10 luglio 2008

8 luglio 2008, Beppe Grillo a Piazza Navona

per me le parole di quest'uomo sono forti e polemiche, devono essere così, in questo momento, quindi, simpaticissimo e bravissimo sig. Camilleri non faccia il solito intellettuale inutile. Cacciamo un pò tutti le palle!

4 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Riporto il testo dell'intervento di GRILLO di ieri, in piazza Navona a Roma:

"Italiani! Non siamo collegati per un incidente “tecnico”. Ero collegato fino a quattro, dieci minuti fa. Andava tutto bene. Poi, stranamente, manca il segnale. Allora, voi vi dovete immaginare. Io mi devo immaginare voi e voi dovete immaginare me. Non immaginatemi più grasso, cattivo, sudante e che spara parolacce. Ho fatto un corso “gandhiano” e la parola più schifosa che mi è uscita negli ultimi sei mesi è: “belin!”. Quindi, immaginatemi più snello, dimagrito e molto “per bene”. Non ho intenzione di offendere nessuno. Io voglio cercare di immaginare voi; il perché siete lì. Voi che siete quaranta, settantamila – la Questura dirà 2.500 – perché siete li? Siete lì anche per dimostrare la vostra esistenza, cari amici. Io forse ce l’ho più con voi che con gli psiconani, ballerini e affini. Io ce l’ho con questa grande, straordinaria presa per il culo, che da quindici anni fanno ai cittadini italiani. Una grandissima presa per il culo di questo governo finto e di questa opposizione finta. Ecco perché ci troviamo in questa situazione. Voi siete lì e io sono qua a parlare, non so a chi. Ormai c’è un delirio totale. Lo psiconano, Berlusconi, è andato in Giappone per il G8 e ha collezionato un’altra figura di merda, in nome e per conto del popolo italiano. Io con questa parola, “Popolo Italiano”, non mi ci identifico più, cari signori. E io vorrei – ho parlato anche col mio avvocato – che ogni volta che Berlusconi nomina il popolo italiano, faccia una postilla: “tranne la famiglia Grillo!”. Bene, ma non è neanche colpa dello psiconano. Lo psiconano è solo l’effetto. La causa è quella che ho detto prima. C’è stato un partito unico. Un partito unico per quindici anni. Hanno fatto finta. Prodi, Berlusconi, D’Alema, Berlusconi. È tutta una presa per il culo. Allora, cosa bisogna fare? Non lo so cosa bisogna fare. Questo è un governo, cari amici, che vive con marchette televisive. In qualsiasi popolo, in qualsiasi paese del mondo, totalitario o democratico, se un premier avesse telefonato per vendere della fica in leasing, come ha fatto il nostro premier, per corrompere dei senatori, per far cadere il governo, sarebbe arrestato per colpo di stato. Non è importante la fica, cari amici, è importante quello che vuole la gente. E lui dà quello che vuole la gente. Un certo tipo di gente. In nessuno Stato del mondo ci sarebbe un premier che ha corrotto col suo legale, Previti, un giudice per acquistare la più grande compagnia editoriale del Paese. Che Paese è diventato questo? Ecco perché ce l’ho.
Conflitto di interessi. Cazzo. La Sinistra e il conflitto di interessi. La prima cosa che doveva fare era la legge sul conflitto di interessi. Ma è un conflitto che riguarda anche i loro interessi. Ecco perché io sono così alterato. Ma è dir poco, alterato.
Sono andati oltre. Non so chi sia questo Veltroni-Topo Gigio. È il nuovo Mastella? Chi è? Chi è questo grande personaggio? Non è neanche un uomo. È un soggetto! Cos’è? È un avverbio! Che cos’è? Non riesco a capire neanche cosa siano i suoi discorsi. Mette un aggettivo e dei sostantivi. Lui non ha né cuore, né polmoni, né cervello. Ha solo dei sostantivi. Come i suoi discorsi. Ha fatto delle cose memorabili e sarà ricordato nella storia. In tre mesi. La prima cosa che ha fatto, da statista, è andare a parlare di istituzioni con lo psiconano: un prescritto iscritto alla P2, invece che con i suoi collaboratori e i suoi alleati. In tre mesi ha fatto cose straordinarie Topo Gigio-Veltroni. In tre mesi ha: sciolto il governo, perso il Comune di Roma e disintegrato tutti partiti di sinistra. È il più grande alleato della nanoparticella tossica che esista in natura. E allora, allora io voglio capire in che Paese siamo e perché siamo lì.
Perché siamo qui a parlarci? C’è stato solo un partito. Solo un partito in Italia: Forza DS. E questo ha sfasciato lo Stato. Allora, ci vorrebbe una persona chiara. Ci vorrebbe un curatore fallimentare, in Italia. Perché lo Stato è fallito!
Italiani! Lo Stato è fallito! Vi do due dati, così, a caso. Abbiamo uno dei debiti pubblici più grandi del mondo: 1.647 miliardi di euro. Ogni anno aumenta di 80 miliardi per gli interessi. Solo a Marzo abbiamo pagato 23 miliardi di interessi sul debito. Nel 2008 chiuderanno 300.000 aziende. 300.000. E le altre piccole aziende sono in mano alle banche con dei debiti che arrivano a 780 miliardi di euro. Non fallirà solo lo Stato. Falliranno le banche e ve ne accorgerete quando l'Esercito, invece dell'immondizia di Napoli, presiederà l'Unicredit e le banche vicine.
Allora che cosa dobbiamo fare? Io non lo so cosa dobbiamo fare.
Lì parlate di giustizia. Abbiamo avuto delle votazioni ignobili, completamente illegali, nessuno poteva dare il voto di preferenza. C'erano delle coalizioni di partiti improbabili. Avevano lo stesso piano industriale. Lo psiconano è il garante di un comitato d'affari, ve lo mettete in testa, che è la stessa cosa?

Parliamo di giustizia o di che cosa? Abbiamo 18 condannati in via definitiva in Parlamento. Cazzo, 18 condannati sono ancora lì e se Mangano, lo stalliere di Arcore, era un eroe questi 18 condannati in Parlamento sono i supereroi. Grandi supereroi con i super poteri. Sapete qual è il loro super potere? È il silenzio: non parleranno mai contro il loro padrone. Io che sono un comico devo incazzarmi e devo dire questo, devo dire che questo Paese non c'è più! Quale giustizia? Dov'eravate voi? Vi vorrei guardare in faccia DS e Margherita, dov'eravate quando hanno fatto l'indulto? Che differenza c'è tra le leggi di Berlusconi che ammazza 100 mila processi e l'indulto? Non c'è nessuna differenza.
Abbiamo tre Regioni in preda alla Mafia. Quando siamo andati all'Euro Parlamento a Strasburgo, De Magistris ha spiegato benissimo ai nostri parlamentari da 20 mila euro al mese. Ha spiegato che 8 miliardi di euro se li erano disintegrati tre Regioni. Solo la Calabria 5 miliardi in depuratori, la Campania in impianti per lo smaltimento rifiuti mai fatti. Che cosa sta succedendo a questo Paese? Non c'è più niente.
1.300 morti. Non sono morti, così, sul lavoro. Sono assassinati sul lavoro perché non investiamo nulla sulla sicurezza sul lavoro. Parlate con Renzo Piano. Preventivano le morti dei grandi lavori: nel Ponte sullo Stretto è stato statisticamente provato che in 10 anni potrebbero morire 23 persone, è già nella statistica. Andate a vedere quante persone muoiono in un cantiere in Giappone. Renzo Piano ha fatto un aeroporto in Giappone in 10 anni e non è morto nessuno. Nessuno è morto.
Invito un po’ a pensare ai cittadini, perché la politica è finita. I partiti si sono suicidati tutti e i cittadini si devono riprendere in mano la loro vita, con i loro risparmi, i loro soldi, la loro vita sentimentale familiare, la loro vita di consumatori e di azionisti. Riprendersela in mano. E invece cosa succede? La nano particella impazzita tossico nociva va in Giappone e dice che a Vicenza amplierà la base militare americana perché il suo amico menomato mentale Bush gli ha detto di ampliarla. C'è un referendum in atto a Vicenza: decideranno i cittadini se ampliarla o no e non un psiconano. Dove sono andati i cittadini? Esclusi da tutto.
Un altro ministro, che non so da dove è uscito, si chiama Zaia. È un organismo modificato geneticamente lui e parla degli OGM dicendo cose da fantascienza. Dice che dato che l'80% dei cittadini è contro gli OGM, “faremo una verifica e un controllo per fare una prova con gli OGM in Italia”. Ecco la prova che noi non contiamo più niente. Facciamo il referendum sulla la Legge Elettorale e prima facciamo le elezioni e poi il referendum. Portiamo un milione e mezzo di firme l'11 luglio a Roma e li butteranno nel cesso. Non ci siamo più come cittadini. Non c'è rimasto più niente.
Vi chiedo una cosa, per cortesia. Ritornate a cominciare a vedere di riprendervi la vostra vita. Cazzo, spostano giudici, spostano processi, spostano qualsiasi cosa. Fanno la banda dei quattro: la legge Schifo-Alfano. Le quattro più alte cariche dello Stato sono immuni da ogni tipo di giustizia. Potranno delinquere e non gli succederà nulla. Chi sono questi quattro? Abbiamo Schifani che, come dice Travaglio e i libri di Abbate, si vede chi era. Ha delle amicizie per lo meno dubbie di mafiosi post datati. Berlusconi, uno prescritto iscritto alla P2. Ma chi sono queste persone qua? Com'è potuto succedere?
Chi è Fini, la badante di Berlusconi? L'hanno fotografato sullo yacht di Tronchetti Provera.
Ora vai a vedere che sullo yacht di Tronchetti Provera c'è la terza carica dello Stato. Quando, nel momento in cui sale sulla barca, la Telecom manda sulla strada oltre 20 mila famiglie. È questa l'Italia che dobbiamo preparare ai nostri figli?
Che cosa sta succedendo? Questo è uno Stato fallito. La Telecom ne licenzierà 20 mila, l'Alitalia 8 mila, con Air France erano 2 mila. Poi gli altri, come la Fiat che a piacere licenzierà. Sono anni che dico che fanno insider trading, che truccano bilanci. È il trucco del bilancio, ormai.
Sono le falsificazioni che fanno normalmente. E allora dovremmo avere il coraggio di prendere un curatore fallimentare che ci dica: “Signori, è finita. Signori, il debito va congelato per 5, 6 anni. Signori, bisogna abolire le province, bisogna raggruppare i comuni sotto i 10.000 abitanti, bisogna snellire lo Stato. Bisogna rilanciare le piccole imprese, che pagano prima l’IVA, pagano prima le tasse dell’anno dopo, invece noi cosa facciamo? Impronte digitali ai Rom e allora nessuno vi ha mai detto perché abbiamo i Rom qui? Allora non ve l’ha detto la Bonino, non ve l’ha detto Frattini. Noi abbiamo fatto un bel baratto, cari signori. Abbiamo barattato 22.000 imprese italiane in Romania, finanziate con i nostri soldi, attraverso i fondi europei, dove ci sono i nostri soldi. Abbiamo finanziato 22.000 imprese là, contro i 220.000 rumeni qua. Uno scambio di flussi. La Confindustria non dice nulla, i sindacati non dicono nulla. Cazzo non dicono nulla!
Dovevamo fare una fare una manifestazione. Dovevamo fare una fare una manifestazione. Dovevamo fare una fare una manifestazione il 25 luglio. Era un “Gita su Roma”. Era una cosa goliardica con le biciclette, i monopattini, le carrozzelle. E fare un itinerario e passare davanti alle rovine, intese come le sedi dei nostri ex partiti. Le rovine. Con una guida che spiegava chi erano e cosa facevano. Da Azzurro Caltagirone, alla nanoparticella psicotica. Potevamo divertirci anche un po’. E allora la Questura, dato che hanno un accordo – non è un legge, è un accordo – la Questura di Roma ha un accordo con i sindacati e i partiti, per non far fare manifestazioni davanti alle sedi dei sindacati e alle sedi dei partiti. Che sono luoghi pubblici, finanziati dai cittadini italiani. E allora che cosa volete che vi dica io?
Dicono che offendo il Presidente della Repubblica. Io Morfeo non l’ho mai offeso. Sonnecchia. Firma delle cose. Questo patto della “Banda dei 4”. Ha firmato una cosa… Ve lo immaginate voi Pertini che firmava una legge che lo rendeva immune dalla giustizia italiana? Ma io non mi immagino neanche Ciampi, non riesco neanche a immaginarmi Scalfaro a fare una cosa così. E allora chi è questo uomo qua? Chi difende? È un primo cittadino o un uno che difende i partiti politici? Chi è? Quando c’era Chiaiano, la discarica: la Polizia contro le famiglie, a Napoli, la sua città. Lui dove festeggiava? Dove andava? È andata da una famiglia di Chiaiano a festeggiare qualcosa? Era a Capri a sentire della musica con due inquisiti: Bassolino e la moglie di Mastella.
E allora, che esempio ho io da questa gente? Quale esempio ho?
Non ne voglio più sapere di questa gente. Non ne voglio più sapere! E c’è una cosa che farà giustizia, cari amici. E non sarà più la politica, la destra, la sinistra, i comici, l’antipolitica, la demagogia. Farà giustizia l’economia. Il petrolio cambierà il mondo. Lo sta cambiando.
E questa gente non riesce a capire. E parla di nucleare. Oggi sul Corriere c’era un articolo sul nucleare, a favore del nucleare. Se raddoppiassimo tutte le centrali, avremmo il 15% dell’energia mondiale prodotta dal nucleare. Nucleare, che se non è sovvenzionato dalle tasse dei cittadini, non l’avrebbe fatto nessuno. Nucleare che è sicuro! E allora, se è sicuro, come mai non c’è nessuna compagnia di assicurazione che offre una assicurazione su una centrale nucleare? C’è il problema delle scorie. Non si sa dove metterle. L’uranio finirà tra cinquant’anni. Questa è gente che non sa. Oltre a essere disonesti culturalmente, sono meschini come persone. Non ne voglio più sapere.
Bene, il prossimo anno ci saranno le elezioni amministrative. Cominciamo dal basso. Io sosterrò tutte le liste civiche che vorranno occuparsi del loro Comune e della loro Regione. Io sarò in prima fila.
Mi dispiace per questa manifestazione che era una cosa pacifica. Abbiamo fatto 140.000 persone a Torino, non è successo nulla. Abbiamo messo 40.000 persone a Bologna. Un milione e mezzo in tutte le città italiane. Non è successo un incidente. Loro vogliono l’incidente. Avrebbero voluto che io la facessi lo stesso la manifestazione, il 25. Perché magari ci scappa il morto. La colpa è dell’antipolitica, del Grillo. Me li vedo già i titoli di domani, sui giornali.
Allora, voglio dire ai ragazzi che hanno preso biglietti, organizzato pullmann, di non buttarsi giù. Organizzeremo qualcosa. Nemmeno più in Italia. Andremo a Strasburgo, andremo a Brussel, se ci danno il permesso. Faremo dei pullmann e andremo a manifestare all’estero come è ridotto il nostro Paese.
Quindi, coraggio. E a tutti quelli che hanno causato questa disintegrazione del nostro Paese, tutti quelli che l’hanno fatto fallire, io do solo un consiglio: “Fatevi un passaporto, un gran bel passaporto, e andate tutti a ‘fanculo!”

10 luglio, 2008 11:27  
Anonymous Anonimo said...

DAL BLOG DI ANTONIO DI PIETRO:

Ieri Piazza Navona era piena di cittadini che, per una volta, hanno avuto la possibilità di protestare contro la deriva antidemocratica del Paese. Sul palco si sono alternate diverse voci. Non erano voci allineate. Non erano - come non dovevano essere - interventi concordati. Non c’era la censura dei partiti e di quella parte dei media a loro asservita.
Le decine di migliaia di persone presenti hanno applaudito gli interventi, tutti gli interventi, chi più chi meno, a seconda della condivisione o meno dei concetti espressi dagli oratori. E c’è anche chi ha dissentito sui modi e sui toni di qualche oratore, quando non ne ha condiviso i concetti o le espressioni usate.
Era una piazza finalmente libera: libera di sorridere per la satira, di indignarsi per le leggi ad personam, di condividere proposte e proteste, di dissociarsi quando non condivideva, di ascoltare in riverente silenzio le severe poesie di Camilleri (che - provate a riascoltarle - erano ancor più dissacranti delle battute satiriche di Sabina Guzzanti).
Insomma, ieri abbiamo assistito ad un magnifico e splendido atto di democrazia diretta, senza formalismi e senza ipocrisie.
Oggi, sui giornali e sulle reti unificate radio-Tv abbiamo letto e sentito tutt’altra musica. La manifestazione è stata descritta come una associazione a delinquere, i suoi partecipanti come pazzi esaltati ed invasati, i suoi organizzatori dei cospiratori, tanto da aver indotto la Procura della Repubblica a ritagliare i fondi di giornali per aprire un’indagine penale per vilipendio alle istituzioni. Per inciso: ben vengano, le inchieste penali: serviranno alla fine ad avere una sentenza che – con il conseguente inevitabile proscioglimento – sanzioneranno la legittimità e la bontà della manifestazione stessa.
Però quanta gelosia e quanta invidia da parte del mondo politico sconfitto dalla piazza! Tutti a criminalizzare questa o quella pagliuzza di frase, estrapolata dal contesto per nascondere la trave delle vergognose leggi ad personam che si stanno approvando, l’umiliazione di un Parlamento prostrato ai voleri di un caudillo, la mutilazione dell’Informazione dal suo diritto-dovere di informare i cittadini. Questi comportamenti costituiscono vilipendio e oltraggio alle istituzioni, non chi si oppone ed essi chiamando a raccolta il popolo sovrano.
Da Piazza Navona, perciò, non voglio dissociarmi perché mi sono sentito a casa mia. Sia quando ho condiviso ciò che gli altri oratori hanno detto, sia quando non l’ho condiviso. Ed in effetti non ho condiviso chi ha tirato in ballo la Chiesa ed il Papa e l’ho detto. La manifestazione era, doveva – e deve - rimanere una discussione aperta e serena per criticare politicamente il Presidente del Consiglio Berlusconi che non c’azzecca nulla con il Papa e che al contrario rischia – come sta rischiando – per dare l’occasione ai professionisti della disinformazione di spostare l’attenzione dell’opinione pubblica dalle questione vera che in quella manifestazione chi vi ha partecipato ha voluto evidenziare.
Da qui, però, a criminalizzare gli oratori che hanno espresso idee diverse non ci sto! Da più parti sento dire che noi organizzatori – conoscendo la storia personale degli oratori - non dovevamo invitare alcuni di essi. Accidenti, che lezione di democrazia! Secondo questi sapientoni del giorno dopo, dovevamo prima obbligarli a mettere per iscritto le loro dichiarazioni e quindi censurare ciò che poteva dare fastidio al potere costituito.
No, non ci sto! A mio avviso la vera democrazia c’è solo e fin tanto che a tutti viene riconosciuto il diritto di esprimere il proprio pensiero!
Ed allora, lasciatemelo gridare ad alta voce: io non mi dissocio dalla manifestazione di ieri. Non mi dissocio dalle parole di Grillo. Non mi dissocio dalle parole di Travaglio. Non mi dissocio dalle persone di Piazza Navona. Certo, non avrei fatto ricorso alle espressioni utilizzate da Sabina Guzzanti (ed anche questo ho precisato pubblicamente) ma io di mestiere non faccio satira come lei e quindi non ho bisogno di ricorrere ai paradossi ed alle iperbole per meglio far comprendere il problema.
Esiste un diritto di critica e ieri è stato esercitato. Si può essere d’accordo o meno, ma vanno valutate le ragioni della critica, non i toni utilizzati, o quantomeno entrambi. Certamente non solo i toni. Altrimenti si fugge dal problema. O peggio, si è accondiscendenti.
Ed il problema politico che abbiamo di fronte oggi è molto semplice: Il centro sinistra ha perso le elezioni. Berlusconi ha vinto e sta facendo le leggi che gli servono per i suoi interessi, aziendali e giudiziari. Non possiamo pensare che sia tutto un destino ineluttabile. Se la coalizione riformista ha perso le elezioni è proprio perché – quando governava - non sempre ha saputo distinguersi dalle politiche berlusconiane. L’apertura a Berlusconi prima, durante – e addirittura dopo la campagna elettorale è stato ed è un errore politico, signori dirigenti del Partito Democratico. Vogliamo discuterne? Ieri è stato affermato in piazza che la legge sull’indulto e la legge blocca processi hanno la stessa origine, la stessa matrice politica trasversale: servono a salvaguardare la Casta. Ed è vero, non lo si può negare.
Il centro sinistra ha perso consensi nel Paese, e forse anche le elezioni, per aver appoggiato l’indulto. Vogliamo discuterne o, invece, demonizzare chi lo ha gridato? E dire, scrivere, insinuare che in piazza c’erano i fascisti mentre alcuni di questi, insieme ai condannati, siedono anche in Parlamento?
Oggi, molti ripropongono il dialogo con Berlusconi e criticano noi che non lo vogliamo. Vogliamo confrontarci su chi ha ragione? E vogliamo informarci meglio su cosa ne pensano i nostri elettori?
Nessuno pensi di poter intimidire l’Italia dei Valori, con aut-aut di sorta! La nostra forza ci proviene direttamente dai cittadini che ci hanno votato e solo ad essi dobbiamo ubbidire, non ad altri!

10 luglio, 2008 12:07  
Anonymous Anonimo said...

DAL BLOG DI PIERO RICCA (condivido il suo giudizio sull'organizzazione dell'evento di Piazza Navona) :

Rieccoci a Milano, al ritorno da Roma.
Di buon mattino, ieri, ci siamo appostati davanti alla Camera per fare qualche domanda e rivolgere qualche critica ai deputati. E’ la forma più diretta di vigilanza democratica. Ed è un’esperienza formativa, la consiglio a tutti. Non c’è niente di più antipolitico dell’attuale partitica. Le facce, i modi, i silenzi che oppongono e le risposte che danno. Il fastidio che mostrano di fronte a domande non concordate, l’ignoranza, la spudoratezza e il servilismo di molti di loro. Tema del giorno il Lodo Alfano, per l’impunità del “premier” imputato, calendarizzato a tempo di record dal fedelissimo alleato Gianfranco Fini. Se tutto va bene, entro luglio il padrone risolverà le grane giudiziarie senza bisogno di bloccare centomila processi. Non ci sono precedenti se non nella “Fattoria degli animali”. E ce la raccontano come una concessione da statista.

La prima che abbiamo beccata è stata la ministra Prestigiacomo. Appena le ho posto la questione, ha risposto che ero “brutto e maleducato” e se l’è filata con i suoi due portaborse. Pochi minuti dopo avevamo alle calcagna due agenti in borghese. Poi, a mano a mano che entravano e uscivano, abbiamo provato a interpellare il generale Speciale, Renato Farina, Barbareschi, l’ex ministro Visco, Enrico Letta, Bruno Tabacci, la Mussolini, Landolfi, Donadi, Vietti, Ferrero e vari altri.

Le vecchie glorie non mancano mai, un giretto nel palazzo lo fanno sempre: ci hanno rilasciato dichiarazioni pure Mariotto Segni, tuttora impegnato contro la “Casta”, e l’ex ministro Darida, inferocito contro le toghe rosse.

Il siparietto più divertente è stato con l’onorevole-avvocato Ghedini. Son giorni di super lavoro per il difensore di Berlusconi. Udienze a Napoli, Olbia e Milano; un procedimento al Tribunale dei ministri, ricusazioni di giudici, trasferimenti di processi, leggi su misura, interviste a raffica per difendere le peggiori porcate. L’avevo incrociato il giorno prima a Milano a margine del processo Mills, l’ho rivisto ieri davanti all’Hotel Nazionale. Garbato, affabile, disponibile, Ghedini è una delle espressioni più sofisticate dell’Italietta berlusconiana. Mente con ammirevole disinvoltura, sostiene ragioni indifendibili, ribalta logica, verità, senso comune senza mai perdere il sorriso. Avvocato del “premier” e legislatore su misura, Ghedini è l’incarnazione del conflitto di interessi, ma se glielo fai notare ti risponde che lui, come avvocato, vuole assolutamente arrivare a sentenza in quel famoso processo poiché è certo dell’assoluzione; come deputato, tuttavia, voterà con convinzione - e contro il suo interesse professionale - l’immunità penale per il suo cliente. Si tratta - spiega - di una norma necessaria “per evitare polemiche e sospetti di interesse personale nelle future riforme in materia di giustizia”.

Alle 18 siamo andati a piazza Navona. La manifestazione era necessaria ed è riuscita sul piano della partecipazione. Si sono ascoltati interventi efficaci, che hanno ricordato valori fondamentali, a testimonianza di una parte d’Italia che non si rassegna al trionfo di un regime politico incostituzionale. Naturalmente i media hanno raccontato a chi non c’era tutta un’altra storia, evidenziando in modo strumentale nei titoli e nei commenti due o tre frasi: le battute di Sabina Guzzanti su Mara Carfagna e sul Papa, la critica di Grillo a Napolitano. Il gioco è noto e si chiama manipolazione. Il regime politico incostituzionale si fonda su un regime mediatico di tipo squadrista. Chi non si adegua allo spirito dei tempi viene colpito senza esclusione di colpi.

Conoscendo il gioco, i promotori della manifestazione - Flores, Pardi, Furio Colombo e Di Pietro -avrebbero dovuto essere più accorti nel calibrare la linea e dunque nella scelta dei relatori. Non è una questione di libertà di critica o di satira e nemmeno di condivisione di contenuti: è innegabile che Mara Carfagna non è Rita Borsellino e che Napolitano non è Pertini. Il fatto è che doversi dissociare da una manifestazione che si è convocata è una figura da peracottari. Se si considerano inopportune alcune uscite, non si può pretendere l’autocensura da un Grillo e da una Sabina Guzzanti dopo averli invitati a parlare. Sono leggerezze che il regime mediatico non perdona. Un lusso che di questi tempi non ci è concesso.

10 luglio, 2008 12:28  
Anonymous Anonimo said...

COMMENTO DI TRAVAGLIO ALLA MANIFESTAZIONE DI PIAZZA NAVONA:

l'Unità, 10 luglio 2008
Lettera aperta al direttore

Caro direttore,
quando tutta la stampa (Unità compresa), tutte le tv e persino alcuni protagonisti dicono la stessa cosa, e cioè che l’altroieri in Piazza Navona due comici (Beppe Grillo e Sabina Guzzanti) e un giornalista (il sottoscritto) avrebbero “insultato” e addirittura “vilipeso” il capo dello Stato italiano e quello vaticano, la prima reazione è inevitabile: mi sono perso qualcosa? Mi sono distratto e non ho sentito alcune cose - le più gravi - dette da Beppe, da Sabina e da me stesso? Poi ho controllato direttamente sui video, tutti disponibili su you tube e sui siti di vari giornali, e sono spiacente di comunicarti che nulla di ciò che è stato scritto e detto da tv e giornali (Unità compresa) è realmente accaduto: nessuno ha insultato né vilipeso Giorgio Napolitano né Benedetto XVI. Nessuno ha “rovinato una bella piazza”. E’ stata, come tu hai potuto constatare de visu, una manifestazione di grande successo, sia per la folla, sia per la qualità degli interventi (escluso ovviamente il mio).

Per la prima volta si sono fuse in una cinque piazze che finora si erano soltanto sfiorate: quella di Di Pietro, quella di molti elettori del Pd, quella della sinistra cosiddetta radicale, quella dei girotondi e quella dei grillini, non sempre sovrapponibili. E un minimo di rigetto era da mettere in conto. Ma è stata una bella piazza plurale, sia sotto che sopra il palco: idee, linguaggi, culture, sensibilità, mestieri diversi, uniti da un solo obiettivo. Cacciare il Caimano. Le prese di distanza e i distinguo interni, per non parlare delle polemiche esterne, sono un prodotto autoreferenziale del Palazzo (chi fa politica deve tener conto degli alleati, delle opportunità, degli elettori, di cui per fortuna gli artisti e i giornalisti, essendo “impolitici”, possono tranquillamente infischiarsi). La gente invece ha applaudito Grillo e Sabina come Colombo (anche quando ha chiesto consensi per Napolitano), Di Pietro, Flores e gli altri oratori, ma anche i politici delle più varie provenienze venuti a manifestare silenziosamente. Applausi contraddittorii, visto che gli applauditi dicevano cose diverse? Non credo proprio. Era chiaro a tutti che il bersaglio era il regime berlusconiano con le sue leggi canaglia, compresi ovviamente quanti non gli si oppongono.

Come mai allora questa percezione non è emersa, nemmeno nei commenti delle persone più vicine, come per esempio te e Furio? Io temo che viviamo tutti nel Truman Show inaugurato 15 anni fa da Al Tappone, che ci ha imposto paletti (anche mentali) sempre più assurdi e ci ha costretti, senza nemmeno rendercene conto, a rinunciare ogni giorno a un pezzettino della nostra libertà. Per cui oggi troviamo eccessivo, o addirittura intollerabile, ciò che qualche anno fa era normale e lo è tuttora nel resto del mondo libero (dove tra l’altro, a parte lo Zimbabwe, non c’è nulla di simile al governo Al Tappone). In Italia l’elenco delle cose che non si possono dire si allunga di giorno in giorno. Negli Stati Uniti, qualche anno fa, uscì senz’alcuno scandalo un libro di Michael Moore dal titolo “Stupid White Man” (pubblicato in Italia da Mondadori…), tutto dedicato alle non eccelse qualità intellettive del presidente Bush. Da dieci anni l’ex presidente Clinton non riesce a uscire da quella che è stata chiamata la “sala orale”. In Francia, la tv pubblica ha trasmesso un programma satirico in cui un attore, parodiando il film “Pulp Fiction” in “Peuple fiction”, irrompe nello studio del presidente Chirac, lo processa sommariamente per le sue innumerevoli menzogne, e poi lo fredda col mitra. A nessuno è mai venuto in mente di parlare di “antibushismo”, di “anticlintonismo”, di “antichirachismo”, di “insulti alla Casa Bianca” o di “vilipendio all’Eliseo”. Tanto più alta è la poltrona su cui siede il politico, tanto più ampio è il diritto di critica e di satira e anche di attacco personale.

Quelli che son risuonati l’altroieri in piazza Navona non erano “insulti”. Erano critiche. Grillo, insolitamente moderato e perfino affettuoso, ha detto che “a Napolitano gli voglio bene, ma sonnecchia come Morfeo e firma tutto”, compreso il via libera al lodo Alfano che crea una “banda dei quattro” con licenza di delinquere. Ha sostenuto che Pertini, Scalfaro e Ciampi non l’avrebbero mai firmato (sui primi due ha ragione: non su Ciampi, che firmò il lodo Schifani). E ha ricordato che l’altro giorno, mentre Napoli boccheggia sotto la monnezza, il presidente era a Capri a festeggiare il compleanno con la signora Mastella, reduce dagli arresti domiciliari, e Bassolino, rinviato a giudizio per truffa alla regione che egli stesso presiede. Tutti dati di fatto che possono essere variamente commentati: non insulti o vilipendi.

Io, in tre parole tre, ho descritto la vergognosa legge Berlusconi che istituisce un’ ”aggravante razziale” e dunque incostituzionale, punendo - per lo stesso reato - gli immigrati irregolari più severamente degli italiani, e mi sono rammaricato del fatto che il Quirinale l’abbia firmata promulgando il decreto sicurezza. Nessun insulto: critica. Veltroni sostiene che io avrei “insultato” anche lui, e che “non è la prima volta”. Lo invito a rivedersi il mio intervento: nessun insulto, un paio di citazioni appena: per il resto la cronistoria puntuale dell’ennesima resurrezione di Al Tappone dalle sue ceneri grazie a chi - come dice Furio Colombo - “confonde il dialogo con i suoi monologhi”. Sono altri dati di fatto, che possono esser variamente valutati, ma non è né insulto né vilipendio. O forse il Colle ha respinto al mittente qualche legge incostituzionale, e non me ne sono accorto? Sono o non sono libero di pensare e di dire che preferivo Scalfaro e i suoi no al Cavaliere? Oppure la libertà di parola, conquistata al prezzo del sangue dai nostri padri, s’è ridotta a libertà di applauso? Forse qualcuno dimentica che quella c’è anche nelle dittature. E’ la libertà di critica che contraddistingue le democrazie. Se poi a esercitarla su temi quali la laicità, gli infortuni sul lavoro, l’ambiente, la malafinanza, la malapolitica, il precariato, la legalità, la libertà d’informazione sono più i comici che i politici, questa non è certo colpa dei comici.

Poi c’è Sabina. Che ha fatto, di tanto grave, Sabina? Ha usato fino in fondo il privilegio della satira, che le consente di chiamare le cose con il loro nome senza le tartuferie e le ipocrisie del politically correct, del politichese e del giornalese: ha tradotto in italiano, con le parole più appropriate, quel che emerge da decine di cronache di giornale sulle presunte telefonate di una signorina dedita ad antichissime attività con l’attuale premier, che poi l’ha promossa ministra. Enrico Fierro ha raccolto l’altro giorno, sull’Unità, i pissi-pissi-bao-bao con cui i giornali di ogni orientamento, da Repubblica al Corriere, dal Riformatorio financo al Giornale, han raccontato quelle presunte chiamate (con la “m”). Ci voleva un quotidiano argentino, il “Clarin”, per usare il termine che comunemente descrive queste cose in Italia: “pompini”, naturalmente di Stato.

Quello di Sabina è stato un capolavoro di invettiva satirica, urticante e spiazzante come dev’essere un’invettiva satirica, senza mediazioni artistiche né perifrasi. Gli ignorantelli di ritorno che gridano “vergogna” non possono sapere che già nell’antica Atene, Aristofane era solito far interrompere le sue commedie con una “paràbasi”, cioè con un’invettiva del corifeo che avanzava verso il pubblico e parlava a nome del commediografo, dicendo la sua sui problemi della città. Anche questa è satira (a meno che qualcuno non la confonda ancora con le barzellette). Si dirà: ma Sabina ha pure mandato il papa all’inferno. Posso garantire che, diversamente da me, lei all’inferno non crede. Quella era un’incursione artistica in un genere letterario inaugurato, se non ricordo male, da Dante Alighieri. Il quale spedì anticipatamente all’inferno il pontefice di allora, Bonifacio VIII, che non gli piaceva più o meno per le stesse ragioni per cui questo papa non piace a lei e a molti: le continue intromissioni del Vaticano nella politica. Anche Dante era girotondino?

Il fatto è che un vasto e variopinto fronte politico-giornalistico aveva preparato i commenti alla manifestazione ancor prima che iniziasse: demonizzatori, giustizialisti, estremisti, forcaioli, nemici delle istituzioni, e ovviamente alleati occulti del Cavaliere. Qualunque cosa fosse accaduta, avrebbero scritto quel che hanno scritto. Lo sapevamo, e abbiamo deciso di non cedere al ricatto, parlando liberamente a chi era venuto per ascoltarci, non per usarci come pedine dei soliti giochetti. Poi, per fortuna, a ristabilire la verità sono arrivati i commenti schiumanti di Al Tappone e di tutto il centrodestra: tutti inferociti perchè la manifestazione spazza via le tentazioni di un’opposizione più morbida o addirittura di un inciucio sul lodo Alfano (ancora martedì sera, a Primo Piano, due direttori della sinistra “che vince”, Polito e Sansonetti, proclamavano in stereo: “Chi se ne frega del lodo Alfano”). La prova migliore del fatto che la manifestazione contro il Caimano e le sue leggi-canaglia è perfettamente riuscita.

10 luglio, 2008 12:41  

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