29 settembre 2008

Passaparola - Travaglio - 29.9.08

passaparola

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CRONACA
LEGGI IL LIBRO :Le vie infinite dei rifiuti (SCARICALO QUI)
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LEGGEREZZA DEL GIORNO
L'uomo mangia anche con gli occhi, soprattutto se la cameriera è carina.
> Ugo Tognazzi
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DIARIO PERSONALE
L'Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo.
Pier Paolo Pasolini , 6 settembre 1962

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26 settembre 2008

E ADESSO AMMAZZATECI TUTTI


DAL SITO DI BEPPE GRILLO:
Ammazzateci tutti
Solo i nostri ragazzi possono salvare il Paese, è l'ultima possibilità che ci resta. Senza il loro impegno non ci sarà nessun futuro. Sonia Alfano chiede aiuto per i giovani calabresi di "Ammazzateci tutti" che lottano da soli contro "mostri pieni di soldi e di potere". Contro mafie e politici corrotti, contro l'assenza di giustizia e di informazione libera. Rischiano la pelle anche per noi. Chiedono aiuto."Caro Beppe,vorrei ragionassimo assieme sul senso di tutte le battaglie che stiamo portando avanti, con i Meetup, con le associazioni, le liste civiche, i movimenti. E prima di chiederci cosa vogliamo fare “da grandi” provassimo a chiederci anche come, per chi e con chi intendiamo intraprendere le nostre battaglie di civiltà. Me lo chiedo, più volte, pensando a quello che sta succedendo ad Ammazzateci Tutti, il movimento antimafia al quale io ed altri familiari di vittime della mafia abbiamo portato le nostre esperienze e speranze e che oggi, purtroppo, non ce la fa più a sopravvivere solo sulle proprie forze.Se leggi la lettera di Aldo Pecora e Rosanna Scopelliti avvertirai un pugno nello stomaco non indifferente, ogni singola parola trasuda di dignità e di amarezza al tempo stesso.Tutta l'Italia ha ammirato questi ragazzi all'indomani dell'omicidio Fortugno in Calabria, innalzandoli - meritatamente - a simbolo di un Paese umiliato che ha però tanta voglia di rinascere.Li hanno coccolati tutti i politici, accompagnati prima in tutte le manifestazioni e poi, appena i ragazzi hanno denunciato pubblicamente queste strumentalizzazioni, hanno provato a portarli in tribunale a suon di querele. Senza tener in considerazione i numerosi “avvertimenti” in stile para-mafioso fatti arrivare alle orecchie dei ragazzi.E' iniziata da allora, soprattutto in Calabria, una lotta impari, come Aldo e Rosanna stessi l'hanno definita: “contro mostri pieni di soldi e di potere, rimanendo sempre più ai margini dello studio, delle professioni, delle assunzioni, dei diritti di cittadini, mentre chi ha certamente meno titoli ma più amici nelle stanze del potere riesce a laurearsi, ottiene consulenze, incarichi, sponsorizzazioni. E il loro “esercito” diventa ogni giorno più potente ed incontrastabile, mentre il nostro fa i salti mortali per sopravvivere e sostenere l'azione di magistrati ed uomini delle forze dell'ordine coraggiosi che si trovano nella situazione di pagare loro la benzina delle auto di servizio o i toner nelle fotocopiatrici di caserme, commissariati e Procure”.Grazie ad Internet sono riusciti a sopravvivere, mettendo on-line il sito www.ammazzatecitutti.org, che con gli anni è diventato il primo social network antimafia d'Italia, ed al tempo stesso dalla Rete è nata la solidarietà nei territori, portando il Movimento ad avviare gruppi di Ammazzateci Tutti in tutta Italia.Sono stati i primi, isolati da tutto e tutti, a denunciare in Rete le connivenze tra 'ndrangheta e politica in Calabria, indicando coraggiosamente con nomi e cognomi personaggi poi arrestati e in attesa di giudizio. Così come solo grazie a loro potrebbero riaprirsi le indagini sull'omicidio del giudice Antonino Scopelliti, padre di Rosanna, ucciso dalla 'ndrangheta per conto di Cosa Nostra appena prese in mano le carte del Maxi-processo in Cassazione.Per questo ho deciso nel 2007 non solo di unirmi a loro, ma anche di coordinare il Movimento in Sicilia e partecipare attivamente al suo radicamento nelle altre regioni impegnandomi nel coordinamento nazionale.Siamo stati i primi a sostenere il Pm Luigi De Magistris, portando in piazza a Catanzaro migliaia di giovani ed associazioni, promuovendo banchetti per la raccolta di firme a suo sostegno. Lo abbiamo fatto sentire meno isolato, facendo vedere soprattutto a chi voleva eliminarlo che aveva dalla sua parte decine di migliaia di cittadini onesti.Adesso a rischio siamo noi, perché abbiamo bisogno di almeno 30 mila euro per pagare i nostri creditori e mettere finalmente in sicurezza il sito, più volte preso di mira con attacchi informatici di ogni genere.Aldo e Rosanna nella loro lettera chiedono provocatoriamente a tutta la gente che ci vuole bene di diventare nostri “azionisti”, promettendo loro di non far fare ad Ammazzateci Tutti la fine di Alitalia e Parmalat.Abbiamo due settimane di tempo. A me basta aver conosciuto questi splendidi ragazzi per metterci nuovamente la faccia; chiedo ora a te ed agli amici del blog di non lasciarci soli." Sonia Alfano, Coordinamento nazionale Movimento antimafie “Ammazzateci Tutti”, Presidente Associazione Nazionale Familiari Vittime della MafiaPer contribuire all'autofinanziamento di Ammazzateci Tutti:- ON LINE con CARTA DI CREDITO clicca il link:Paypal_Donazioni_Ammazzateci_Tutti(Per effettuare donazioni on line non è necessario essere iscritti a PayPal, basta possedere una carta di credito del circuito MasterCard, Aura o Visa)- BONIFICO BANCARIO:BancoPostaASS.NE "I RAGAZZI DI LOCRI - AMMAZZATECI TUTTI" - IBAN: IT14X0760103200000080253792 - ABI 7601 - CAB 3200 - c/c n. 80253792 - CIN: X - inserendo nella causale "Donazione Autofinanziamento 2008/2009".Per i bonifici dall'Estero inserire il CODICE BIC/SWIFT BPPIITRRXXX- BOLLETTINO DI CONTO CORRENTE POSTALE:ASS.NE "I RAGAZZI DI LOCRI - AMMAZZATECI TUTTI" - conto corrente postale n. 80253792con la causale "Donazione Autofinanziamento 2008/2009"- VERSAMENTO SU CARTA "POSTEPAY" n. 4023 6004 6083 8552
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CRONACA
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LEGGEREZZA DEL GIORNO
Una ricerca compiuta su 10 milioni di olandesi rivela che chi è single è stressato, depresso, mangia male, beve troppo e fuma troppo. E questi sono anche i motivi per cui è single.
> Daniele Luttazzi
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DIARIO PERSONALE
Ragazzi sveglia. Pensiamo alle priorità. Cambiamo il mondo. Sogniamo di farlo!

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25 settembre 2008

Ricomincia Annozero


COPIOINCOLLO DA UN POST DEL BLOG DEL PROGRAMMA "ANNOZERO":
Pubblichiamo questa lettera di denuncia inviataci da Barbara, mamma di un bambino autistico.
“Alla CA. Gentile Redazione di Annozero
Mi chiamo Barbara e sono la mamma orgogliosa di un bambino autistico di quattro anni.Vi scrivo perché sabato 13 settembre, nel punto vendita Carrefour di Assago mio figlio è stato vittima di un atto di discriminazione molto grave, probabilmente punibile per legge.Al centro commerciale era previsto un evento che mio figlio aspettava con ansia: il tour delle auto a grandezza reale del film “Cars”.
Vestito di tutto punto con la sua maglietta di Cars – tra l’altro comprata proprio nel suddetto Carrefour – sabato l’ho portato, emozionatissimo, ad Assago. Vista la posizione di Saetta [uno dei personaggi protagonisti del film “Cars”, ndr.], ci siamo avvicinati per fare una foto. Click, click, click, bimbo sorridente a lato della macchina. Era presente un fotografo, sui sessant’anni, che sembrava un rassicurante nonno con una digitale da 2000 euro, collegata a un pc dove un quarantacinquenne calvo digitalizzava un volantino carinissimo con le foto dei bimbi di fronte a Saetta, stampate all’interno della griglia di un finto giornale d’auto. Una copertina, insomma, che i bimbi chiedevano a gran voce e avrebbero poi incorniciato in una delle costose cornici in vendita. Chiaramente, il mio biondino, che purtroppo per la sua malattia non parla (ancora), mi ha fatto capire a gesti che gli sarebbe piaciuto. Per quale ragione non farlo? Semplice, lo avrei capito dopo poco.
Attendo il turno di mio figlio, con estrema pazienza, e senza disturbare nessuno. Ci saranno stati una ventina di bambini, non di più. Non cento, una ventina.Arriva il turno del mio piccolo, e non appena varca la transenna, resta il tempo di ben DUE SECONDI girato verso il suo idolo a grandezza naturale, invece di fissare l’obiettivo del fotografo. Mi abbasso, senza dar fastidio alcuno, scivolo sotto la corda e da davanti, chiedo a mio figlio di girarsi. Il fotografo comincia ad urlare “Muoviti! Non siamo mica tutti qui ad aspettare te“. Mio figlio si gira, ma non abbastanza secondo il “professionista”. Gli chiedo “Per favore, anche se non è proprio dritto, gli faccia lo stesso la foto…“. Lui risponde: “Ma io non ho mica tempo da perdere sa? Lo porti via! Vattene! Avanti un altro, vattene!“. Un bambino a lato urla “Oh, mi sa che quello è scemo” al che l’uomo del computer, ridendo, dice: “Eh, si! Vattene biondino, non puoi star qui a vita!“. Mio figlio, che non è SCEMO, non parla ma capisce tutto, sentendosi urlare dal fotografo, da quello che digitalizzava le immagini e dalla claque che questi due individui hanno sollevato ed aizzato, si mette a piangere, deriso ancora dal fotografo che lo fa scendere dal piedistallo di fortuna che avete improvvisato davanti alla macchina, facendolo pure inciampare. A nulla valgono le imbarazzate scuse della guardia giurata, che poco prima aveva tranquillamente familiarizzato con mio figlio. L’umiliazione che è stata data dagli incaricati del centro commerciale, che avrebbero dovuto lavorare con i bambini, a un piccolo di quattro anni che ha la sfortuna di avere una sindrome che poco gli fa avere contatto visivo con il resto del mondo e non lo fa parlare, è stata una cosa lacerante. In lacrime, con il torace scosso dai singhiozzi, umiliato, deriso, leso nella propria dignità di bambino non neurotipico. Una addetta del centro commerciale, si è avvicinata per chiedermi cosa fosse successo. Alla mia spiegazione, dopo averle detto che il piccolo aveva una sindrome autistica, mi ha detto “Ma se non è normale non lo deve portare in mezzo alla gente”.
Son stata talmente male da non riuscire a reagire, ho dovuto uscire all’aria aperta, con il bambino piangente, per prendere fiato dopo tanta umiliazione.Ho pianto. Dal dolore.
Questo è l’articolo 2 comma 4 della legge 67 del 1 Marzo 2006, a tutela dei soggetti portatori di handicap:
-Sono, altresì, considerati come discriminazioni le molestie ovvero quei comportamenti indesiderati, posti in essere per motivi connessi alla disabilità, che violano la dignità e la libertà di una persona con disabilità, ovvero creano un clima di intimidazione, di umiliazione e di ostilità nei suoi confronti.
Vorrei sapere come Carrefour intendete agire, in seguito a un trauma che avete fatto subire ad un bambino che già dalla vita è messo ogni giorno a dura prova.Vi ho scritto in quanto ritengo che in casi come questi, tacere non ha senso, e ancora minor senso hanno le umiliazione che io e mio figlio abbiamo subito.”
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CRONACA
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LEGGEREZZA DEL GIORNO
Nella vita ci sono le cose vere e le cose supposte. Se quelle vere le mettiamo da parte, le supposte dove le mettiamo?
> Franco Franchi
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DIARIO PERSONALE
Non ci sono notizie personali rilevanti da condividere col mondo.

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Outing Civile: Preti Pedofili

dal sito della Guzzanti. Alla luce dei FATTI CERTI di cui parla il giornalista, CHIEDO CORTESEMENTE a tutti i cattolici sul blog un loro commento.

24 settembre 2008

Dolcemente viaggiare rallentando per poi accelerare

se siete d'accordo, diffondete

Commodore VIC-20


Il computer che mi ha tenuto compagnia per molti anni, e che ho stupidamente gettato via qaulche anno fa, il mitico Commodore VIC-20, meno evoluto del più famoso Commodore 64, ma con dei giochi F-A-N-T-A-S-T-I-C-I !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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CRONACA
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LEGGEREZZA DEL GIORNO
Il primo requisito per diventare un grande compositore è, senza dubbio, quello di essere già deceduto.
> Arthur Honegger
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DIARIO PERSONALE
Ieri ho rivisto questo strano film: "No grazie, il caffè mi rende nervoso", con Massimo Troisi e Lello Arena
Una frase dal film: "'A rocchia ha saputo 'a n'asso 'e denari che duie forlocchi hanno fatto biscotto.E tu che fai: 'o scartiloffista o scatuozzo?
SCARTILOFFISTA O SCATUOZZO??"

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23 settembre 2008

L'Isola dei Morti


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CRONACA
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LEGGEREZZA DEL GIORNO
La storia dell'umanità non è che un lungo sbadiglio.
> Alberto Moravia
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DIARIO PERSONALE
Oggi "du palle".

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Marco Travaglio - Mills giudicato, Berlusconi condannato

22 settembre 2008

Notte Grigio Topo

The Doors (The Crystal Ship)

i want this played at my funeral

Saviano, lettera a Gomorra

di ROBERTO SAVIANO

I RESPONSABILI hanno dei nomi. Hanno dei volti. Hanno persino un'anima. O forse no. Giuseppe Setola, Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo, Giovanni Letizia, Emilio di Caterino, Pietro Vargas stanno portando avanti una strategia militare violentissima. Sono autorizzati dal boss latitante Michele Zagaria e si nascondono intorno a Lago Patria. Tra di loro si sentiranno combattenti solitari, guerrieri che cercano di farla pagare a tutti, ultimi vendicatori di una delle più sventurate e feroci terre d'Europa. Se la racconteranno così. Ma Giuseppe Setola, Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo, Giovanni Letizia, Emilio di Caterino e Pietro Vargas sono vigliacchi, in realtà: assassini senza alcun tipo di abilità militare. Per ammazzare svuotano caricatori all'impazzata, per caricarsi si strafanno di cocaina e si gonfiano di Fernet Branca e vodka. Sparano a persone disarmate, colte all'improvviso o prese alle spalle. Non si sono mai confrontati con altri uomini armati. Dinnanzi a questi tremerebbero, e invece si sentono forti e sicuri uccidendo inermi, spesso anziani o ragazzi giovani. Ingannandoli e prendendoli alle spalle. E io mi chiedo: nella vostra terra, nella nostra terra sono ormai mesi e mesi che un manipolo di killer si aggira indisturbato massacrando soprattutto persone innocenti. Cinque, sei persone, sempre le stesse. Com'è possibile? Mi chiedo: ma questa terra come si vede, come si rappresenta a se stessa, come si immagina? Come ve la immaginate voi la vostra terra, il vostro paese? Come vi sentite quando andate al lavoro, passeggiate, fate l'amore? Vi ponete il problema, o vi basta dire, "così è sempre stato e sempre sarà così"? Davvero vi basta credere che nulla di ciò che accade dipende dal vostro impegno o dalla vostra indignazione? Che in fondo tutti hanno di che campare e quindi tanto vale vivere la propria vita quotidiana e nient'altro. Vi bastano queste risposte per farvi andare avanti? Vi basta dire "non faccio niente di male, sono una persona onesta" per farvi sentire innocenti? Lasciarvi passare le notizie sulla pelle e sull'anima. Tanto è sempre stato così, o no? O delegare ad associazioni, chiesa, militanti, giornalisti e altri il compito di denunciare vi rende tranquilli? Di una tranquillità che vi fa andare a letto magari non felici ma in pace? Vi basta veramente?

Questo gruppo di fuoco ha ucciso soprattutto innocenti. In qualsiasi altro paese la libertà d'azione di un simile branco di assassini avrebbe generato dibattiti, scontri politici, riflessioni. Invece qui si tratta solo di crimini connaturati a un territorio considerato una delle province del buco del culo d'Italia. E quindi gli inquirenti, i carabinieri e poliziotti, i quattro cronisti che seguono le vicende, restano soli. Neanche chi nel resto del paese legge un giornale, sa che questi killer usano sempre la stessa strategia: si fingono poliziotti. Hanno lampeggiante e paletta, dicono di essere della Dia o di dover fare un controllo di documenti. Ricorrono a un trucco da due soldi per ammazzare con più facilità. E vivono come bestie: tra masserie di bufale, case di periferia, garage. Hanno ucciso sedici persone. La mattanza comincia il 2 maggio verso le sei del mattino in una masseria di bufale a Cancello Arnone. Ammazzano il padre del pentito Domenico Bidognetti, cugino ed ex fedelissimo di Cicciotto e' mezzanotte. Umberto Bidognetti aveva 69 anni e in genere era accompagnato pure dal figlio di Mimì, che giusto quella mattina non era riuscito a tirarsi su dal letto per aiutare il nonno. Il 15 maggio uccidono a Baia Verde, frazione di Castel Volturno, il sessantacinquenne Domenico Noviello, titolare di una scuola guida. Domenico Noviello si era opposto al racket otto anni prima. Era stato sotto scorta, ma poi il ciclo di protezione era finito. Non sapeva di essere nel mirino, non se l'aspettava. Gli scaricano addosso 20 colpi mentre con la sua Panda sta andando a fare una sosta al bar prima di aprire l'autoscuola. La sua esecuzione era anche un messaggio alla Polizia che stava per celebrare la sua festa proprio a Casal di Principe, tre giorni dopo, e ancor più una chiara dichiarazione: può passare quasi un decennio ma i Casalesi non dimenticano. Prima ancora, il 13 maggio, distruggono con un incendio la fabbrica di materassi di Pietro Russo a Santa Maria Capua Vetere. È l'unico dei loro bersagli ad avere una scorta. Perché è stato l'unico che, con Tano Grasso, tentò di organizzare un fronte contro il racket in terra casalese. Poi, il 30 maggio, a Villaricca colpiscono alla pancia Francesca Carrino, una ragazza, venticinque anni, nipote di Anna Carrino, la ex compagna di Francesco Bidognetti, pentita. Era in casa con la madre e con la nonna, ma era stata lei ad aprire la porta ai killer che si spacciavano per agenti della Dia. Non passa nemmeno un giorno che a Casal di Principe, mentre dopo pranzo sta per andare al "Roxy bar", uccidono Michele Orsi, imprenditore dei rifiuti vicino al clan che, arrestato l'anno prima, aveva cominciato a collaborare con la magistratura svelando gli intrighi rifiuti-politica-camorra. È un omicidio eccellente che fa clamore, solleva polemiche, fa alzare la voce ai rappresentanti dello Stato. Ma non fa fermare i killer. L'11 luglio uccidono al Lido "La Fiorente" di Varcaturo Raffaele Granata, 70 anni, gestore dello stabilimento balneare e padre del sindaco di Calvizzano. Anche lui paga per non avere anni prima ceduto alle volontà del clan. Il 4 agosto massacrano a Castel Volturno Ziber Dani e Arthur Kazani che stavano seduti ai tavoli all'aperto del "Bar Kubana" e, probabilmente, il 21 agosto Ramis Doda, venticinque anni, davanti al "Bar Freedom" di San Marcellino. Le vittime sono albanesi che arrotondavano con lo spaccio, ma avevano il permesso di soggiorno e lavoravano nei cantieri come muratori e imbianchini. Poi il 18 agosto aprono un fuoco indiscriminato contro la villetta di Teddy Egonwman, presidente dei nigeriani in Campania, che si batte da anni contro la prostituzione delle sue connazionali, ferendo gravemente lui, sua moglie Alice e altri tre amici. Tornano a San Marcellino il 12 settembre per uccidere Antonio Ciardullo ed Ernesto Fabozzi, massacrati mentre stavano facendo manutenzione ai camion della ditta di trasporti di cui il primo era titolare. Anche lui non aveva obbedito, e chi gli era accanto è stato ucciso perché testimone. Infine, il 18 settembre, trivellano prima Antonio Celiento, titolare di una sala giochi a Baia Verde, e un quarto d'ora dopo aprono un fuoco di 130 proiettili di pistole e kalashnikov contro gli africani riuniti dentro e davanti la sartoria "Ob Ob Exotic Fashion" di Castel Volturno. Muoiono Samuel Kwaku, 26 anni, e Alaj Ababa, del Togo; Cristopher Adams e Alex Geemes, 28 anni, liberiani; Kwame Yulius Francis, 31 anni, e Eric Yeboah, 25, ghanesi, mentre viene ricoverato con ferite gravi Joseph Ayimbora, 34 anni, anche lui del Ghana. Solo uno o due di loro avevano forse a che fare con la droga, gli altri erano lì per caso, lavoravano duro nei cantieri o dove capitava, e pure nella sartoria. Sedici vittime in meno di sei mesi. Qualsiasi paese democratico con una situazione del genere avrebbe vacillato. Qui da noi, nonostante tutto, neanche se n'è parlato. Neanche si era a conoscenza da Roma in su di questa scia di sangue e di questo terrorismo, che non parla arabo, che non ha stelle a cinque punte, ma comanda e domina senza contrasto. Ammazzano chiunque si opponga. Ammazzano chiunque capiti sotto tiro, senza riguardi per nessuno. La lista dei morti potrebbe essere più lunga, molto più lunga. E per tutti questi mesi nessuno ha informato l'opinione pubblica che girava questa "paranza di fuoco". Paranza, come le barche che escono a pescare insieme in alto mare. Nessuno ne ha rivelato i nomi sino a quando non hanno fatto strage a Castel Volturno. Ma sono sempre gli stessi, usano sempre le stesse armi, anche se cercano di modificarle per trarre in inganno la scientifica, segno che ne hanno a disposizione poche. Non entrano in contatto con le famiglie, stanno rigorosamente fra di loro. Ogni tanto qualcuno li intravede nei bar di qualche paesone, dove si fermano per riempirsi d'alcol. E da sei mesi nessuno riesce ad acciuffarli. Castel Volturno, territorio dove è avvenuta la maggior parte dei delitti, non è un luogo qualsiasi. Non è un quartiere degradato, un ghetto per reietti e sfruttati come se ne possono trovare anche altrove, anche se ormai certe sue zone somigliano più alle hometown dell'Africa che al luogo di turismo balneare per il quale erano state costruite le sue villette. Castel Volturno è il luogo dove i Coppola edificarono la più grande cittadella abusiva del mondo, il celebre Villaggio Coppola. Ottocentosessantatremila metri quadrati occupati col cemento. Che abusivamente presero il posto di una delle più grandi pinete marittime del Mediterraneo. Abusivo l'ospedale, abusiva la caserma dei carabinieri, abusive le poste. Tutto abusivo. Ci andarono ad abitare le famiglie dei soldati della Nato. Quando se ne andarono, il territorio cadde nell'abbandono più totale e divenne tutto feudo di Francesco Bidognetti e al tempo stesso territorio della mafia nigeriana. I nigeriani hanno una mafia potente con la quale ai Casalesi conveniva allearsi, il loro paese è diventato uno snodo nel traffico internazionale di cocaina e le organizzazioni nigeriane sono potentissime, capaci di investire soprattutto nei money transfer, i punti attraverso i quali tutti gli immigrati del mondo inviano i soldi a casa. Attraverso questi, i nigeriani controllano soldi e persone. Da Castel Volturno transita la coca africana diretta soprattutto in Inghilterra. Le tasse sul traffico che quindi il clan impone non sono soltanto il pizzo sullo spaccio al minuto, ma accordi di una sorta di joint venture. Ora però i nigeriani sono potenti, potentissimi. Così come lo è la mafia albanese, con la quale i Casalesi sono in affari. E il clan si sta slabbrando, teme di non essere più riconosciuto come chi comanda per primo e per ultimo sul territorio. Ed ecco che nei vuoti si insinuano gli uomini della paranza. Uccidono dei pesci piccoli albanesi come azione dimostrativa, fanno strage di africani - e fra questi nessuno viene dalla Nigeria - colpiscono gli ultimi anelli della catena di gerarchie etniche e criminali. Muoiono ragazzi onesti, ma come sempre, in questa terra, per morire non dev'esserci una ragione. E basta poco per essere diffamati. I ragazzi africani uccisi erano immediatamente tutti "trafficanti" come furono "camorristi" Giuseppe Rovescio e Vincenzo Natale, ammazzati a Villa Literno il 23 settembre 2003 perché erano fermi a prendere una birra vicino a Francesco Galoppo, affiliato del clan Bidognetti. Anche loro furono subito battezzati come criminali. Non è la prima volta che si compie da quelle parti una mattanza di immigrati. Nel 1990 Augusto La Torre, boss di Mondragone, partì con i suoi fedelissimi alla volta di un bar che, pur gestito da italiani, era diventato un punto di incontro per lo spaccio degli africani. Tutto avveniva sempre lungo la statale Domitiana, a Pescopagano, pochi chilometri a nord di Castel Volturno, però già in territorio mondragonese. Uccisero sei persone, fra cui il gestore, e ne ferirono molte altre. Anche quello era stato il culmine di una serie di azioni contro gli stranieri, ma i Casalesi che pure approvavano le intimidazioni non gradirono la strage. La Torre dovette incassare critiche pesanti da parte di Francesco "Sandokan" Schiavone. Ma ora i tempi sono cambiati e permettono di lasciar esercitare una violenza indiscriminata a un gruppo di cocainomani armati. Chiedo di nuovo alla mia terra che immagine abbia di sé. Lo chiedo anche a tutte quelle associazioni di donne e uomini che in grande silenzio qui lavorano e si impegnano. A quei pochi politici che riescono a rimanere credibili, che resistono alle tentazioni della collusione o della rinuncia a combattere il potere dei clan. A tutti coloro che fanno bene il loro lavoro, a tutti coloro che cercano di vivere onestamente, come in qualsiasi altra parte del mondo. A tutte queste persone. Che sono sempre di più, ma sono sempre più sole. Come vi immaginate questa terra? Se è vero, come disse Danilo Dolci, che ciascuno cresce solo se è sognato, voi come ve li sognate questi luoghi? Non c'è stata mai così tanta attenzione rivolta alle vostre terre e quel che vi è avvenuto e vi avviene. Eppure non sembra cambiato molto. I due boss che comandano continuano a comandare e ad essere liberi. Antonio Iovine e Michele Zagaria. Dodici anni di latitanza. Anche di loro si sa dove sono. Il primo è a San Cipriano d'Aversa, il secondo a Casapesenna. In un territorio grande come un fazzoletto di terra, possibile che non si riesca a scovarli? È storia antica quella dei latitanti ricercati in tutto il mondo e poi trovati proprio a casa loro. Ma è storia nuova che ormai ne abbiano parlato più e più volte giornali e tv, che politici di ogni colore abbiano promesso che li faranno arrestare. Ma intanto il tempo passa e nulla accade. E sono lì. Passeggiano, parlano, incontrano persone. Ho visto che nella mia terra sono comparse scritte contro di me. Saviano merda. Saviano verme. E un'enorme bara con il mio nome. E poi insulti, continue denigrazioni a partire dalla più ricorrente e banale: "Quello s'è fatto i soldi". Col mio lavoro di scrittore adesso riesco a vivere e, per fortuna, pagarmi gli avvocati. E loro? Loro che comandano imperi economici e si fanno costruire ville faraoniche in paesi dove non ci sono nemmeno le strade asfaltate? Loro che per lo smaltimento di rifiuti tossici sono riusciti in una sola operazione a incassare sino a 500 milioni di euro e hanno imbottito la nostra terra di veleni al punto tale di far lievitare fino al 24% certi tumori, e le malformazioni congenite fino all'84% per cento? Soldi veri che generano, secondo l'Osservatorio epidemiologico campano, una media di 7.172,5 morti per tumore all'anno in Campania. E ad arricchirsi sulle disgrazie di questa terra sarei io con le mie parole, o i carabinieri e i magistrati, i cronisti e tutti gli altri che con libri o film o in ogni altro modo continuano a denunciare? Com'è possibile che si crei un tale capovolgimento di prospettive? Com'è possibile che anche persone oneste si uniscano a questo coro? Pur conoscendo la mia terra, di fronte a tutto questo io rimango incredulo e sgomento e anche ferito al punto che fatico a trovare la mia voce. Perché il dolore porta ad ammutolire, perché l'ostilità porta a non sapere a chi parlare. E allora a chi devo rivolgermi, che cosa dico? Come faccio a dire alla mia terra di smettere di essere schiacciata tra l'arroganza dei forti e la codardia dei deboli? Oggi qui in questa stanza dove sono, ospite di chi mi protegge, è il mio compleanno. Penso a tutti i compleanni passati così, da quando ho la scorta, un po' nervoso, un po' triste e soprattutto solo. Penso che non potrò mai più passarne uno normale nella mia terra, che non potrò mai più metterci piede. Rimpiango come un malato senza speranze tutti i compleanni trascurati, snobbati perché è solo una data qualsiasi, e un altro anno ce ne sarà uno uguale. Ormai si è aperta una voragine nel tempo e nello spazio, una ferita che non potrà mai rimarginarsi. E penso pure e soprattutto a chi vive la mia stessa condizione e non ha come me il privilegio di scriverne e parlare a molti. Penso ad altri amici sotto scorta, Raffaele, Rosaria, Lirio, Tano, penso a Carmelina, la maestra di Mondragone che aveva denunciato il killer di un camorrista e che da allora vive sotto protezione, lontana, sola. Lasciata dal fidanzato che doveva sposare, giudicata dagli amici che si sentono schiacciati dal suo coraggio e dalla loro mediocrità. Perché non c'era stata solidarietà per il suo gesto, anzi, ci sono state critiche e abbandono. Lei ha solo seguito un richiamo della sua coscienza e ha dovuto barcamenarsi con il magro stipendio che le dà lo stato. Cos'ha fatto Carmelina, cos'hanno fatto altri come lei per avere la vita distrutta e sradicata, mentre i boss latitanti continuano a poter vivere protetti e rispettati nelle loro terre? E chiedo alla mia terra: che cosa ci rimane? Ditemelo. Galleggiare? Far finta di niente? Calpestare scale di ospedali lavate da cooperative di pulizie loro, ricevere nei serbatoi la benzina spillata da pompe di benzina loro? Vivere in case costruite da loro, bere il caffè della marca imposta da loro (ogni marca di caffè per essere venduta nei bar deve avere l'autorizzazione dei clan), cucinare nelle loro pentole (il clan Tavoletta gestiva produzione e vendita delle marche più prestigiose di pentole)? Mangiare il loro pane, la loro mozzarella, i loro ortaggi? Votare i loro politici che riescono, come dichiarano i pentiti, ad arrivare alle più alte cariche nazionali? Lavorare nei loro centri commerciali, costruiti per creare posti di lavoro e sudditanza dovuta al posto di lavoro, ma intanto non c'è perdita, perché gran parte dei negozi sono loro? Siete fieri di vivere nel territorio con i più grandi centri commerciali del mondo e insieme uno dei più alti tassi di povertà? Passare il tempo nei locali gestiti o autorizzati da loro? Sedervi al bar vicino ai loro figli, i figli dei loro avvocati, dei loro colletti bianchi? E trovarli simpatici e innocenti, tutto sommato persone gradevoli, perché loro in fondo sono solo ragazzi, che colpa hanno dei loro padri. E infatti non si tratta di stabilire colpe, ma di smettere di accettare e di subire sempre, smettere di pensare che almeno c'è ordine, che almeno c'è lavoro, e che basta non grattare, non alzare il velo, continuare ad andare avanti per la propria strada. Che basta fare questo e nella nostra terra si è già nel migliore dei mondi possibili, o magari no, ma nell'unico mondo possibile sicuramente. Quanto ancora dobbiamo aspettare? Quanto ancora dobbiamo vedere i migliori emigrare e i rassegnati rimanere? Siete davvero sicuri che vada bene così? Che le serate che passate a corteggiarvi, a ridere, a litigare, a maledire il puzzo dei rifiuti bruciati, a scambiarvi quattro chiacchiere, possano bastare? Voi volete una vita semplice, normale, fatta di piccole cose, mentre intorno a voi c'è una guerra vera, mentre chi non subisce e denuncia e parla perde ogni cosa. Come abbiamo fatto a divenire così ciechi? Così asserviti e rassegnati, così piegati? Come è possibile che solo gli ultimi degli ultimi, gli africani di Castel Volturno che subiscono lo sfruttamento e la violenza dei clan italiani e di altri africani, abbiano saputo una volta tirare fuori più rabbia che paura e rassegnazione? Non posso credere che un sud così ricco di talenti e forze possa davvero accontentarsi solo di questo. La Calabria ha il Pil più basso d'Italia ma "Cosa Nuova", ossia la ?ndrangheta, fattura quanto e più di una intera manovra finanziaria italiana. Alitalia sarà in crisi, ma a Grazzanise, in un territorio marcio di camorra, si sta per costruire il più grande aeroporto italiano, il più vasto del Mediterraneo. Una terra condannata a far circolare enormi capitali senza avere uno straccio di sviluppo vero, e invece ha danaro, profitto, cemento che ha il sapore del saccheggio, non della crescita. Non posso credere che riescano a resistere soltanto pochi individui eccezionali. Che la denuncia sia ormai solo il compito dei pochi singoli, preti, maestri, medici, i pochi politici onesti e gruppi che interpretano il ruolo della società civile. E il resto? Gli altri se ne stanno buoni e zitti, tramortiti dalla paura? La paura. L'alibi maggiore. Fa sentire tutti a posto perché è in suo nome che si tutelano la famiglia, gli affetti, la propria vita innocente, il proprio sacrosanto diritto a viverla e costruirla. Ma non avere più paura non sarebbe difficile. Basterebbe agire, ma non da soli. La paura va a braccetto con l'isolamento. Ogni volta che qualcuno si tira indietro crea altra paura, che crea ancora altra paura, in un crescendo esponenziale che immobilizza, erode, lentamente manda in rovina. "Si può edificare la felicità del mondo sulle spalle di un unico bambino maltrattato?", domanda Ivan Karamazov a suo fratello Aljo?a. Ma voi non volete un mondo perfetto, volete solo una vita tranquilla e semplice, una quotidianità accettabile, il calore di una famiglia. Accontentarvi di questo pensate che vi metta al riparo da ansie e dolori. E forse ci riuscite, riuscite a trovare una dimensione in cui trovate serenità. Ma a che prezzo? Se i vostri figli dovessero nascere malati o ammalarsi, se un'altra volta dovreste rivolgervi a un politico che in cambio di un voto vi darà un lavoro senza il quale anche i vostri piccoli sogni e progetti finirebbero nel vuoto, quando faticherete ad ottenere un mutuo per la vostra casa mentre i direttori delle stesse banche saranno sempre disponibili con chi comanda, quando vedrete tutto questo forse vi renderete conto che non c'è riparo, che non esiste nessun ambito protetto, e che l'atteggiamento che pensavate realistico e saggiamente disincantato vi ha appestato l'anima di un risentimento e rancore che toglie ogni gusto alla vostra vita. Perché se tutto ciò è triste la cosa ancora più triste è l'abitudine. Abituarsi che non ci sia null'altro da fare che rassegnarsi, arrangiarsi o andare via. Chiedo alla mia terra se riesce ancora ad immaginare di poter scegliere. Le chiedo se è in grado di compiere almeno quel primo gesto di libertà che sta nel riuscire a pensarsi diversa, pensarsi libera. Non rassegnarsi ad accettare come un destino naturale quel che è invece opera degli uomini. Quegli uomini possono strapparti alla tua terra e al tuo passato, portarti via la serenità, impedirti di trovare una casa, scriverti insulti sulle pareti del tuo paese, possono fare il deserto intorno a te. Ma non possono estirpare quel che resta una certezza e, per questo, rimane pure una speranza. Che non è giusto, non è per niente naturale, far sottostare un territorio al dominio della violenza e dello sfruttamento senza limiti. E che non deve andare avanti così perché così è sempre stato. Anche perché non è vero che tutto è sempre uguale, ma è sempre peggio. Perché la devastazione cresce proporzionalmente con i loro affari, perché è irreversibile come la terra una volta per tutte appestata, perché non conosce limiti. Perché là fuori si aggirano sei killer abbrutiti e strafatti, con licenza di uccidere e non mandato, che non si fermano di fronte a nessuno. Perché sono loro l'immagine e somiglianza di ciò che regna oggi su queste terre e di quel che le attende domani, dopodomani, nel futuro. Bisogna trovare la forza di cambiare. Ora, o mai più.
Copyright 2008 by Roberto Saviano
Published by arrangement of Roberto Santachiara Literary Agency
(22 settembre 2008)

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18 settembre 2008

FASCI MODERNI


Fascismo criminale. Fascismo di Stato
Il filosofo Marco Revelli ha descritto recentemente sul settimanale Carta l'attuale situazione socio-politica italiana, definendola"un fascismo post-moderno, senza il mascellone del duce e con il sorriso a 65 denti del guitto nazionale, dove l'orbace da caserma èsostituito dal blazer aziendale [...], né l'olio di ricino si rende piùnecessario per mettere a tacere avversari nei cui confronti basta staccare la spina televisiva".Queste parole, ovviamente riferite a Silvio Berlusconi, riprendono una vecchia denuncia di Indro Montanelli, decano del giornalismo tagliente ed eretico italiano (è lui stesso che, parlando del Manifesto, esaltò il suo amore per l'eresia). Ilgrande giornalista toscano affermò che oggi un regime non ha più bisogno di marce su Roma o di incendi del Reichstag, bastano le tv e il loro potere dissuasorio. Entrambi ripropongono, come molti in questi anni, una sorta di contrapposizione tra il fascismo del ventennio e il neofascismo odierno.Lì dove ieri c'era il fez e la camicia nera, l'olio di ricino e il manganello oggi ci sono il doppiopetto e la cipria, Emilio Fede e Vittorio Feltri. Sicuramente tutte queste considerazioni sono vere, ma non bastano. Perché la radice della violenza squadrista, l'armamento del picchiatore fascista sono oggi ancora d'attualità. E si saldano (esattamente come accadde nel Ventennio e negli Anni Settanta) con la borghesia più reazionaria e con settori ampi di polizia e carabinieri. I fatti degli ultimi giorni mostrano ancora una volta lo scivolamento verso la riabilitazione e l'accettazione da parte di moltissimi del fascismo e della sua delirante ideologia, favoriti in questi anni da sponde della presunta sinistra presunta democratica (perché quello che oggi affermano Alemanno e La Russa Veltroni e Violante, ma non solo, l'hanno detto anni fa ...).Basta solo ricordare alcuni episodi degli ultimi mesi, il silenzio omertoso e il giustificazionismo rampante. Sono solo un piccolo estratto. Il portale Isole nelle Rete, che alla denuncia della violenza fascista dedica un'apposito sito (http://isole.ecn.org/antifa/) segnala che 'tra gennaio 2005 e agosto 2008 si sono verificate almeno 312 aggressioni fasciste e 144 atti vandalici/danneggiamenti inneggianti al nazifascismo' di cui'97 attacchi a sedi di centri sociali/sedi militanti/ sedi di partiti/sindacati/ANPI, 118 aggressioni a compagni, militanti, antifascisti, frequentatori di centri sociali, 98 altre aggressioni (immigrati, omosessuali, testimoni di Geova, giornalisti, ragazzi), 144 atti vandalici nazifascisti/danneggiamenti/scritte e minacce personali dai quali vanno considerati a parte i 5 tentati omicidi solo nel 2005.A tutti questi episodi vanno aggiunti gli abusi e le violenze da parte di ampi settori delle forze dell'ordine, compresi alcuniomicidi (Rasman e Aldrovrandi tra i vari). Eclatante rimarrà per sempre l'assassinio di Davide Cesare, Dax, attivista del centro socialeOrso. Quella sera i suoi amici, accorsi in ospedale alla notizia dell'accoltellamento, furono massacrati anche dentro gli ambulatoridel pronto soccorso.Tutti questi episodi, nell'indifferenza e nell'omertà di politici, giornalisti e tanti indifferenti, dimostrano che il fascismo di oggi affonda le radici nella stessa subcultura del'primo' fascismo. Il disprezzo per la democrazia, il pensiero unico illiberale dei Grandi Fratelli, dei giornalisti proni e delle televisioni permette alle violenze squadriste e poliziesche di esistere e continuare. Il guitto nazionale è fratello gemello del fez, le tv di regime del manganello.Non possiamo non partire da Parma, dalla ragazza sbattuta in cella e lasciata tutta la notte sporca, piangente, terrorizzata, seminuda. Escludendo pochi echi, subito messi a tacere dalla cronaca estiva, nessuno si è sentito minimante scosso dalla foto. Nessuno si è permesso di domandarsi se c'era qualcosa che non andava, se quelloè il modo di trattare, di violentare psicologicamente, una ragazza vittima e schiava degli appetiti economici dei suoi 'magnaccia' e diquelli sessuali di padri di famiglia, imprenditori, uomini qualsiasi della Parma benestante e ipocrita.A Termoli i vigili urbani fermano un commerciante ambulante migrante. Trovano i suoi documenti irregolari. Lo sfrattono, lo spingono con forza in auto e lo picchiano. Prima di rimandarlo a casa lo costringono a firmare una dichiarazione scritta, affermando che è solo la dichiarazione che lui è uscito dalla caserma. Non è così. Il giorno dopo sui giornali il ragazzo scoprirà che i baldi rappresentanti dello Stato Italiano lo hanno costretto a firmare una dichiarazione dove nega le violenze subite quella notte. Solo il rapido intervento dell'avvocato del giovane, insieme all'indignazionedi diverse persone testimoni del fatto (e che hanno filmato con i telefonini) ristabilirà la verità. Ma il giorno prima per la presenta smentita il principale quotidiano abruzzese aveva offerto la prima e la seconda pagina. Per il ristabilirsi della realtà si è scivolati molto all'interno... A L'Aquila alcuni giovani attivisti anarchicichiedono invano per diverso tempo un luogo di aggregazione, un posto dove potersi riunire e incontrare. Tutto regolare e legale, tutto alla luce del sole.Sono stati costretti, alla fine, dopo diversi abusi della bucrocrazia, ad occupare uno stabile in piena periferia abbandonato e fatiscente. L'hanno rimesso a posto e risistemato, restituendogliun minimo di dignità edilizia. Improvvisamente ci si è accorti dell'esistenza di quello stabile e lo sgombero è stato immediato.Uno sgombero violento, un pestaggio inaudito con ossa rotte e persone trascinate per le scale. Negazione di ogni dignità e riconoscimento e 'tolleranza zero' per chi la rivendica.Il 5 settembre a mezzogiorno tre famiglie di rom si fermano in un piazzale a Bussolengo, in provincia di Verona. Vengono picchiati selvaggiamente e torturati. Questo uno stralcio della testimonianza di Cristian, raccolta dal settimanale Carta: "Stavamo preparando il pranzo, ed è arrivatauna pattuglia di vigili urbani per dirci di sgomberare entro un paio di ore. Abbiamo risposto che avremmo mangiato e che saremmo subito ripartiti [...] Hanno subito tentato di ammanettare Angelo. Mia sorella, sconvolta, ha cominciato a chiedere aiuto urlando 'nonabbiamo fatto nulla'. Il carabiniere più basso ha cominciato allora apicchiare in testa mia sorella con pugni e calci fino a farla sanguinare. I bambini si sono messi a piangere. È intervenuto per difenderci anche Denis.'Stai zitta puttana', ha urlato più volte uno dei carabinieri a mia figlia di nove anni. E mentre dicevano a me di farla stare zitta 'altrimenti l'ammazziamo di botte' mi hanno riempito dicalci. A Marco, il figlio di nove anni di mia sorella, hanno spezzato tre denti... Oltre ai calci e i pugni, hanno cominciato a usare il manganello, anche sul volto... Mia sorella e i ragazzi perdevano molto sangue. Uno dei carabinieri ha urlato alla mia compagna: 'Mettiti in ginocchio e pulisci quel sangue bastardo'. Ho implorato che si fermassero,dicevo che sono un predicatore evangelista, mi hanno colpito con il manganello incrinandomi una costola e hanno urlato alla mia compagna 'Devidire, io sono una puttana', cosa che lei, piangendo, ha fatto più volte[...] Hanno portato una bacinella grande, con cinque-sei litri di acqua. Ogni dieci minuti, per almeno un'ora, ci hanno immerso completamente la testa nel secchio per quindici secondi. Uno dei carabinieri in borghese ha filmato la scena con il telefonino. Poi un altro si è denudato e ha detto 'fammi un bocchino".Il giorno dopo a Vicenza la polizia carica violentemente due volte una manifestazione autorizzata dei 'No Dal Molin'. 'Nella seconda', denunciano gli attivisti,'alcune ragazze sono state prese a calci, altri ricevevano colpi di scudo, qualcuno è stato trascinato per i capelli. Gli occhi sfigurati da poliziotti, carabinieri e guardie di finanza e gli insulti: 'Ti uccido! Sporco pacifista! Ti spacco la testa'. Il corteo quindi si rifugia nel giardino di una casa adiacente, ospitati dagli abitanti solidali.A Roma una coppia di turisti olandesi in vacanza si accampa alla periferia della città. Due uomini, di nazionalità rumena, li colgono nel sonno, legano lui (e lo minacciano con una pistola) e stuprano lei. Lo stupro, uno dei peggiori crimini contro l'umanità, peggioreabuso in zone di guerra. Ma anche arma millenaria di dominio del maschio sulla donna, simbolo della prepotenza dell'uomo. Il sindaco di RomaAlemanno afferma che la colpa è principalmente dei turisti olandesi, non dovevano accamparsi lì. Mancava solo che accusava la ragazza di essersi vestita in maniera troppo succinta, stimolando gli istinti sessuali dei due violentatori e lo stereotipo della donna inferiore e puttana sarebbe stato perfetto.Tutti conosciamo i casi di razzismo montante, di caccia squadristica allo straniero avvenuta in ogni caso possibile(e se non esisteva veniva inventato, come i rapimenti di bambini ad opera di rom periodicamente fantasticati). Ma davanti a uno stupro, non essendo in periodo elettorale(ricordate il sostenitore del partito di Alemanno che, tra il primo e il secondo turno delle elezioni comunali, riuscì con tempismo da superman a soccorrere una ragazza?),l'atavico pensiero della donna colpevole, impura, inferiore, puttana è riemerso prepotente. Donne, froci, zingari e poi tutti gli altri. Sono gli inferiori, quelli da abbattere, il nemico numero uno insieme alle 'zecche'.Le 'zecche', gli attivisti e i militanti dei centri sociali e della sinistra di base, di quella che pulsa nelle lotte per la casa e i diritti civili, che vive nelle strade della periferia romana e non a Montecitorio. Arriviamo ad uno degli ultimi episodi delle ultime settimane: l'agguato a due ragazzi che stavano uscendo dal concertoin memoria di Renato Biagetti, ucciso nell'agosto 2006 dalle lame fasciste.A distanza di due anni la destra torna a colpire, convinta della propria impunità. Come al solito qualcuno affermerà sempre che è stata una 'rissa tra balordi' e che magari sono stati icomunisti a provocare. Si lasciano passare alcune settimane e, dose dopo dose, si innietta questa drogata realtà. Capitò dopo l'assassinio di Renato, capitò dopo l'assalto al concerto della Banda Bassotti a Villa Ada, quando la polizia arrivò con immenso ritardo e cominciò ad arrestare i compagni pestati. Capitò qualche mese fa anche durante un volantinaggio intorno all'Università La Sapienza.Cresciuti nell'indifferenza di molti e all'ombra dei politici della destra borghese, hanno potuto agire impunemente. Gli autodefiniti 'centri sociali di estremadestra' sono diventati le basi di azioni squadristiche periodiche, di intimidazioni e assalti violenti. E dove non arrivano loro ci sono le ronde padane, i pestaggi di Stato come Termoli e L'Aquila, Vicenzae Bussolengo.Fascismo criminale e fascismo di Stato.Alessio Di Florio - socialpress
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CRONACA
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LEGGEREZZA DEL GIORNO
Venirci a trovare è stata un'ottima idea, però anche la nostra di non aprirvi non era male.
> Romano Bertola
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DIARIO PERSONALE
Solito appello agli italiani che vogliono rendere questo paese più civile e vivibile. Organizziamoci, lottiamo insieme.

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Greenpeace



Sostenete le battaglie di Greepeace
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CRONACA
Articolo dal sito di Greenpeace (in inglese, la traduzione, molto sommaria sta nei commenti al post)
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LEGGEREZZA DEL GIORNO
Un uomo di sucesso è quello che guadagna più di quanto sua moglie riesca a spendere.Una donna di successo è quella che riesce ad accalappiarlo.
> Anonimo
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DIARIO PERSONALE
Oggi piove, il cielo piange.

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17 settembre 2008

Russ Meyer (1922 - 2004) - regista


Dedico il post di oggi, lo dedico ad un regista OVVIAMENTE poco conosciuto al grande pubblico.
Io e lui abbiamo una passione in comune. Indovinate quale?
Leggi da Wiki su Russ Meyer
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CRONACA
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LEGGEREZZA DEL GIORNO
Senza energia l'uomo, semplicemente, non esiste.
> Mark Twain
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DIARIO PERSONALE
Mi si scusi per gli ultimi posts più deliranti del solito.

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Maurizio Crozza: resoconto dell'estate 2008

AHAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHAHAAH

Silvio - Vezzali RAP zomg

16 settembre 2008

[Qui Milano Libera] Contestazione a Walter Veltroni

Richard Wright (1943 - 2008) - tastierista dei Pink Floyd


POST DEDICATO ALLA MEMORIA DI QUESTO GRANDISSIMO MUSICISTA APPENA SCOMPARSO.
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CRONACA
Silvio & Vezzali: "Da lei mi farei toccare" (spezzone di video dalla trasmissione Porta a Porta, noi paghiamo per vedere queste scene da dittatura centrafricana)
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LEGGEREZZA DEL GIORNO
Una bugia, ripetuta a sufficienza, diventa verità.
> Lenin
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DIARIO PERSONALE
Guarda qui le foto della festa dei Grilli del Pigneto a Largo Pettazzoni, per la Notte Bianca.

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Ragazze Sfruttate

Omaggio al parlamentare Mele (UDC)

Mele è adesso ex parlamentare

15 settembre 2008

Passaparola - Travaglio - 15.9.08

L'INCUBO GABRIELE PAOLINI AL TG1- ALITALIA

12 settembre 2008

Questo è per te


CRONACA
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LEGGEREZZA DEL GIORNO
Anche un viaggio di mille miglia inizia, comunque, con un singolo passo.
> Lao-Tzu
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DIARIO PERSONALE
Oggi leggete questo diario

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[Qui Milano Libera] Incontro con Matteo Colaninno

senza vergogna, questi del PD, quelli che dovrebbero essere dalla parte del popolo...

11 settembre 2008

Questo blog è un pericoloso covo di persone oneste


Messaggio a tutti quelli che mi ascoltano e che non commettono reati (e se fanno qualche "cacchiata" si vergognano come giapponesi).
In Italia, ormai, c'è il fascismo.
In Italia comanda la Mafia.
In Italia vai avanti se sei figlio di o se hai la tessera del partito X.
In Italia comandano i pluripregiudicati, i violenti ed arroganti sono sempre impuniti.
In Italia non ci vergogniamo più di niente.
In Italia non vogliamo pensare, non sappiamo pensare, non sappiamo niente.
In Italia c'è corruzione, bigottismo, prostitute al potere che se la prendono con le "colleghe" povere, costrette a battere sul marciapiede.
In Italia se dici queste cose sei un "qualunquista".
In Italia se dici queste cose i giovani istruiti "perbene" ti guardano e ti dicono, gonfi di rancore ed invidia: "sei il peggio!"
In Italia stiamo bene perchè tutti abbiamo il cellulare (parole dello psiconano).
Italiani !!!!!!! MI AVETE PROPRIO ROTTO I COGLIONI!
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CRONACA
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LEGGEREZZA DEL GIORNO
Il segreto del mio lungo matrimonio? Andiamo al ristorante due volte a settimana. Ceniamo a lume di candela, musica romantica e qualche passo di danza... Lei ci va il martedì e io il venerdì.
> Henny Youngmann
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DIARIO PERSONALE
I video che ho promesso ieri sono troppo grandi, dovrò prima rimpicciolirli.

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Napoli e ancora spazzatura. 8/settembre/2008

menomalechesilvioc'è......

Lagostina

Calimero pulcino discriminato

10 settembre 2008

Marco Travaglio a Largo Agosta (Roma)


Caro Marco,volevo ringraziarti per la ventata di verità, di intelligenza e libera informazione e la lezione di civiltà e mille altre bellissime cose di ieri a Largo Agosta a Roma.
Sei un grandissimo!
Un "grillino del Pigneto"
Leggi qui sul libro di Travaglio: "Bavaglio"
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CRONACA
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LEGGEREZZA DEL GIORNO
Sono bravissima a tenere la casa. Ogni volta che divorzio, tengo la casa.
> Zsa Zsa Gabor
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DIARIO PERSONALE
Domani proverò ad inserire anche i video della serata

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09 settembre 2008

l' immigrazione in italia vista dai Simpson

Roberto Saviano al Festivaletteratura 08 di Mn - n. 6ter

ripubblico solo questo video, ma gli altri sono nel post precedente, perchè i NAPOLETANI PERBENE (MA ANCHE I ROMANI) ASCOLTINO BENE E SI VERGOGNINO DI NON AVERE LE PALLE DI AVERE SAVIANO COME VICINO DI CASA

senza retorica...."signori, un eroe!"



A Mantova Saviano sfida i legali dei boss
di Fabrizio Buratto
8 settembre 2008
"MANTOVA - Sul palco del teatro Sociale di Mantova una sedia e un tavolino di legno; sopra un computer portatile, collegato ad un proiettore, ed un ragazzo di ventinove anni in jeans e camicia bianca che parla al microfono. Ai lati del palco, in piedi, quattro poliziotti in borghese: giubbotto antiproiettili, pistola malcelata nella fondina, auricolare. Il ragazzo che parla è sottoscorta per avere scritto un libro, "Gomorra", che ha venduto più di un milione di copie; potenza della scrittura. La dodicesima edizione del Festivaletteratura chiude con l'agghiacciante rassegna stampa di Roberto Saviano, che documenta come la camorra si serva dei giornali locali per comunicare il suo pensiero e lanciare messaggi. "Corriere di Caserta", titolone in prima pagina: "Don Peppe Diana era camorrista". Il parroco di San Nicola fu ucciso nel 1994 perché aveva sfidato la camorra, «e subito dopo è partita la campagna diffamatoria», osserva Saviano. «È il loro metodo quello di tentare di screditare le persone che gli si oppongono». Altro clic di Saviano al pc ed altro titolo, sempre dal "Corriere di Caserta": "Boss playboy, de Falco re degli sciupafemmine". La tensione in sala si stempera in una timida risata. «C'è la mitizzazione dei boss, i ragazzi ne hanno una tale stima e timore che non pronunciano mai il loro nome, sarebbe come nominare Dio invano». Altro giornale, "Cronache di Napoli": "Tommaso, il dolore dei boss", e ancora: "Tommaso è morto, l'ira dei padrini". Il Tommaso in questione è Tommaso Onofri, il bambino ucciso dopo essere stato sequestrato, e il messaggio è chiaro: «I boss fanno sapere che nessuno dei sequestratori troverà pace nelle carceri, è un modo per creare consenso». E ancora: "Cicciariello arrestato con l'amante". Il boss si era fatto beccare mentre faceva la spesa, una maniera ignobile secondo i codici camorristici. «Molti titoli non si possono capire – sottolinea Saviano – se non si conoscono i soprannomi dei boss (spesso ridicoli come quelli citati in "Gomorra"), e le varie faide». "Sandokan controlla quarantamila voti" – sottotitolo – "in quattro Comuni il super boss ha deciso sindaco e assessori." Sembra davvero una comunicazione di servizio. "La Gazzetta di Caserta" arriva a pubblicare una lettera del boss Schiavone detto Sandokan, con tanto di manoscritto a fronte per dimostrarne l'autenticità, e la risposta del direttore: "Signor Schiavone, la ringrazio per la stima". Ma le lettere dei boss arrivano anche nelle aule dei tribunali. Il 14 marzo di quest'anno, nell'aula bunker di Poggioreale durante il processo "Spartacus", è stata data lettura di una missiva di Francesco Bidognetti (all'ergastolo) e Antonio Iovine (latitante), con la quale i due boss chiedevano di spostare la sede del processo inquinato dallo "pseudogiornalista" Roberto Saviano, dalla giornalista del "Mattino" Rosaria Capacchione e dall'allora pm anticamorra Raffaele Cantone. Colpo di scena: «E mi fa piacere che gli avvocati di questi signori mi seguano in tutti gli incontri pubblici, dato che sono presenti in sala. I vostri assistiti, fatemeli venire direttamente, o pensate che io abbia paura? Ma per niente. Io e i miei ragazzi (la scorta ndr) lo diciamo sempre: noi non facciamo paura perché non abbiamo paura». Scatta un lungo applauso, mentre gli occhi di tutti i presenti cercano di individuare gli avvocati dei boss. Nell'ultima mezz'ora Saviano spiega com'è cambiata la sua vita da quel 13 settembre 2006, giorno in cui è stato messo sotto scorta, condizione condivisa con molte altre persone, tiene a precisare. «Non prendi più un treno, non sali più su una macchina che non sia blindata. Cosa fai, con chi esci?». Parla in seconda persona, quasi a marcare una vicinanza, come se questa cosa eccezionale capitata a lui, potesse toccare in sorte a ciascuno di noi. Confida di avere «il sogno di una casa», di non riuscire a trovare casa a Napoli, ma neppure a Roma. «La mia presenza dà fastidio, mi odiano soprattutto le persone lontane dai clan, gli dà fastidio il continuo confronto con loro, è come se io dicessi: io sono migliore di voi». Con il pc fa partire un servizio di una trasmissione Mediaset in cui la sorella del boss Cicciariello, quello arrestato con l'amante, a commento di "Gomorra" dice: «Cosa gli abbiamo fatto noi di Casale di Principe? Gli abbiamo violentato la moglie, gli abbiamo violentato la fidanzata, ammazzato un fratello?». È difficile addormentarsi con tali parole nella testa, assicura Saviano: «Ti distruggono la quotidianità, ti fanno capire che anche le persone intorno a te sono in pericolo». Quindi ricorda come, il giorno stesso di quel servizio televisivo, fu ucciso un uomo che aveva denunciato i camorristi nove anni prima, e a cui era stata appena tolta la scorta. "Tardariello ma mai scurdariello", recita un detto campano che non necessita di traduzione: la vita di Saviano non sarà mai più al sicuro. La sala è ammutolita, si sta identificando in quel ragazzo, e alla fine molti si commuovono mentre lo scrittore enuncia le persone alle quali intende dedicare la serata: «Ai miei ragazzi della scorta; ci muoviamo sempre insieme e mi piace pensare a noi come a una falange. A Serena, che è andata via perché la mia vicinanza la lerciava. A chi è venuto a vedermi dopo tanto tempo». Serena non si sentiva più tale accanto a questo ragazzo, che ha ricevuto un applauso di sei minuti da parte del pubblico, ma che ieri sera si è addormentato solo ancora una volta.
Guarda i video da youtube:
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CRONACA
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LEGGEREZZA DEL GIORNO
Mia moglie dice che sono troppo ficcanaso. Questo e' almeno quello che scrive nei suoi diari. > D. Sather
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DIARIO PERSONALE
· 9 settembre, Roma - Marco Travaglio presenta Bavaglio nell'ambito della Festa di Sinistra democratica. Viale Agosta (quartiere Prenestino), davanti Libreria Rinascita - ore 21

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