03 luglio 2008

Dove sono tutti quanti?


Paradosso di Fermi
"Dove sono tutti quanti? Se ci sono così tante civiltà evolute, perché non abbiamo ancora ricevuto prove di vita extraterrestre come trasmissioni di segnali radio, sonde o navi spaziali?".
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CRONACA
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APPROFONDIMENTO
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LEGGEREZZA DEL GIORNO

Lui: "Per te andrei fino in capo al mondo"Lei: "Va bene, però promettimi che ci resterai"
> Anonimo
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DIARIO PERSONALE
Ho avuto il 50% del danno alla moto dalla persona con cui avevo fatto l'incidente. Fine controversia.

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7 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Matrix: dichiarazione del Presidente Berlusconi
3 Luglio 2008

Dichiarazione del Presidente Silvio Berlusconi

“Il governo ha lavorato tanto e benissimo in questi primi due mesi di attività. Non mi pare opportuno e producente intervenire sui temi proposti da Matrix (giustizia e intercettazioni) che farebbero passare in secondo piano le tante cose realizzate dal Governo per cedere il passo ad argomenti e gossip negativi che inquinano ed ammorbano il dibattito politico e parapolitico di questi giorni deviando l’attenzione del Paese dai problemi concreti e dai risultati dell’azione di governo”.

04 luglio, 2008 10:11  
Anonymous Anonimo said...

DAL BLOG DI GRILLO:

Le lettere di licenziamento Telecom stanno arrivando. 5.000 subito, 10.000 a seguire. Un impiegato ci ha mandato la sua avente come oggetto: “Licenziamenti per riduzione di personale – art.24 della legge n.223/1991”. La lettera specifica che Telecom “intende avviare le procedure di mobilità nei confronti di n. 5000 lavoratori eccedenti rispetto alle proprie esigenze tecnico-organizzative”.


La lettera è un campionario di burocrazia, commi, articoli, leggi, disposizioni che hanno un unico significato: "Sei licenziato, la tua famiglia non può più contare sul tuo stipendio".



Telecom spiega in tre punti le motivazioni del licenziamento:

1. “sul versante tecnologico, dalla semplificazione dei processi produttivi che ha inciso sui profili tecnici e sulle funzioni di supporto specialistico, nonché sulle attività di provisioning di rete e servizi, con conseguente necessità di razionalizzazione delle strutture di indirizzo e governo e di quelle territoriali”


2. “per le strutture di mercato, dalla ricomposizione delle attività e delle responsabilità delle mansioni intervenuta nelle funzioni aziendali (quali, ad esempio, il pre e il post sales e la programmazione commerciale), dalla rilevante riduzione delle redditività nell’ambito dei business più tradizionali, dalla progressiva defocalizzazione delle attività di out bound e della semplificazione dei processi di back end”


3. “per le funzioni di Staff, dalle esigenze di razionalizzazione della struttura aziendale connesse al completamento di fusione societaria e organizzativa di Telecom Italia S.p.A. e di TIM S.p.A., nonché all’integrazione delle Staff centrali e di ex Opertions e Corporate”


L’ex dipendente Telecom potrà quindi spiegare ai suoi figli che è stato licenziato per “progressiva defocalizzazione delle attività di out bound e della semplificazione dei processi di back end” o, in alternativa, per “la semplificazione dei processi produttivi che ha inciso sulle attività di provisioning di rete e servizi”.


I figli potrebbero chiedere se i motivi sono solo questi o se, invece, l’azienda non sia stata depredata con la vendita di parti produttive, di immobili, di partecipazioni estere per dare i dividendi a Tronchetti e stock option a Buora, Ruggiero, e stipendi tra i più alti di Europa ai dirigenti di fiducia e ai membri del consiglio di amministrazione. I figli potrebbero chiedere perché chi ha messo la sua famiglia in mezzo a una strada è stato premiato con milioni di euro di buonuscita invece di subire una causa da Telecom.


I bambini, i ragazzi, si sa sono ingenui. Sono pezzi 'e core, come direbbero a Napoli. Non riuscirebbero mai a capire le strategie del tronchetto dell’infelicità e perché il loro genitore, forse, sta piangendo di nascosto.


Invito ancora i dipendenti Telecom licenziati a partecipare all’iniziativa della class action contro i precedenti amministratori.

04 luglio, 2008 10:14  
Anonymous Anonimo said...

DA REPUBBLICA.IT:

L'APPELLO / Cento costituzionalisti contro il lodo Alfano
Una raccolta di firme in difesa della Costituzione
Lodo e processi rinviati
strappo all'uguaglianza

I sottoscritti professori ordinari di diritto costituzionale e di discipline equivalenti, vivamente preoccupati per le recenti iniziative legislative intese: 1) a bloccare per un anno i procedimenti penali in corso per fatti commessi prima del 30 giugno 2002, con esclusione dei reati puniti con la pena della reclusione superiore a dieci anni; 2) a reintrodurre nel nostro ordinamento l'immunità temporanea per reati comuni commessi dal Presidente della Repubblica, dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dai Presidenti di Camera e Senato anche prima dell'assunzione della carica, già prevista dall'art. 1 comma 2 della legge n. 140 del 2003, dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 24 del 2004, premesso che l'art. 1, comma 2 della Costituzione, nell'affermare che "La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione", esclude che il popolo possa, col suo voto, rendere giudiziariamente immuni i titolari di cariche elettive e che questi, per il solo fatto di ricoprire cariche istituzionali, siano esentati dal doveroso rispetto della Carta costituzionale, rilevano, con riferimento alla legge di conversione del decreto legge n. 92 del 2008, che gli artt. 2 bis e 2 ter introdotti con emendamento a tale decreto, sollevano insuperabili perplessità di legittimità costituzionale perché: a) essendo del tutto estranei alla logica del cosiddetto decreto-sicurezza, difettano dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza richiesti dall'art. 77, comma 2 Cost. (Corte cost., sentenze n. 171 del 2007 e n. 128 del 2008); b) violano il principio della ragionevole durata dei processi (art. 111, comma 1 Cost., art. 6 Convenzione europea dei diritti dell'uomo); c) pregiudicano l'obbligatorietà dell'azione penale (art. 112 Cost.), in conseguenza della quale il legislatore non ha il potere di sospendere il corso dei processi, ma solo, e tutt'al più, di prevedere criteri - flessibili - cui gli uffici giudiziari debbano ispirarsi nella formazione dei ruoli d'udienza; d) la data del 30 giugno 2002 non presenta alcuna giustificazione obiettiva e razionale; e) non sussiste alcuna ragionevole giustificazione per una così generalizzata sospensione che, alla sua scadenza, produrrebbe ulteriori devastanti effetti di disfunzione della giustizia venendosi a sommare il carico dei processi sospesi a quello dei processi nel frattempo sopravvenuti; rilevano, con riferimento al cosiddetto lodo Alfano, che la sospensione temporanea ivi prevista, concernendo genericamente i reati comuni commessi dai titolari delle sopra indicate quattro alte cariche, viola, oltre alla ragionevole durata dei processi e all'obbligatorietà dell'azione penale, anche e soprattutto l'art. 3, comma 1 Cost., secondo il quale tutti i cittadini "sono eguali davanti alla legge".

Osservano, a tal proposito, che le vigenti deroghe a tale principio in favore di titolari di cariche istituzionali, tutte previste da norme di rango costituzionale o fondate su precisi obblighi costituzionali, riguardano sempre ed esclusivamente atti o fatti compiuti nell'esercizio delle proprie funzioni. Per contro, nel cosiddetto lodo Alfano la titolarità della carica istituzionale viene assunta non già come fondamento e limite dell'immunità "funzionale", bensì come mero pretesto per sospendere l'ordinario corso della giustizia con riferimento a reati "comuni".

Per ciò che attiene all'analogo art. 1, comma 2 della legge n. 140 del 2003, i sottoscritti rilevano che, nel dichiararne l'incostituzionalità con la citata sentenza n. 24 del 2004, la Corte costituzionale si limitò a constatare che la previsione legislativa in questione difettava di tanti requisiti e condizioni (tra cui la doverosa indicazione del presupposto - e cioè dei reati a cui l'immunità andrebbe applicata - e l'altrettanto doveroso pari trattamento dei ministri e dei parlamentari nell'ipotesi dell'immunità, rispettivamente, del Premier e dei Presidenti delle due Camere), tali da renderla inevitabilmente contrastante con i principi dello Stato di diritto.

Ma ciò la Corte fece senza con ciò pregiudicare la questione di fondo, qui sottolineata, della necessità che qualsiasi forma di prerogativa comportante deroghe al principio di eguale sottoposizione di tutti alla giurisdizione penale debba essere introdotta necessariamente ed esclusivamente con una legge costituzionale.

Infine, date le inesatte notizie diffuse al riguardo, i sottoscritti ritengono opportuno ricordare che l'immunità temporanea per reati comuni è prevista solo nelle Costituzioni greca, portoghese, israeliana e francese con riferimento però al solo Presidente della Repubblica, mentre analoga immunità non è prevista per il Presidente del Consiglio e per i Ministri in alcun ordinamento di democrazia parlamentare analogo al nostro, tanto meno nell'ordinamento spagnolo più volte evocato, ma sempre inesattamente.

(4 luglio 2008)

04 luglio, 2008 10:22  
Blogger jim said...

DAL BLOG DI PIERO RICCA:

«Non partecipiamo a manifestazioni che non abbiamo contribuito a promuovere e i cui contenuti non condividiamo. Non ci invitiamo a quelle degli altri. Se partecipiamo, visto che siamo un partito di una certa dimensione, discutiamo della piattaforma. Non manifestiamo a gratis».

Questa dichiarazione, non sementita, è stata attribuita da tutti i giornali a Walter Veltroni, il quale è fermo alla sua idea iniziale: il Pd scenderà in piazza in autunno, ora è prematuro.

Resta da capire per quale motivo Veltroni non condivida i contenuti della manifestazione annunciata per l’otto luglio a Roma contro le ultime leggi canaglia. E che cosa significhi nella sua testa “manifestare a gratis”. La prossima volta che lo vedo glielo domando.

Intanto il romanzo criminale continua.
Il Capobanda ha bisogno di chiudere in fretta. Ha imposto l’approvazione entro la pausa estiva della legge sulle intercettazioni (ne ha bisogno a Napoli), dell’emendamento blocca-processi (ne ha bisogno a Milano) e del Lodo Schifani Bis (ne ha bisogno a vita). Non vuole essere giudicato, né indagato, né criticato. Per questo ha messo all’opera i servi. Lavori parlamentari a tappe forzate. Cavilli dilatorii nelle aule d’udienza. Emendamenti nascosti dentro maxi-decreti. Cambi di procedura repentini, secondo le urgenze tattiche di giornata. Pressioni paramafiose su Quirinale e Consiglio Superiore della Magistratura. Messaggi estorsivi agli oppositori dialoganti. L’ennesima manipolazione mediatica di taglio vittimistico.

Sa di contare su un’opinione pubblica in gran parte cloroformizzata, oppositori in gran parte pavidi, un giornalismo in gran parte addomesticato.

E’ uno spettacolo desolante, di violenza del potere, che già conosciamo. Ed è giusto manifestare pubblicamente il nostro sacrosanto dissenso. L’otto luglio in piazza Navona è l’occasione più vicina. Una delegazione Qml ci sarà.

Post scriptum

Diamo appuntamento a chi abbia voglia e tempo di un caffè insieme, per le ore 17 dell’otto luglio al Caffè Giolitti.

04 luglio, 2008 11:33  
Blogger jim said...

DAI COMMENTI AL BLOG DI PIERO RICCA:

Ha proprio ragione the Economist: piú che “governo ombra”, opposizione fantasma!

04 luglio, 2008 11:35  
Blogger jim said...

DAL BLOG VOGLIOSCENDERE.IT:

Vanity Fair, 2 luglio 2008

L’evoluzione contemporanea della maschera di Totò si chiama Raffaello Follieri. E’ alto, impomatato, vanitoso. Ha 29 anni e la seria prospettiva di passare i prossimi 225 nel carcere di Manhattan che lo ospita da una settimana. La sua colpa non è quella di aver provato a vendere la Fontana di Trevi a un turista americano, ma dei palazzi del Vaticano a un bel po’ di miliardari, amici di Bill Clinton.

Viene da San Giovanni Rotondo, il paese del buisiness su Padre Pio, e quando sbarca a New York, nel 2001, si inventa la favola “del finanziere per conto di Dio”. Offre prezzi scontati per l’acquisto degli immobili e altissimi margini sulle vendite. Dice di avere tutte le chiavi e gli appoggi della Santa Sede. Riesce a entrare nel giro dell’ex presidente Usa e del suo braccio destro Douglas Band. Per fare immagine si fidanza con Anne Hathaway, quella de “Il diavolo veste Prada”. Vive in un appartamento al 46esimo piano, dell’Olimpic Tower, su Central Park, 750 metri quadri, 37 mila dollari al mese. Viaggia in jet privato, su una Mercedes bianca con autista, e su uno yatch da 40 metri parcheggiato ai Caraibi. Quando incontra clienti speciali, fa vestire un paio di suoi collaboratori con abiti talari. Convince un miliardario californiano a investire 50 milioni di dollari nel suo business.

Tutto fila liscio come in un favola. Poi ci si mette di mezzo l’Fbi che non crede alle favole. Hollywood sta già lavorando alla sua storia. Il giudice ha fissato a 21 milioni di dollari la cauzione per la libertà vigilata. La fidanzata è sparita, come l’appartamento, l’autista e lo yatch. Gli resta la sua faccia tosta. Se fosse in Italia gli basterebbe per diventare una vittima del giustizialismo. O per buttarsi in politica.

04 luglio, 2008 11:57  
Anonymous Anonimo said...

DAL BLOG DI GRILLO:

Samanta Di Persio ha scritto un libro: “Morti bianche” che sarà presto pubblicato sul blog a prezzo libero. Mi ha inviato la testimonianza della signora Franca che lotta (inutilmente) per ottenere giustizia per suo marito e suo figlio, caduti sul lavoro, contro prescrizioni, indulti e leggi ad berlusconam.

Di lavoro si muore, ma il problema del Paese sono i pompini.


“Oggi il contatore dei morti sul lavoro è a 533 vittime, l’amarezza è la consapevolezza del suo destino: aumentare. L’attuale governo, ed il precedente, sono impegnati in altro. Ci fanno credere che le emergenze da affrontare non sono la morte di uomini e donne che esercitano il loro diritto per portare il pane a casa. Siamo inchiodati su intercettazioni palesi di come oggi l’obiettivo primario sia raccomandare veline, attrici, ballerine…ma non è dato sapere dettagli… Ma chi glielo spiega alla signora Franca Mulas che il mondo va alla rovescia: chi sbaglia non paga, chi perde marito e figlio sul lavoro non avrà oltre a nessun risarcimento, neanche giustizia. Il nostro Presidente del Consiglio, il perseguitato che trascorre i suoi sabati con gli avvocati, esce indenne da tutti i processi, prescrizioni, leggi ad personam, condoni ecc. Il contentino è qualche decreto legge, testo unico, leggina, però non importa se e come verranno applicati, intanto la vita terrena è un’altra.
Gianfranco porta via dalla Sardegna Franca, per poter garantire alla famiglia una vita migliore. Arrivano a Bergamo. Lui trova lavoro nel settore edile, anche il figlio Luciano a 17 anni viene assunto. E’ una famiglia numerosa, devono darsi da fare, vogliono mantenere una dignità.
Franca: “Il 28 aprile del 2000 Gianfranco e Luciano escono presto di casa. Devono recarsi a Briosco (Mi) per la ristrutturazione di un tetto in legno. Mio marito guidava la gru, verso le 7.30 prese un carico di travi, erano bagnate e si sono sganciate dal mezzo. Sotto c’erano due uomini. Lui ha gridato di spostarsi. Uno si è scansato, l’atro è stato preso in pieno ed è morto sul colpo. L’altro era Luciano, mio figlio. Aveva 22 anni. Dopo questo incidente mio marito venne indagato insieme ai soci dell’impresa. Ho vinto in primo grado e in appello, ma ancora nessuno risarcisce il danno che ho subito. Oltre al dolore, finora ho pagato decine di migliaia di euro al mio avvocato.” La vita di Franca non è stata sconvolta solo per la tragica morte del figlio, ma a distanza di poco più di un anno un altro grave evento sta per accadere. “Da giorni mio marito stava lavorando a Varese, sempre per una ristrutturazione. Mi aveva riferito che il ponteggio sul quale stavano lavorando non era a norma, mi chiese di chiamare la Asl per inviare i tecnici per un controllo. Li chiamai, mi risposero con una raccomandata scrivendo che non c’era personale per poter intervenire. Il 23 luglio una piattaforma si ribalta e mio marito che era sul ponteggio, viene travolto. Il volo di 15 metri me lo strappa come mio figlio.”

Ormai Franca è sola, deve mantenere 5 figli e deve affrontare due processi. Uno dei quali a dicembre cadrà in prescrizione. Una donna addolorata, rancorosa perché sperava nella giustizia. Si è sentita dire: “Hai avuto due morti in famiglia sul lavoro, chissà quanti soldi hai preso!”. Franca non ha avuto né risarcimento e tanto meno giustizia. Nell’ultima udienza il Pm ha dimenticato di citare i testimoni. Nemmeno un avvocato fresco di laurea avrebbe una simile disattenzione. Perché purtroppo sono questi i mezzi usati per arrivare a far prescrivere i processi. Come quello di Franca ci sono tanti casi, basta pensare che ogni anno la media dei morti sul lavoro è di 1300, pochi hanno l’attenzione mediatica della Thissekrupp che sicuramente ha aiutato a non dimenticare e ad accelerare le indagini per arrivare a sentenza. A Franca nessuno potrà restituire i suoi eroi morti sul lavoro.” Samanta Di Persio

07 luglio, 2008 12:18  

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