26 settembre 2007

Signori della guerra (Canzone di Bob Dylan)



Venite padroni della guerra
Voi che costruite i grossi cannoni
Voi che costruite gli aeroplani di morte
Voi che costruite tutte le bombe
Voi che vi nascondete dietro ai muri
Voi che vi nascondete dietro alle scrivanie
Voglio solo che sappiate
Che posso vedere attraverso le vostre maschere
Voi che non avete mai fatto nulla
Se non costruire per distruggere
Voi giocate con il mio mondo
Come se fosse il vostro piccolo giocattolo
Voi mettete un fucile nella mia mano
E vi nascondete dai miei occhi
E vi voltate e correte lontano
Quando volano le veloci pallottole
Come Giuda dei tempi antichi
Voi mentite ed ingannate
Una guerra mondiale può essere vinta
Voi volete che io creda
Ma io vedo attraverso i vostri occhi
E vedo attraverso il vostro cervello
Come vedo attraverso l'acqua
Che scorre giù nella fogna
Voi caricate le armi
Che altri dovranno sparare
E poi vi sedete e guardate
Mentre il conto dei morti sale
E voi vi nascondete nei vostri palazzi
Mentre il sangue dei giovani
Scorre dai loro corpi
E viene sepolto nel fango
Avete causato la peggior paura
Che mai possa spargersi
Paura di portare figli
In questo mondo
Poichè minacciate il mio bambino
Non nato e senza nome
Voi non valete il sangue
Che scorre nelle vostre vene
Che cosa so io
Per parlare quando non è il mio turno
Direte che sono giovane
Direte che non so abbastanza
Ma c'è una cosa che so
Anche se sono più giovane di voi
Che perfino Gesù non perdonerebbe
Quello che fate
Voglio farvi una domanda
Il vostro denaro vale così tanto
Vi comprerà il perdono
Pensate che potrebbe
Io penso che scoprirete
Quando la morte esigerà il pedaggio
Che tutti i soldi che avete accumulato
Non serviranno a ricomprarvi l'anima
E spero che moriate
E che la vostra morte venga presto
Seguirò la vostra bara
Un pallido pomeriggio
E guarderò mentre vi calano
Giù nella fossa
E starò sulla vostra tomba
Finché non sarò sicuro che siete morti.
(Bob Dylan)
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CRONACA
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LEGGEREZZA DEL GIORNO
"Basta! Chi s'e' visto s'e' visto, io mi sono rotto!". Disse lo specchio appena schiantatosi a terra.
> Alessandro Bergonzoni
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DIARIO PERSONALE
Sono cotto. Devo studiare, devo agire, devo smetterla di pensare alla Casta.

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2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Alla Casta o alla Castà??

shamu

26 settembre, 2007 16:06  
Blogger jim said...

DAL BLOG DI UNA MIA AMICA:

Lettera di Haidi Giuliani alla madre di Federico Aldrovandi

Haidi Gaggio Giuliani
15 gennaio 2006
Cara Patrizia, ti chiedo perdono.
Tu non mi conosci, ma da una settimana io ti porto nei miei pensieri e nel mio abbraccio. Da quando ho ricevuto i primi messaggi che parlavano di Federico, vivo con questa angoscia in più. Non so se avrai la pazienza e la voglia di leggermi. Quando muore un figlio, qualsiasi figlio in qualsiasi modo, le parole si fanno pesanti come macigni: è faticoso pronunciarle, è faticoso ascoltarle. Spesso ci ballano in testa lasciandoci ogni volta più confuse e spossate. Quando è stato ucciso il mio, anch'io sono rimasta in silenzio, come te: per cercare di capire che cosa era successo, capire perché e come. Anch'io, come te, non credevo a quanto mi era stato raccontato: perché conoscevo il mio ragazzo, il suo carattere, il suo modo di reagire alle situazioni. Come su Federico, anche su Carlo moribondo qualcuno ha infierito, prendendolo a calci in faccia, spaccandogli la fronte con una pietrata. Come di Federico, anche di Carlo è stato detto che era un drogato, un poco di buono, uno senza lavoro, senza casa nè famiglia, come se esistesse una condanna legittima e automatica alla pena di morte per chi lo fosse davvero. Anche a me è stato impedito per molte, troppe ore, di vedere il suo corpo. Anch'io, come te, non so chi l'ha ucciso. Anch'io, come te, ho aspettato che persone competenti, preposte istituzionalmente a questo compito, restituissero alla sua morte almeno la verità; persone impegnate per legge, così io credevo, ad assolvere il loro compito fino in fondo. Non è stato facile reprimere il dolore, schiacciarlo, nasconderlo per recuperare la lucidità necessaria a rivedere e raccontare migliaia di volte la morte di mio figlio: mi spingevano la disperazione di non poter fare più nulla per lui, la coscienza di tutti gli altri figli e figlie per i quali era necessario e urgente fare qualcosa. Le violenze portate ai manifestanti da parte di interi settori delle forze dell'ordine, nel marzo napoletano e nel luglio genovese del 2001, e l'uccisione di Carlo, avevano mostrato, a mio giudizio, diversi livelli di volontà repressiva: uno internazionale, che si manifesterà dopo l'11 Settembre e il Patriot Act; uno nazionale, dichiarato dal Governo di centrodestra, deciso a "mostrare i muscoli" nei confronti di ogni forma di dissenso; e uno individuale, covato in molti anni di distratta democrazia all'interno di caserme, questure, corpi di Stato, luoghi di detenzione. Il capo della Polizia De Gennaro, nominato dal Governo di centrosinistra, è stato promosso sul campo (quello genovese, probabilmente grazie all'operazione Diaz, come ha già osservato qualcuno) dal Governo di centrodestra e ha confermato i propri indiscussi poteri di uomo al di sopra di ogni sospetto. Mentre le televisioni pubbliche e private continuano a sfornare commoventi telefilm su marescialli integerrimi, eroici commissari ed umili agenti votati alla missione in difesa del Cittadino, ragazzi dei centri sociali, migranti, tossicodipendenti, continuano a raccontare (quando ne hanno il coraggio) di minacce, soprusi, violenze subite; di busti mussoliniani e gagliardetti (abbiamo visto qualcosa di simile anche nella sala di comando dei Carabinieri, a Nassyria); di canzoncine e saluti fascisti. Nessuno intende fare di ogni erba un fascio, naturalmente, ma negare la realtà è pericoloso, pericoloso difendere a priori l'operato delle forze dell'ordine (come a Genova così a Napoli, a Milano, a Torino, a Venaus... ma la lista è più lunga); pericoloso assicurare l'impunità a qualsiasi divisa; voler chiudere gli occhi, le orecchie, la bocca, anche all'opinione pubblica; pericoloso manipolare l'informazione. Per la prima volta, dopo la morte di Federico, abbiamo sentito parlare di mele marce, solo per essere subito rassicurati che erano già state allontanate.
Non ho smesso un momento, negli ultimi quattro anni, di richiamare l'attenzione di tutte le persone che incontravo sul problema dell'immunità di agenti che si trovano in ogni situazione "dalla parte del manganello", armati. A lungo andare, chi si rende conto che non sarà mai chiamato a rispondere delle proprie azioni, assume l'atteggiamento arrogante che troppo spesso (e neanche in tutti i casi) abbiamo potuto e dovuto constatare; finisce per sentirsi onnipotente, soprattutto nei confronti di individui isolati, deboli o emarginati. A volte è sufficiente una parola irriverente, un gesto, per scatenare la reazione "punitiva" da parte di agenti che intendono il proprio ruolo in modo così distorto. I manganellatori di Genova mi hanno spesso ricordato il militare che ha ucciso Francesco Lorusso, nel '77 a Bologna. Ad un giornalista che gli chiedeva perché avesse sparato agli studenti: "Te lo posso dire - ha risposto - tanto so che non mi faranno niente: ridevano di noi".
Non ho smesso un momento: sono stati quattro anni di raccolta e diffusione di notizie, di interventi, di appelli. Il comitato Verità e Giustizia, insieme al comitato Piazza Carlo Giuliani e all'Arci, hanno raccolto più di diecimila firme in calce a una petizione che chiedeva, oltre ad un'inchiesta parlamentare sui fatti di Genova, di istituire un costante aggiornamento professionale indirizzato ad una formazione non violenta delle forze di polizia. Con le Reti-invisibili (http://www.reti-invisibili.net ) - che faticosamente raccolgono la memoria di tante morti "di piazza", e di stragi, rimaste senza responsabili - è stato recentemente rivolto un appello analogo all'Unione. Quattro anni di lavoro, ma non è bastato: altrimenti, forse, Federico sarebbe ancora vivo.
Per questo ti chiedo perdono.


La mamma di Carlo
Haidi Gaggio Giuliani

Note:

per maggiori informazioni:
http://federicoaldrovandi.blog.kataweb.it/

26 settembre, 2007 16:20  

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