al chilo, 1,3 milioni di tonnellate ogni anno nella Ue passando dall'Olanda. «Dobbiamo pretendere più controlli - chiude Salvador - Questo pesce finisce nei piatti delle mense scolastiche dei nostri bambini». E in quelle delle grandi aziende, dove i menù riportano «pangasio al forno», o «pangasio impanato». E tutti, impiegati e fattorini a chiedersi: «Ma che cosè sto pangasio?».
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CRONACA
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LEGGEREZZA DEL GIORNO
Non sono mai stato bravo in matematica. Gli unici calcoli che mi sono riusciti bene sono quelli alla cistifellea.
> Pippo Franco
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DIARIO PERSONALE
Oggi DEVO lavorare.

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3 Comments:

Blogger jim said...

DAL BLOG DI PIERO RICCA:

In memoria di Don Puglisi
Novembre 20, 2008 on 1:30 am | In Politica | 20 Comments


“E’ importante parlare di mafia, soprattutto nelle scuole, per combattere contro la mentalità mafiosa, che è poi qualunque ideologia disposta a svendere la dignità dell’uomo per soldi. Non ci si fermi però ai cortei, alle denunce, alle proteste. Tutte queste iniziative hanno valore ma, se ci si ferma a questo livello, sono soltanto parole. E le parole devono essere confermate dai fatti”.
(Don Pino Puglisi)

Il 15 settembre del 1993, nel giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno, Cosa nostra spense a colpi di pistola la voce di don Pino Puglisi, parroco di Brancaccio. Non ebbe pace nemmeno da morto. Alcuni servi della mafia misero in giro la voce che il delitto fosse collegato a suoi presunti vizi privati. Un deputato-showman arrivò a dichiarare che il mandante morale dell’omicidio era Gian Carlo Caselli, all’epoca procuratore della Repubblica di Palermo. Il suo nome è Vittorio Sgarbi. Nel corso di una campagna mediatica contro il pool antimafia, il 7 aprile 1995 lesse su Canale 5 una lettera anonima con alcune affermazioni attribuite falsamente a Don Puglisi. Eccone uno stralcio:

“Fui più volte contattato da Caselli e dai suoi uomini […] pretendevano accuse, nomi, circostanze… volevano che denunciassi la mia gente e i miei ragazzi… che rivelassi cose apprese in confessione […]. Caselli disprezza i siciliani, mi vuole obbligare a rinnegare i miei voti e la mia veste, pretende che mi prostituisca a lui. Più che nemico della mafia, è un nemico della Sicilia. Orlando è un mafioso vestito da gesuita […]. Caselli ha fatto di me consapevolmente un sicuro bersaglio. Avrà raggiunto il suo scopo quando un prete impegnato nel sociale verrà ucciso […]. Caselli, per aumentare il suo potere, ha avuto la sua vittima illustre”.

Come ha ricordato sovente lui stesso, da ultimo due sere fa nel corso di un dibattito a Milano, Gian Carlo Caselli non ha mai conosciuto don Puglisi e la procura da lui diretta ha consegnato i suoi assassini alla giustizia. Ma questo fatto non ha impedito a Vittorio Sgarbi di affermare violentemente il falso, per screditarne la reputazione, attaccandolo davanti a milioni di telespettatori senza alcun contraddittorio, dietro lo scudo dell’insindacabilità parlamentare, pagato come una star dell’audience dal padrone del partito azienda.

Condannato in primo e secondo grado per diffamazione ai danni di Caselli, Sgarbi l’ha fatta franca in Cassazione grazie alla solita prescrizione. Ma l’impunità non gli restituisce l’onore.

Ricordare questi fatti aiuta a capire che la diffamazione dei galantuomini è metodo politico nell’Italia berlusconiana. E’ stato usato con scientifico accanimento contro le persone migliori di questo Paese, coloro che non si lasciano intimidire né comprare.

Ipocrita, irresponsabile, prepotente, volgare, Vittorio Sgarbi è una delle espressioni più riuscite dell’Italia berlusconiana. Dopo essere stato cacciato dall’assessorato alla cultura, ieri è tornato a Milano per la presentazione di un libro. Con lui alla libreria Feltrinelli di piazza Piemonte c’erano quella gentil donna di Tiziana Maiolo, anch’ella recentemente esclusa dalla giunta milanese, Oliviero Toscani e (purtroppo) Gillo Dorfles.

C’eravamo anche noi di Qml, per tener viva la memoria ed esercitare a voce nuda la sanzione reputazionale. Abbiamo diffuso centinaia di volantini intitolati “In memoria di Don Puglisi” e contestato a scena aperta lo strillone di lettere anonime. Ne è venuta fuori una bagarre come non se ne vedevano da tempo. Presto pubblicheremo il video.

Se incrociate Sgarbi ricordategli anche voi che, se gli resta un minimo di onestà intellettuale, deve chiedere perdono in ginocchio alla memoria di Don Puglisi e a tutti i galantuomini che ha vigliaccamente cercato di infangare.

20 novembre, 2008 17:19  
Anonymous Anonimo said...

maria cosenza docet

02 ottobre, 2013 15:00  
Anonymous Anonimo said...

salutiamo gli amici rumeni

27 gennaio, 2014 13:17  

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