Tratto da wikipedia:
"Eleonora De Fonseca Pimentel (
Roma,
13 gennaio 1752 -
Napoli,
20 agosto 1799)
Di origine portoghese ma cresciuta a
Napoli, la De Fonseca Pimentel fu una delle figure più rilevanti, nel
1799, della breve esperienza della
Repubblica Partenopea, che si chiuderà, per la Pimentel, con la condanna a morte.
La Pimentel nacque a
Roma da una famiglia nobile portoghese originaria di
Braganza. La sua famiglia si trasferì, pochi anni dopo la sua nascita, a Napoli a causa della rottura dei rapporti diplomatici fra il Regno del
Portogallo e lo
Stato della Chiesa.
La Pimentel fu una bambina precocissima, fin dall’infanzia scriveva poesie e leggeva correntemente il
latino e il
greco, tanto da essere ammessa alle Accademie del Filateti e dell’Arcadia. Buona parte della sua opera letteraria è rappresentata da voluminosi scambi di lettere con altri letterati. Le sue capacità colpirono in specie il
Metastasio.
Nel
1777 si sposò con un ufficiale dell’esercito napoletano, ma l’unico figlio muore ancora nella prima infanzia e, nel febbraio
1795, rimane vedova.
A partire dagli anni ’90 si dedica con passione agli studi di
giurisprudenza ed
economia, avvicinandosi agli ambienti
massoni. Tale contatti le valsero l’accusa di
giacobinismo, che nell’ottobre del
1798 la condusse in carcere.
Dopo pochi mesi, tuttavia, nel gennaio
1799, è liberata all’arrivo delle truppe francesi. Diventa allora una delle protagoniste della vita politica della
Repubblica Partenopea anche grazie ai suoi interventi dalle pagine del giornale
Monitore Napoletano.
La fine della effimera esperienza repubblicana e il ritorno dei
Borboni comportò per la Pimentel l’
arresto e la
condanna, inizialmente all’
esilio perpetuo, poi alla
pena capitale che fu eseguita, nella piazza del mercato di Napoli, il 20 agosto
1799."
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Ho appena finito di leggere il libro di Maria Antonietta Macciocchi (“Cara Eleonora”, Ed. Rizzoli, 1996), dopo avere già letto anche “Il resto di niente” di Enzo Striano (Ed. Rizzoli, 2001) sulla vita di Eleonora Pimentel Fonseca e sulla triste vicenda della breve Repubblica Napoletana.
Sabato scorso, a Napoli, ho omaggiato la tomba dell’ammiraglio Francesco Caracciolo, ubicata nella chiesa di S. Maria della Catena a S.Lucia e poi ho sostato sul pianerottolo del 3° piano dell’edificio dove Donna Eleonora lavorò per tre anni alla redazione del “Monitore Napolitano”.
Inutile dire che sono innamorato folle della figura dell’eroica intellettuale Eleonora.
La sua vita ed i valori imperituri di libertà, giustizia, democrazia, fratellanza che propugnava dalle pagine del suo giornale sono UN ESEMPIO PER TUTTI GLI ITALIANI e dovrebbe essere insegnata a scuola, per creare una nuova ed orgogliosa generazione di italiani, aperti al mondo, amanti della cultura e solidali, come lo furono fino all’ultimo istante di vita i valorosi repubblicani napoletani contro la ferocia dei Borboni e dei Sanfedisti.
Per saperne di più ho inserito un nuovo link (http://www.repubblicanapoletana.it/) dove si possono anche leggere tutti i numeri del Monitore ed altro.
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