21 febbraio 2007

ASA NISI MASA




Ho trovato questo sul blog di Benny Calasanzio:

RIFLESSIONI DALLA PERIFERIA NAPOLETANA
Io parroco badilante e i giornali dell'ultima settimana
Don Maurizio Patriciello
Quello che più meraviglia la persona comune in questo dibattito sulle unioni civili, è il fatto che sembra che il problema riguardi la Chiesa in quanto tale e una sua probabile vittoria o sconfitta. Parole grosse sono state scritte e dette in questi giorni: alcune condivisibili, altre francamente no. Che si stia discutendo di cose importanti sono tutti a dirlo e ad averlo compreso, che in questo dibattito tutti possono e debbono apportare il proprio contributo è altrettanto evidente, che alla chiesa in Italia sono in tanti a guardare ed a chiedere il proprio parere, credo che nessuno se la sente di negarlo. La mia non vuole essere l’ennesima dichiarazione pro o contro perché cattolico o laico. Innanzitutto sono un prete, parroco di una periferia povera e degradata in provincia di Napoli. Tra le tante cose che un prete fa durante le sue giornate, una parte importante è dedicata alla formazione dei giovani e degli adolescenti. Formarli si sa vuol dire ascoltarli, farsi compagno, ma anche indirizzarli, aiutarli a prendere strade che possano portare a un futuro sereno. Ciò a cui in questi anni ho dato più importanza sono stati i corsi prematrimoniali durante i quali si affronta il tema da diversi punti di vista: psicologico, affettivo, economico, familiare. Essendo in una parrocchia povera e conoscendo bene le problematiche ho sempre insistito che i giovani prendessero sul serio le parole del primo libro della Bibbia: «L’uomo lascerà suo padre e sua madre…». Condividere in poco spazio con suoceri e cognatini, divisi da una sottile parete di cartongesso è difficile per chiunque. Il consiglio, anche se condiviso, non sempre è stato accolto per motivi di ordine economico. Quanto guadagnano i giovani in provincia di Napoli? Quanto costa una casa da affittare? Quale banca è pronta a concedere mutui a interessi accessibili? Quante possibilità hanno i nostri giovani di potersi inserire, senza cedere perchè costretti, ad attività illecite? E i loro diritti? Alla casa, al lav oro alla possibilità di mettere al mondo bambini? In questi anni ho dovuto comprendere che tra le persone povere, i più poveri sono quelli che alle spalle non hanno una casa, una famiglia. La strada da sempre è una maestra sveglia, ma niente affatto buona, anzi è una pessima maestra. Ho compreso che certe ferite ricevute in questi anni, da bimbi così facili e teneri, sono insanabili. Credo, e lo dico senza nessun sentimento di rivalsa che troppo spesso si parla dei preti senza conoscere né loro, né il lavoro che svolgono, né, lasciatemelo dire, il contributo che essi danno alla società. Quanti bimbi sono nati, grazie all’aiuto della parrocchia? Quante donne sono state accompagnate durante la loro gravidanza, anche a livello economico? Chi retribuisce e in che modo i nostri giovani volontari per le giornate spese accanto ai nostri ragazzi? Perché tutte le volte che si parla di Chiesa la si riduce solamente alle sue alte gerarchie, o ai suoi pronunciamenti ufficiali? Ai fratelli che la pensano diversamente da me vorrei dire: non mi infangate, non per me, ma per la fiducia che hanno in me tanti nostri ragazzi. Ai vari Cecchi Paone vorrei dire: non sei mai stato offeso da me, non mi sono mai sognato di irridere la tua omosessualità. Non ho mai generalizzato parlando di qualche problema, non ho mai accusato di pedofilia gli avvocati o gli operai quando un avvocato o un operaio si fossero macchiati di questo delitto, ho sempre ricordato ciò che a tutti sta a cuore: la dignità della persona e la sua verità sulla sua vita davanti alla quale tutti dobbiamo inchinarci. Con me tu lo hai fatto l’altra sera litigando con Sgarbi. Tornavo, stanco dalla parrocchia e vi ascoltavo come uno scolaro ascolta il suo maestro: che brutto spettacolo avete dato. A coloro che scrivono, sventolando, ironici, lo spauracchio della scomunica vorrei chiedere più rispetto per coloro che leggono: è possibile farlo senza doverci fare male, senza accusarci, riconoscendo che siamo tutti preoccupati pe r il bene del nostro Paese, della nostra gente, dei nostri giovani? Proprio non si capisce che tanta gente non è laureata in Legge e ci vuole tempo e pazienza e competenza per comprendere che sta succedendo in Italia? Perché, fratelli, mi lasciate solo con la mia gente, nel mio difficile quartiere quando chiedo aiuto? Quanti giovani avrei potuto salvare se solo avessi avuto la possibilità di uno straccio di lavoro? Ai fratelli giornalisti vorrei dire un grande grazie per tutte le volte che sono venuti al Parco Verde e hanno parlato di noi. Purtroppo sempre per denunciare qualcosa di brutto: Emanuele,15 anni, ucciso dalla polizia; Ciro,17 anni, precipitato da un palazzo di sei piani, mentre lavorava, senza protezione e senza esperienza; Umberto, 26 anni, trucidato sotto casa: dolore, lacrime, indignazione, poi, il silenzio. Silenzio assordante, solitudine, rabbia, e i giovani cui bisogna ridare fiducia, speranza... contro ogni speranza. Ai politici, di destra e di sinistra vorrei solo ricordare che siamo al servizio di tutti. Lavorare per il bene del Paese non vuol dire vincere nessuna battaglia contro nessuno. Vuol dire che il male maggiore è l’indifferenza, non certo la passione per una causa nobile che tanto ci preoccupa. Vuol dire non dimenticare la storia passata e recente. Potremo pensarla in modo diametralmente opposto, potremo giocare con le parole e cambiare il nome alle leggi e ai drammi, mai, dico mai, potremo convincere nessuno che l’aborto sia una conquista, un progresso, una vittoria da sbandierare. Ho lavorato 10 anni in ospedale, prima di entrare a 30 anni in seminario e certe cose le ricordo bene. Troppo bene, per far finta oggi di averle dimenticate. Vi assicuro che sulle tante vittorie sbandierate, quando il dramma è concluso, quando il sipario è calato e le luci spente, tra l’indifferenza di tanti che a lavoro concluso vanno a lavarsi le mani, di fronte a quella donna, sola col cuore insanguinato e l’animo confuso, è la stessa chiesa a piegarsi e ripeterle: coraggio, tu vali più del tuo errore. Ricominciare, Risorgere, Sperare: sono questi i verbi che essa, la Chiesa, predilige: sempre e con chiunque. Concludo: stiamo vivendo un momento importante per la storia del nostro Paese. Paese che amiamo e tentiamo di servire. Discutiamo, cerchiamo di comprendere le ragioni dell’altro, non offendiamoci gratuitamente e inutilmente, non approfittiamo troppo del nostro saper parlare in televisione e del peso della nostra cultura. L’Italia, la nostra Italia, ha certamente tanti problemi da risolvere e tante scelte da fare, ma ha un’anima. Non pretendiamo di volergliela sottrarre e, per favore, non stiamo sempre a guardare quello che fanno gli altri: possibile che siamo sempre noi a dover imparare e mai che in qualcosa possiamo, non dico insegnare, ma solamente far riflettere i nostri cugini d’Europa?
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Alcune informazioni sull'alcolismo
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CRONACA
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LEGGEREZZA DEL GIORNO
Non calpestate le aiuole, si fanno male tutte le vocali.
> Laura Pellegrini
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DIARIO PERSONALE
Anche oggi è una giornata piovosa - caccolosa. Mi girano a vortice

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4 Comments:

Anonymous Anonimo said...

...uhh ma che bei peluche...oppure sono veri?? parlo ovviamente di quei cosetti pelosi, uno è nero e l'altro marrone...li vedete? e come se si vedono. Sono due puntini enormi. Sapete quando uno appoggia per qualche secondo la punta di un pennarello sulla carta, si fa un puntone un pochino sbavato (e quindi peloso) sul bordo..

22 febbraio, 2007 09:12  
Blogger jim said...

sono due orsacchiotti che si risvegliano dal letargo, ed uno sono proprio io, indovinate chi?

22 febbraio, 2007 12:16  
Anonymous Anonimo said...

Il primo?

22 febbraio, 2007 12:31  
Blogger jim said...

bava!

22 febbraio, 2007 12:39  

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