06 giugno 2008

Salvatore Borsellino



Tratto dal sito di Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso dalla Mafia:

"Inizio con oggi, dopo averne ottenuto l'autorizzazione da parte dell'interessato, la pubblicazione di alcune lettere e di un memoriale che mi è stato consegnato da Vincenzo Calcara.Ho conosciuto di persona Vincenzo durante la trasmissione Top Secret ma quasi mi sembrava di conoscerlo da tanto tempo. Me ne avevano parlato la moglie e i figli di Paolo che hanno continuato ad aiutarlo e stargli vicino da quando lo Stato, nella sua costante opera di scoraggiamento dei testimoni di Giustizia, dei collaboratori di Giustiza e dei (pochi) veri pentiti, lo ha abbandonato al suo destino. Me ne aveva parlato già lo stesso Paolo negli ultimi mesi della sua vita, quando stava raccogliendo le sue rivelazioni nello stesso periodo in cui ascoltava anche Gaspare Mutolo e Leonardo Messina, ma con Vincenzo Paolo aveva stabilito un rapporto particolare perchè era quello che gli aveva confessato di avere avuto, dalla famiglia di Francesco Messina Denaro, la famiglia che deteneva saldamente il controllo della zona di Castelvetrano, alla quale apparteneva come uomo d'onore "riservato", l'incarico di ucciderlo con un fucile di precisione in un agguato sulla statale tra Palermo ed Agrigento.
Lettere e memoriali di Vincenzo Calcara (parte 1)

Continuo a pubblicare la trascrizione del memoriale di Vincenzo Calcara. In queste pagine Vincenzo racconta della sua iniziazione alla massoneria, che era quasi un obbligo per gli uomini d'onore "riservati", della preparazione e dell'esecuzione dell'attentato al papa, della successiva uccisione ed occultamento del cadavere di uno dei due esecutori turchi, dell'avvelenamento di Papa Luciani e dei motivi per i quali è stato eliminato, della complicità con la criminalità mafiosa del Maresciallo dei Carabinieri di Paderno Dugnano, della cricca di cardinali che pilotava Mons. Marcinkus, del notaio Albano.Tralascio qualsiasi tipo di commento, i fatti raccontati parlano da soli.Mi chiedo quante persone, in Italia, siano al corrente di questi fatti, quanti organi di informazione li abbiano riportati.
Lettere e memoriali di Vincenzo Calcara (parte 2) "
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CRONACA
Il Premier Silvio Berlusconi ricevuto dal Papa insieme a Gianni Letta: “Ribadita la costruttiva collaborazione tra Stato e Chiesa” (TRATTO DA QUESTO ARTICOLO: "...Un dono infine molto prezioso del Cavaliere al Pontefice: una croce pettorale in oro tempestata di diamanti e topazi....PUAAAHHH!!!!)
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LEGGEREZZA DEL GIORNO
I miei riflessi non sono un gran che. Una volta mi ha sorpassato perfino un'automobile spinta a mano.
> Woody Allen
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DIARIO PERSONALE
Settimana abbastanza intensa, ho tanta voglia di un w.e. rilassante...

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3 Comments:

Anonymous Anonimo said...

DAL SITO DI PIERO RICCA:

Caro Piero

Sono passati 5 mesi dall’ennesimo boom dei rifiuti partito da Pianura. Ora sarebbe bello poterti dire che il problema è stato risolto ma come ben sappiamo non è così. Dopo Pianura si sono uniti alla protesta Taverna del Re (Giugliano), Marigliano, l’Avellinese e il Beneventano e ora Chiaiano a cui va tutta la nostra più sentita solidarietà.

A gennaio le amministrazioni potevano approfittare della sensibilità della gente per far partire la raccolta differenziata in modo serio ma non hanno fatto niente. Solo questo provvedimento ora avrebbe ridotto almeno del 40% la quantità di immondizia che è tutt’ora per strada. E ci teniamo a precisare che per strada ci sono riversi anche cumuli di rifiuti differenziati, perché nel frattempo i napoletani la differenziata la stanno facendo lo stesso. E non è partito neanche un monitoraggio della produzione e dello smaltimento di questi benedetti RIFIUTI TOSSICI prodotti dalle industrie, che sicuramente in questi mesi non hanno interrotto i loro cicli di produzione.

Abbiamo assistito stupefatti ai decreti che ha emesso Prodi da Presidente del Consiglio uscente: uno (emesso a febbraio) che autorizza l’incenerimento delle piramidi di ecoBALLE campane nel futuro inceneritore di Acerra, l’altro (emesso ad aprile) che ha esteso il segreto di Stato sull’individuazione del sito unico di stoccaggio delle scorie nucleari. Ma se lo Stato siamo noi, il segreto diventa un paradosso…

Poi si è insediato il nuovo governo, che ha promesso di risolvere il problema: ma non dimentichiamoci che Bertolaso-bis è l’ennesimo commissario di una situazione che già 14 anni fa doveva essere straordinaria e risolta in circa 10 mesi. E nessuno di loro ha mai denunciato qualcuno per disastro ambientale, nonostante sia ben noto che le discariche (legali e non) sono state sempre manovrate dalla camorra.

L’On. Bocchino del Pdl recentemente ha diffuso un tariffario delle cifre che sarebbero state corrisposte dalla camorra ai manifestanti contro la discarica. Gradiremmo conoscere la fonte di queste informazioni, perché se l’On. Bocchino ha denunciato questo fatto ai soli organi di stampa e non alla magistratura sarebbe un fatto molto grave. A chi protestava civilmente lo Stato ha solo saputo imporre centinaia di poliziotti e carabinieri mai visti prima: pensate che a garantire l’incolumità di 90.000 pianuresi di solito c’è una sola volante con 3 carabinieri, ogni tanto affiancata da un’altra volante di 3 poliziotti.

Assistiamo poi all’agghiacciante omicidio di Michele Orsi, testimone chiave nell’inchiesta Spartacus che stava facendo luce sui rapporti tra camorra e politica e al quale non era stata assegnata la scorta. Qui lo Stato ha peccato di superficialità, perché non si può non tutelare una persona che è a conoscenza di informazioni così importanti e che sta collaborando attivamente con la giustizia.

Il nostro appello va soprattutto agli abitanti delle zone contigue ai siti di Bussi sul Tirino (PE), Pitelli (SP), Cerro Maggiore (MI) etc. etc. infestati anch’essi da rifiuti tossici: Pianura ed ora Chiaiano hanno lottato e lottano anche per voi. Diciamo all’Italia che il problema c’è, e non è solo la munnezza di Napoli.

Diego e Fernando

06 giugno, 2008 15:59  
Anonymous Anonimo said...

DAL SITO VOGLIOSCENDERE.IT:

6 giugno 2008, in Marco Travaglio
Il Coniglio Superiore
375
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Ora d'aria
l'Unità, 6 giugno 2008

Innocente. Capito? Innocente. Secondo la Procura di Salerno, che ha ricevuto per tre anni una raffica di denunce contro di lui da parte dei suoi superiori e di suoi indagati, Luigi de Magistris non ha fatto nulla di illecito. Dunque va archiviato su tutta la linea perché s’è comportato sempre correttamente. Mai fatto fughe di notizie, mai passato carte segrete a giornalisti, mai perseguitato né calunniato nessuno, mai abusato del suo ufficio. Semmai erano i suoi superiori a commettere contro di lui i reati che addossavano a lui. “A causa delle sue inchieste - scrivono al gip i pm salernitani Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani - il dott.De Magistris ha subito costantemente pressioni, interferenze e iniziative volte a determinarne il definitivo allontanamento dalla sede di Catanzaro e l’esautorazione dei poteri inquirenti”.

Un complotto che coinvolge magistrati, politici, uomini delle forze dell’ordine, ispettori ministeriali e forse persino membri del Csm, tutti allarmati dalla “intensità e incisività delle sue indagini”. Un complotto andato perfettamente a segno, se si pensa che tutti i magistrati e i politici indagati da De Magistris, compresi quelli che hanno incredibilmente intercettato cronisti e agenti di polizia giudiziaria per indagare indirettamente sul pm, son rimasti al loro posto o han fatto carriera, mentre De Magistris è stato prima scippato dai suoi capi delle inchieste più scottanti (“Poseidone” e “Why Not”), poi trasferito all’unanimità dal Csm con espresso divieto di fare mai più il pm. Uno dei suoi indagati eccellenti, l’ex magistrato ed ex governatore forzista Giuseppe Chiaravalloti, aveva previsto tutto in una telefonata intercettata in cui proponeva di affidare lo scomodo pm alle cure della camorra: “De Magistris passerà gli anni suoi a difendersi”.

Naturalmente Chiaravalloti è rimasto al suo posto di numero due della cosiddetta Authority della Privacy. De Magistris invece, se le sezioni unite della Cassazione non annulleranno la condanna emessa frettolosamente dal Csm, dovrà sloggiare da Catanzaro e smettere di fare l’inquirente. In un paese normale, ammesso e non concesso che queste vergogne potessero accadere, ci sarebbe la fila sotto casa del magistrato per chiedergli scusa. Ma, nel paese della vergogna, non arrossisce e non si scusa nessuno. Resta da vedere se finalmente, ora che le 900 pagine della Procura di Salerno sono depositate, il Consiglio, anzi il Coniglio superiore della magistratura si deciderà a fare qualcosa. Non contro De Magistris (ha già fatto abbastanza), ma contro chi “concertò una serie di interventi a suo danno”, per infangare “la correttezza formale e sostanziale della sua azione inquirente”; contro quel “contesto giudiziario connotato da un’allarmante commistione di ruoli e fortemente condizionato da interessi extragiurisdizionali, anche di illecita natura”; contro chi l’ha bersagliato con “denunce infondate, strumentali e gravi; contro quegli alti magistrati, di Catanzaro e di Potenza, che spifferavano notizie segrete delle indagini di De Magistris per far ricadere su di lui la colpa delle indiscrezioni.

Si dirà: queste cose si scoprono soltanto ora. Eh no: il Csm le sapeva, per filo e per segno, dallo scorso ottobre, quando i pm Nuzzi e Verasani furono ascoltati a Palazzo dei Marescialli e anticiparono le prime conclusioni delle loro inchieste. Anticiparono che le accuse a De Magistris erano frutto di un’abile orchestrazione (mentre le sue indagini erano “corrette e buone, senz’alcuna fuga di notizie”), e che gli unici illeciti, gravissimi, emersi riguardavano proprio i superiori e gli indagati di De Magistris. Fecero pure i nomi dei magistrati di Catanzaro, Matera e Potenza, degli ispettori ministeriali, dei giornalisti, dai politici e dei faccendieri indagati anche a Salerno per corruzione giudiziaria, minacce, calunnie, rivelazioni di segreti ai danni di De Magistris. Denunciarono le interferenze dei suoi capi, Lombardi e Murone, nelle indagini. Rivelazioni agghiaccianti che avrebbero dovuto suggerire l’immediata sospensione dei magistrati coinvolti e l’immediato stop a ogni procedimento disciplinare a carico del pm.

La difesa di De Magistris questo chiese: che si attendesse l’esito delle indagini di Salerno. Il Csm non volle sentire ragioni e procedette con la foga di un plotone di esecuzione. Quasi che la sentenza di condanna fosse già scritta. Per fortuna, ogni tanto, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Contrariamente alla macabra profezia di Chiaravalloti, De Magistris ha finito di difendersi, e ora si spera che qualcun altro prenda il suo posto. C’è un giudice a Berlino. Anzi, a Salerno.

09 giugno, 2008 12:26  
Anonymous Anonimo said...

ANCORA DAL SITO VOGLIOSCENDERE.IT:

8 giugno 2008, in Marco Travaglio
Balle spaziali 2
285
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Ora d'aria
l'Unità, 7 giugno 2008

Nel paese dove il capo del governo smentisce una legge firmata da lui definendola “medievale”, poi dice che parlavo “a titolo personale” quasi fosse un passante, dunque la legge rimane anche se non ha senso ed è medievale, si può dire di tutto. E anche scriverlo. “Il Giornale” della ditta, che pare l’inserto umoristico di “Geppo” e “Tiramolla”, quando si tratta di baggianate non si tira mai indietro. Ieri per esempio quello biondo con le mèches, in un editoriale di alta politologia, se la prendeva con le “canaglie razziste” le quali sostengono che Renato Brunetta è piccolo, e per estensione con chiunque insinui che il Cainano è basso (mentre, a suo dire, sarebbe addirittura “alto come Prodi”, non si sa se coi trampoli o coi tacchi a spillo).

Giusto. Rettifichiamo volentieri anche per conto terzi: Brunetta è un corazziere, il Cainano è un watusso coi boccoli alla Shirley Temple, e quello biondo con le mèches che scrive sul Giornale è un giornalista. Sempre sul supplemento di Tiramolla compare un’intera pagina a firma Geronimo, noto nei migliori penitenziari come Paolo Cirino Pomicino, dal titolo decisamente impegnativo: “La verità su Mani Pulite: Scalfaro si piegò ai pm”. Visto l’autore, c’era da attendersi piuttosto un titolo del tipo: “La verità su Mani Pulite: ecco come intascai 5,5 miliardi di lire dalla Montedison e ne girai una parte a Salvo Lima”. Oppure: “La verità su Mani Pulite: ecco come fui condannato per finanziamento illecito e patteggiai per corruzione sui fondi neri Eni”.

Invece no: il noto pregiudicato ce l’ha con Scalfaro, che all’epoca osava persino non rubare. Pomicino scrive falsamente che i fondi neri del Sisde “non gli furono mai contestati” perché da Presidente aveva “assecondato la Procura di Milano”. Balle: del Sisde s’occupava la Procura di Roma, che regolarmente indagò Scalfaro per abuso d’ufficio al termine del suo mandato e poi archiviò tutto perché non riscontrò alcun reato, come del resto aveva fatto per altri ex ministri dell’Interno (Cossiga e Mancino).

Ma cogliamo fior da fiore dalla “verità” pomicina: “Amato ha finalmente avuto il coraggio di definire ‘riprovevole’ l’uscita televisiva del pool Mani pulite contro la depenalizzazione del finanziamento illecito…”. Falso: non vi fu alcuna uscita televisiva del pool; solo un comunicato letto da Borrelli per smentire la bugia di Amato, cioè che il decreto Conso l’avesse chiesto il pool. “Amato inviò Francesca Contri da Borrelli per avere un suo placet sul provvedimento e lo ottenne”. Falso: a parte che la Contri si chiama Fernanda, sia lei sia Borrelli han sempre smentito. Con quel decreto, per Pomicino, “il pool non avrebbe potuto più arrestare per finanziamento illecito”. A parte il fatto che il pool non arrestava nessuno (era ed è compito del gip), nessuno fu mai arrestato per finanziamento illecito, perché la legge non lo consente: gli arresti erano per corruzione, concussione, falso in bilancio e così via.

“La mattina di domenica 7 marzo ‘93 ci fu in diretta tv la minaccia ’democratica’ del pool delle proprie dimissioni dinanzi all’eventuale promulgazione del decreto”. Altra superballa: l’anziano ras andreottiano in preda ai vuoti di memoria, confonde quel che accadde il 7 marzo ’93 (decreto Conso, governo Amato) con quel che successe il 14 luglio ‘94 (decreto Biondi, governo Berlusconi I). Sul decreto Conso parla solo Borrelli (naturalmente non “in diretta tv”: legge un comunicato ai giornalisti) per dire che il Parlamento e il governo sono “sovrani”, i pm obbediranno alla legge “quale che sia”, ma non si dica che il decreto l’han chiesto loro perché è falso. Nessun accenno a dimissioni. Sul decreto Biondi parla Di Pietro circondato dai colleghi Davigo, Colombo e Greco. Borrelli non c’è: l’iniziativa è dei sostituti che gli chiedono di esonerarli dalle indagini su Tangentopoli, visto che per quei reati il decreto vieta il carcere preventivo (ma non per gli altri, creando imputati di serie A e serie B) e agevola le fughe e gli inquinamenti di prove (dopodichè Fini e Bossi costringono Berlusconi a ritirare la porcata).

Ora la memoria può tradire, selettivamente, Pomicino. Ma non dovrebbe tradire un giornale degno di questo nome. Infatti Il Giornale ha preso per buone le balle pomicine sul decreto Conso del 1993, le ha intitolate ”tutta la verità” e le ha illustrate con una megafoto della conferenza stampa del Pool contro il decreto Biondi (1994) con questa didascalia: “Il documento: un’immagine della conferenza stampa in cui Di Pietro bocciò il decreto del governo Amato”. Ecco. Pomicino mente con pensieri, opere e omissioni. Il Giornale mente pure con le foto.

09 giugno, 2008 12:32  

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